Combattere il terzo cavaliere

Parlare di cibo e alimentazione in modo responsabile significa contemplare uno scenario molto ampio, in grado anche di includere una discussione sulla produzione, il consumo e le gravi problematiche della fame e delle carestie.

Contrastare la fame nel mondo non è solo un atto moralmente dovuto, ma una misura che mira a contenere quanto più possibile un problema che spesso è causa di conflitto.
Da decenni la scienza s’impegna a mettere a punto in ambito agricolo nuove tecniche che aumentino e perfezionino la produttività dei nostri terreni, contribuendo così non solo a ridurre le carestie e la fame, ma anche alla pace.

[di charlou3390 da Pixabay]

I quattro cavalieri sono delle figure simboliche introdotte nell’Apocalisse le quali dovrebbero – uso il condizionale perché non tutte le interpretazioni sono concordi – rappresentare i quattro aspetti della guerra.

Il terzo cavaliere, che cavalca un destriero nero brandendo una bilancia, rappresenta la carestia.
Ovviamente questo articolo non tratta di esegesi biblica, ma di come sia possibile scientificamente contrastare la fame aumentando i raccolti

Con molte probabilità, se state leggendo questo articolo, significa che potete permetterti una connessione internet e quindi anche un pasto quotidiano. Non voglio usare una retorica sterile, ma secondo i dati dell’UNICEF del 2018 1 abitante su 9 è affamato.
Si tratta di un fatto inaccettabile per chi ha un minimo di etica… Ma non è una questione solamente “morale”.
La fame, per diversi motivi, è nemica della pace: un individuo affamato non vive una condizione minima di sussistenza tale da permettergli stabilità e salute.
Estendendo il concetto: un popolo affamato non può essere in pace. Per questo motivo combattere la fame significa contrastare il verificarsi di conflitti e guerre. 

Sebbene sia nelle pubblicità che nei supermercati si faccia a gara a quale prodotto sia “il più naturale”, la scienza può aiutare a produrre meglio e di più affinché la scarsità di cibo non diventi un fattore scatenante di rivolte, guerre e ulteriori sprechi di vite umane.

In realtà, la scienza ha già da tempo dato un enorme contributo alla causa, come testimoniato dal conferimento del Premio Nobel per la Pace del 1970 a Norman Borlaug.
L’agronomo statunitense Norman Borlaug è considerato il padre della “rivoluzione verde”. Sviluppò negli anni varietà nane di cereali ad alta produttività, che aumentarono la disponibilità di cibo nei Paesi del Terzo Mondo.

Il dottor Borlaug fu un fervente sostenitore delle biotecnologie agrarie a tal punto che in un famoso articolo rivolse una pesante invettiva alla folla antiscientifica che si opponeva alluso di ibridi e organismi transgenici in agricoltura.
Nell’articolo si citavano i progressi nello sviluppo di specie vegetali resistenti a insetti, le quali sono in grado di crescere in terreni fortemente basici e con elevate concentrazioni di ferro e alluminio. 

Sebbene queste tipologie di tecniche vengano spesso descritte “alla Jurassic Park” dai media, dipingendole come scellerati interventi umani in contrasto con la natura, l’utilizzo delle biotecnologie in ambito agroalimentare rappresenta un’occasione importante per spezzare la bilancia del terzo cavaliere.
Sono davvero grato al libro di Dario Bressanini e Beatrice MautinoContro Natura“, perché mi ha dato l’occasione di apprezzare la figura del dottor Norman Borlaug, l’uomo che ha sconfitto la fame.
Mi riempie il cuore di orgoglio contribuire ora alla sua conoscenza. 

Jonathan Campeggio
Il nostro eroe nasce nella più profondo Sud, a Gallipoli.
Fin da bambino si dimostra un vero rompiscatole con la vita sociale di un lavandino.
Si appassiona alla Chimica durante le superiori perché voleva costruire esplosivi…. Coerentemente, ora fa il chimico teorico: scrive equazioni e programmi per tutto il tempo. 
Appassionato di sport e arte, è rimasto un rompiscatole. 

Fonti:

  • qui trovate il rapporto dell’UNICEF del 2018;
  • qui trovate l’articolo del Dottor Borlaug;
  • qui qualche informazione su “Contro Natura”, di Dario Bressanini e Beatrice Mautino.
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  • Categoria dell'articolo:#EcoFriday