Cavernicolo a chi?
Difficoltà

Non so voi, ma io, alle elementari, ho studiato l’evoluzione umana (e non solo) come una scala al cui gradino più alto ci siamo noi: Homo sapiens (ai tempi: H. sapiens sapiens).

Siamo cresciuti con quelle immagini di evoluzione lineare in cui si parte da una scimmia all’estrema sinistra per poi arrivare, procedendo verso destra e raddrizzando la schiena, a noi.

[Immagine 1: Foto di MANOEL M. PEREIRA VALIDO FILHO MVALIDO da Pixabay]

Beh, crescendo e addentrandomi nel magnifico mondo delle scienze biologiche e naturali, ho imparato che non è proprio così semplice. Il processo di evoluzione (animale, vegetale, eucariote, procariote che sia) può essere rappresentato più verosimilmente come un albero, in cui ogni ramo rappresenta una specie o un gruppo in qualche modo isolato dagli altri e, come se non bastasse, si intreccia con gli altri rami.

[Immagine 2: Conquistador, Dbachmann, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons]

E non è finita qua: in questo groviglio è poco plausibile che non ci siano stati incontri e aperitivi tra specie diverse. E la specie che sicuramente attira di più la nostra attenzione è Homo neanderthalensis.

Quando ero bambina, ricordo di aver studiato l’Homo sapiens come una specie comprendente due sottospecie: Homo sapiens sapiens e Homo sapiens neanderthalensis. All’università poi sono state rimescolate le carte e mi è stato insegnato che H. sapiens e H. neanderthalensis sono due specie differenti.

Perché tutta questa confusione? Procediamo con calma.

Questi due ominidi, estremamente simili e affini tra loro, hanno convissuto sul nostro pianeta per parecchi anni (qualcosa come 150 mila anni, suppergiù) fino alla misteriosa e veloce scomparsa dei Neanderthal.

Si sa che i Sapiens sono nati in Africa, e che, da buoni avventurieri coraggiosi, a un certo punto si siano spinti fino in Europa, dove sono nati i Neanderthal, ed abbiano incontrato questi loro fratelli.

Cosa è successo quando si sono incontrati?

Con certezza nessuno lo può sapere ovviamente, ma qualcosa possiamo dedurlo.

Molti sono i biologi e gli antropologi che negli anni si sono occupati di comprendere le relazioni tra queste due specie che, fino a non molti anni fa, venivano considerate come una sola.

Grazie alle tecniche di estrazione e analisi di DNA antico è stato possibile sequenziare parte, se non tutto, del genoma neanderthaliano e quello che è emerso, comparandolo con il genoma di sapiens che attualmente vivono sul nostro pianeta, è a dir poco interessante.

Infatti, H. neanderthalensis ha più cose in comune con un europeo o un cinese che non con un africano. È stato stimato che negli H. sapiens non africani sia presente dall’1 al 4% di geni neanderthaliani. 

La cosa curiosa è che i Neanderthal non sono mai stati in Cina: si ipotizza quindi che H. sapiens, uscendo dall’Africa, abbia incontrato H. neanderthalensis probabilmente nel Medio Oriente e, dopo qualche incontro abbastanza intimo, abbia iniziato a girovagare sul globo portando con sé parte del genoma neanderthaliano.

Una cosa simile è stata ritrovata studiando il DNA antico di Homo di Denisova proveniente dalla Siberia: comparando il suo genoma con quello di H. sapiens non sono emerse evidenti somiglianze con gli abitanti attuali della Siberia, ma pare che le persone che oggi vivono in Papua Nuova Guinea e nelle isole della Melanesia conservino nel loro genoma circa il 5% di geni dei Denisoviani.

Si suppone quindi che, nel lungo viaggio di H. sapiens verso oriente, da qualche parte nel sud-est asiatico abbia incontrato H. di Denisova e abbia approfondito la conoscenza anche con lui, per poi proseguire il suo girovagare.

Potremmo dunque dire che, nonostante questi ominidi siano scomparsi, una loro parte continua a vivere in alcuni di noi.

Il biologo ricercatore Svante Pääbo infine fa notare come esistano effettivamente differenze nel genoma tra H. sapiens africani e H. sapiens non africani ma suppone che, avanzando con gli studi, se un giorno troveremo e riusciremo ad estrarre e sequenziare il genoma di antichi Homo africani, confrontandolo con gli H. sapiens africani attuali, non potremmo che imbatterci in sequenze di geni che sono state lasciate ad H. sapiens durante il suo viaggio nel continente africano.

Quindi, per concludere, Homo sapiens, da quando ha iniziato il suo lunghissimo tour mondiale, con la sua irrefrenabile sete di conoscenza, non si è fatto condizionare da differenze o pregiudizi, ma ha fatto apericene e brunch con tutti gli Homo che ha conosciuto, approfondendo i rapporti. E da quel momento ha sempre continuato a farlo.

[Illustrazione 3: Ricostruzioni dei visi di H. sapiens (a sinistra) e H. neanderthalensis (a destra); di Daniela Hitzemann (sinistra), Stefan Scheer (destra), CC BY-SA 4.0]


Isabella Manenti

Fonti: