Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni? Lo diceva Shakespeare, ma uno scienziato non sarebbe esattamente d’accordo.
Per precisione, noi esseri umani siamo fatti di sangue, cervello, cuore… e muscoli, soprattutto muscoli! Senza di loro non sarebbe possibile muoversi, respirare, digerire, correre, saltare. I muscoli svolgono molteplici funzioni che, complessivamente, assicurano il corretto funzionamento di tutto l’organismo. Avete capito bene, non servono soltanto a sfoggiare la “tartaruga” addominale in spiaggia ad Agosto.
Per agire correttamente e restare in buona salute, i muscoli hanno prima di tutto bisogno di contrarsi. Questo è possibile grazie alla stretta connessione che hanno con un particolare tipo di nervo chiamato motoneurone. Muscolo e motoneurone formano insieme un duo indissolubile che assicura alla perfezione l’attività della macchina del sistema muscolare.
Cosa accade quindi se il motoneurone viene danneggiato?
Un gruppo di scienziati del Myology Institute di Parigi hanno osservato che, quando il motoneurone subisce un danno, i muscoli nel topo adulto esprimono quantità elevate di una proteina embrionale nota come CaVβ1E , la quale attiva a sua volta altre molecole nelle cellule muscolari, inducendo una vera e propria reazione a catena. In particolare, CaVβ1E è all’origine dell’attivazione del fattore GDF5, che permette il mantenimento della massa e della forza muscolare anche in seguito ad un danno, come appunto la denervazione o l’atrofia da immobilità.
Qual’è lo scopo finale del grande lavoro svolto da CaVβ1E?
Innescare una risposta compensatoria che impedisca al muscolo di indebolirsi troppo, per lo meno nel topo giovane. Nei topi anziani, infatti, l’espressione di CaVβ1E nei muscoli diminuisce, alterando la risposta compensatoria innescata da GDF5, la quale può essere tuttavia ripristinata tramite somministrazione di CaVβ1E esogeno.
Forti dei risultati incoraggianti ottenuti sul modello murino, il gruppo di scienziati parigini ha esteso la ricerca all’uomo, identificando la proteina CaVβ1E anche nei muscoli umani. In particolare, il loro studio ha messo in evidenza una correlazione tra bassa espressione della proteina e perdita di massa muscolare nei muscoli di soggetti anziani, aprendo una pista promettente verso nuove strategie terapeutiche. Il team lavora attualmente su trattamenti innovativi, quali il GDF5 ricombinante, che permettano un mantenimento della forza e della massa muscolare durante l’invecchiamento. Senza dimenticare il sempreverde connubio tra vita sana, attività fisica e stile di vita, indispensabile alla prevenzione della sarcopenia.
La sarcopenia, patologia muscolare legata all’invecchiamento, interessa oggi un europeo su cinque nella popolazione over 55. Oltre ad una perdita progressiva della massa e del tono muscolare, essa è legata ad un aumento del rischio di cadute ed infezioni, nonché un peggioramento globale dello stato di salute del paziente. Con la sua incidenza importante, la sarcopenia si rileva quindi un problema di salute pubblica da non trascurare al giorno d’oggi.
La questione è stata senz’altro presa a cuore dal team di scienziati del Myology Institute, che con il loro lavoro hanno aperto il mondo scientifico a nuove prospettive terapeutiche contro il decadimento muscolare legato all’età. Non avranno trovato l’elisir di lunga vita né l’anti-age universale, ma il loro contributo sarà comunque fondamentale.
Chiara Benedetto
- Fonte: Traoré et al., Sci. Transl. Med. 11, eaaw1131 (2019)