Parità è discriminazione
Doriana affronta un tema davvero importante: la medicina di genere. Esiste la necessità dello sviluppo di farmaci e pratiche mediche più in generale che considerino le differenze biologiche tra i due sessi. #StayTuned.
“Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.”
(Rita Levi-Montalcini)
La mente è come un territorio di un racconto fantascientifico: ancora largamente inesplorata, si sa ben poco dei suoi processi e di come questi si traducono nei nostri pensieri e comportamenti!
Senza poi contare le interazioni fra persone, fra gruppi e fra società… C’è ancora tanto, tantissimo da scoprire… Assieme a noi!
Doriana affronta un tema davvero importante: la medicina di genere. Esiste la necessità dello sviluppo di farmaci e pratiche mediche più in generale che considerino le differenze biologiche tra i due sessi. #StayTuned.
Arrivati a questo punto qualcuno deve pur dirtelo: è meglio non accettare pane di segale dagli sconosciuti! E se vuoi sapere come ha fatto uno sfilatino impestato a dare il via a inedite epidemie di ergotismo, preparati: è una storia di santi e di panificatori, di funghi e di corna… ce ne parla Mila aka @cumgranosalis_foodandnutrition 🌿
[Credits by Pixabay] Vi è mai successo di trovarvi, casualmente o volontariamente, in una situazione in cui avevate tutte le intenzioni di agire in un certo modo, senza riuscire a…
Si sente parlare molto spesso di depressione, "lievi stati depressivi" o "depressione maggiore", ma non tutti sanno di cosa si tratti esattamente. Molte persone, al sentir dire che qualcuno soffre di depressione, pensano che la persona in questione sia semplicemente troppo pigra o poco in grado di fronteggiare le difficoltà della vita mentre, al contrario, altre persone possono credere erroneamente di soffrire di depressione maggiore semplicemente durante un periodo particolarmente difficile. Oggi Pier Giorgio ci aiuterà a gettare un po' di luce su questo argomento spesso difficile da affrontare.
Il pensiero della sostanza, l’incapacità di controllare l’impulso, il piacere, il sollievo della dose e, infine, i sensi di colpa e la vergogna. Di nuovo i pensieri per scacciare questi sentimenti, l’incapacità di controllare l’impulso, il piacere, il sollievo, la vergogna. Così. In loop. Sempre. Non c’è un punto di partenza ben definito. Ogni elemento può innescare quello successivo in un circolo vizioso che si autoalimenta all’infinito. Se hai una dipendenza (o conosci qualcuno che la ha) ti sarai accorto che, spesso, agisci in modo meccanico: non ne avresti davvero bisogno ma, comunque, non riesci a immaginare di non farlo.
Quando frequentavo la scuola elementare, la mia maestra era fissata con il “metodo di studio”. Mi chiedevo spesso cosa intendesse con questa strana formula. “Metodo di studio”, mah. Per me era un concetto astruso che, per i miei sei anni, non significava niente. Tempo dopo, però, ho riconosciuto l’importanza dello sforzo che la mia maestra mi stava chiedendo, anche se ero piccola. Impara a capire come riesci ad imparare meglio le cose. Studia come studiare. Osserva in che modo le cose ti entrano in testa. Scopro oggi, leggendo l’articolo di Andrea per il nostro PsychoMonday che la maestra Giovanna era davvero all’avanguardia. Incredibile: ho sempre preso dieci in matematica ma solo ora ho scoperto perchè!
Che cos'è la noia? Ma soprattutto serve a qualcosa? Ve ne parliamo oggi per questo #PsychoMonday!!
Quali sono le cause che determinano la quantità (e qualità) di nozioni apprese da un bambino o adolescente? Si tratta solo del livello di competenza degli insegnanti e della capacità di ragionamento dell’alunno, o ci sono altri fattori coinvolti?
Signore e signori, questa settimana inizia col botto: abbiamo una nuova voce da una disciplina che Bar Scienza non aveva ancora avuto il piacere di annoverare... l’antropologia culturale! In linea con lo spirito delle feste, oggi ci concentriamo su una delle figure più importanti del Natale. Partiamo da una domanda: perché le bugie non si dicono? Dai, lo sappiamo tutti fin dalla più tenera età: perché ci vengono le gambe corte e il naso lungo! ... ma se raccontare una bugia ci mettesse tutti di buon umore? E se una bugia in particolare sapesse creare un’atmosfera così incantevole che ogni anno desideriamo rinnovarla? Se, tutto sommato, quella bugia portasse con sé persino degli insegnamenti? Ecco che, allora, dentro di noi si fa strada l’idea che – più che una bugia – stiamo piuttosto compiendo una piccola magia! Carolina oggi ci racconta le origini di una delle bugie più popolari della nostra cultura, Babbo Natale! La piccola magia che ogni anno ci impegniamo a ricostruire con l’occasione del Natale ha sì un passato antico, ma un lignaggio a dir poco confuso che oggi vi descriviamo dal punto di vista antropologico.
Sulla sfiga che questo 2020 è stato in grado di catalizzare, ormai è stato detto di tutto. Dopo la pandemia, i terremoti, le inondazioni, le proteste violente, le invasioni delle cavallette, speriamo solo finisca presto. Ma se vi dicessimo che non è la prima volta che, nella storia, capita un anno così disgraziato? La nostra Rita, infatti, scavando nel passato, ha scoperto che le cose accadute a noi...erano già accadute con misteriose ed inquietanti similitudini ai nostri antenati. Anno domini 1378, Signore e Signori miei. No, Barscienza non è diventata una succursale di Mistero e no, non grideremo al complotto. Ci limiteremo a rilevare, osservare e a constatare che..la sfiga torna, cavoli se torna e non si prende neanche la briga di manifestarsi in modo diverso. Saremo stati almeno in grado di affrontare i nostri disastri in maniera più sensata e razionale del 1378? Piccolissimo spoiler: no. Chi l’avrebbe mai detto. Per imparare dalla storia o anche solo per farvi inquietare e divertire allo stesso tempo..