Breve storia della tossina botulinica: dalle intossicazioni alimentari al botox
Sì, stiamo parlando di rughe [di Style81, Pixabay]

Il Clostridium botulinum è un batterio tristemente noto per essere il responsabile di una gravissima intossicazione alimentare: il botulismo.

 Il batterio vive nel suolo e diventa pericoloso quando contamina alcuni tipi di conserve alimentari, spesso di origine vegetale, in cui cresce e si sviluppa producendo la tossina botulinica, vera responsabile della malattia.

Infatti, questa tossina è in grado di causare paralisi muscolare, fino ad interessare, nei casi più gravi, anche i muscoli respiratori, causando paralisi respiratoria e morte. La tossina botulinica è la proteina più tossica finora conosciuta, e i ceppi di Clostridium botulinum più pericolosi causano morte nel 60-70% dei casi.

Clostridium botulinum al microscopio [PHIL, da Wikipedia]

La capacità della tossina botulinica di causare paralisi muscolare non solo rende la proteina responsabile di avvelenamento alimentare, ma ha anche consentito ai farmacologi di utilizzarla come principio attivo di alcuni medicinali, come quelli contro lo strabismo o alcuni antispastici. 

Quello che sorprende è che uno dei campi in cui la tossina botulinica trova maggiore possibilità d’impiego sia la chirurgia estetica, in cui è ampiamente utilizzata come trattamento contro le rughe, con il nome commerciale di botox.

In che modo una tossina batterica potenzialmente letale può essere usata per fermare i segni del tempo? In realtà, il meccanismo di funzionamento è molto semplice: il preparato viene iniettato direttamente nelle zone da trattare e poiché contiene solo piccolissime quantità di tossina, riesce a causare una paralisi localizzata del muscolo.

Il risultato che si ottiene è uno “stiramento” delle rughe e un sollevamento delle sopracciglia, che dura per circa sei mesi. Il botox è considerato un trattamento sicuro; le complicazioni sono infatti rare e di lieve entità.
In ogni caso, un effetto indesiderato degno di nota è la perdita della capacità di esprimere al meglio le proprie emozioni tramite i movimenti del volto.

A tal proposito, un recente studio ha valutato gli effetti del botox sulla psicologia delle persone che si sottopongono ai trattamenti.

I risultati dello studio sono interessanti, poiché hanno evidenziato come il suo utilizzo interferisca con l’umore in maniera strettamente legata alla zona trattata. Ad esempio, la riduzione delle rughe glabellari (quelle che si formano sopra il naso, tra le sopracciglia) porta un miglioramento dell’umore, perché chi tratta quella zona diventa incapace di aggrottare le sopracciglia, e di conseguenza di assumere un’espressione corrucciata.

Al contrario, ridurre le “zampe di gallina” rende più tristi, perché in questo caso il botox causa una paralisi dei muscoli che usiamo nella risata, impedendo alla persona di sorridere e ridere come vorrebbe.

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Maria Paola Pisano
Dottoranda in Biologia, lettrice e viaggiatrice nel tempo libero. Si occupa di genetica e di virus ma è affascinata da tutto ciò che a che fare con la natura ed i suoi meccanismi.

Bibliografia:

  • Botulinal neurotoxins: revival of an old killer. Montecucco et al. Current Opinion in Pharmacology. (2005);
  • Botulinum Toxin Injection for Facial Wrinkles. Small R et al. Am Fam Physician. (2014);
  • Toxin Application in Facial Esthetics and Recent Treatment Indications (2013-2018). Kattimani V. et al. J Int Soc Prev Community Dent. (2019);
  • The interactions between botulinum-toxin-based facial treatments and embodied emotions. Lewis M. B. Scientific Reports (2018)