Carne marcia e mosche affamate: quando la scienza non si genera spontaneamente

La scienza non è un’opinione.

Quante volte, proprio come me, avrete sentito pronunciare questa frase?Ripetuta come un mantra, come a volersi difendere in ogni maniera dalle pseudoscienze che ci circondano, nel tentativo di ristabilire un ordine logico per affrontare le importanti sfide che ci troviamo davanti.Vi siete mai chiesti, però, prima di tutto, che cos’è la scienza?

La scienza è una “meta-disciplina” che abbraccia campi di interesse vasti ed eterogenei: chimica, fisica, biologia, medicina, economia, filosofia, astronomia… Chi più ne ha più ne metta!

Vi linko qui una storia completa e dettagliata del metodo scientifico e del suo sviluppo, ma io voglio focalizzarmi su un punto in particolare, parlandovi del nostro amato Galileo Galilei, considerato il padre della scienza moderna, e del meno conosciuto, ma non meno importante, Francesco Redi.

Galileo, infatti, ha avuto la brillante intuizione di definire un metodo universale e molto rigoroso per osservare i fenomeni naturali e provare a spiegarli.

Il metodo proposto da Galileo è di tipo sperimentale; per capire meglio come funziona, vediamo, passo dopo passo, un esperimento scientifico eseguito da Francesco Redi nel 1600.

[Per gentile concessione dell’autrice]

Fase 1. Osservazione

Siamo nel 1600.

Non esistono freezer e frigorifero, i metodi di conservazione degli alimenti sono poco efficaci e il cibo va a male molto velocemente. Non si sa quello che ai giorni nostri è noto sui batteri.

Osservando il cibo, è possibile notare come con il tempo subisce una trasformazione, cambiando colore, sapore e odore. Nella carne e nel formaggio, inoltre, si sviluppano larve e da queste delle mosche.

Come conseguenza delle osservazioni di ciò che accade in natura, viene data per certa una teoria secondo cui le larve di mosca si sviluppano in maniera spontanea dalla carne avariata.

L’osservazione del fenomeno naturale è sufficiente a dimostrare la veridicità di questa credenza, nonostante nessuno l’abbia mai dimostrata chiaramente.

Fase 2. Ipotesi

Le larve nascono veramente dalla carne? E se invece fossero semplicemente depositate lì sopra da delle mosche? Com’è possibile escludere un’ipotesi senza essere sicuri della correttezza di un’altra?

L’importanza del lavoro di Redi sta proprio nell’essersi posto queste domande, e nel provare a rispondere non con l’osservazione ma creando un modello sperimentale.

Fase 3. Esperimento

Un modello sperimentale è una riproduzione in piccola scala del fenomeno che si vuole studiare.

Una delle caratteristiche principali dell’esperimento è la sua riproducibilità: chiunque dovrebbe essere in grado di seguire tutte le fasi che lo compongono e provando a riprodurlo dovrebbe poter ottenere gli stessi risultati.

In poche parole, un esperimento non riproducibile non è un esperimento.

Nel nostro caso, Redi prende tre pezzi di carne e li mette in tre recipienti di vetro, uno chiuso con un tappo, uno aperto e uno chiuso da una retina che lascia passare l’aria. Dopo alcuni giorni, osserva quello che è successo.  
[Per gentile concessione dell’autrice]

Fase 4. Analisi dei dati

Nel contenitore aperto compaiono i vermi. Nel contenitore chiuso non compare nessun verme, ma questo potrebbe essere dipeso dall’assenza di ricambio d’aria, condizione non compatibile con la vita del verme. Nel contenitore chiuso da una retina, invece, non appare nessun verme, ma delle larve sono comunque state depositate sulla retina.

Fase 5. Accettazione o rigetto dell’ipotesi

Dopo l’analisi dei risultati ottenuti con il suo esperimento, Redi fu in grado di confutare definitivamente l’ipotesi della generazione spontanea delle mosche dalla carne.

In maniera molto simile a come accadeva in passato, anche oggi gli scienziati seguono tutte le fasi della sperimentazione e collezionano tutti i dati ottenuti all’interno di un articolo scientifico.

All’interno di un articolo devono essere descritti nei minimi dettagli i materiali utilizzati e le varie fasi dell’esperimento, come se fosse una ricetta di cucina: in questo modo si rispettano i criteri di riproducibilità dell’esperimento stesso, si fa in modo che chiunque possa riprodurlo e ottenere gli stessi risultati.

Prima che l’articolo sia pubblicato, viene sottoposto a controlli molto rigorosi da parte di esperti, che in forma spesso anonima hanno il compito di verificare l’affidabilità dei metodi e dei risultati, obbligando lo scienziato a fare delle modifiche o a ripetere degli esperimenti. Fino a quando i revisori non saranno soddisfatti al 100%, l’articolo non sarà pubblicato.

Inoltre, anche se meno di frequente, un articolo scientifico può essere criticato anche dopo la pubblicazione, e nel caso in cui gli autori non siano in grado di rispondere alle critiche, l’articolo può essere ritirato e considerato non valido.

È molto importante sottolineare che la rigorosità del metodo scientifico risiede nel fatto che una teoria non è mai definitiva o insindacabile.

Una teoria può e deve essere sempre criticata, controllata, ma anche modificata qualora dovessero venire alla luce nuovi aspetti importanti non considerati prima.

Chiaramente anche la “critica” deve rispettare i criteri del metodo scientifico: se i nuovi elementi non sono convincenti o non sono riproducibili, sono scartati e si torna all’idea originale. Il pensiero scientifico è quindi incredibilmente dinamico, e questo è anche ciò che lo rende così grande e universale.

Tornando alla domanda iniziale, cos’è la scienza? Si potrebbe dire che è osservazione della realtà, ma abbiamo imparato che il metodo con cui si osserva è anche più importante dell’osservazione stessa. La scienza è più un modo di osservare che si basa sulle sperimentazioni e che per questo lascia poco spazio alle interpretazioni e alle opinioni.

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Maria Paola Pisano

Dottoranda in Biologia, lettrice e viaggiatrice nel tempo libero. Si occupa di genetica e di virus ma è affascinata da tutto ciò che ha a che fare con la natura e i suoi meccanismi.

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