Tutte le volte che vago per casa la notte, ringrazio Einstein per la scoperta dell’effetto fotoelettrico: la fotocellula fa accendere la luce in sala e mi permette di evitare di calpestare il Lego sparso la sera dai miei figli (i quali non riordinano mai perché aspettano che i giochi lo facciano da soli per effetto tunnel).
E ringrazio anche quel gran genio – del mio amico, come direbbe Battisti – di Faraday per averci dato modo di illuminare le nostre case.
Già, Faraday, una specie di nerd di inizio XIX secolo che passava il suo tempo a sperimentare con fili, correnti, potenziali.
Finché un giorno scoprì che spostando una spira metallica in un campo magnetico, questa veniva percorsa da corrente e teorizzò la legge dell’induzione elettromagnetica.
[Figura 1: Schema dell’esperimento di Faraday, un magnete si sposta e induce una corrente in una spira metallica.
Fonte: Wikipedia]
Sicuramente ai più sarà corso un brivido lungo la schiena, pensando ai ricordi che questa frase può suscitare, ma si tratta del classico esempio di una scoperta che ha cambiato la nostra vita.
L’alternatore che carica la batteria delle automobili si basa su questo principio. Ancora più in grande, l’energia elettrica prodotta nelle centrali viene immagazzinata sfruttando questo principio fisico. Non importa se la turbina viene azionata dal calore liberato da una reazione di fissione nucleare o da del combustibile fossile: a un certo punto una turbina si metterà a girare e produrre energia elettrica.
Anche i microfoni funzionano in modo simile, la variazione di pressione dell’aria dovuta all’onda sonora viene tramutato in un segnale elettrico. Il suono infatti si propaga nell’aria sotto forma di onda, creando delle differenze di pressione che muovono una sottile membrana fissata ad una bobina. Questo sistema è immerso nel campo magnetico di un magnete esterno, per cui la membrana muovendosi muove la bobina che, essendo immersa in un campo magnetico, verrà percorsa da una corrente seguendo la legge dell’induzione di Faraday. È proprio questa corrente quella che viene amplificata e immessa nell’impianto audio dal microfono.
I miei piedi ringraziano, ma tutta la civiltà moderna dovrebbe.
Ci tengo però a precisare che questo simpatico signore inglese non aveva la minima intenzione di sconvolgere le nostre vite con i suoi esperimenti.
Me lo immagino chiuso nel suo laboratorio, curvo sul tavolo in una grigia giornata inglese mentre conduce i suoi esperimenti.
Era guidato solo dalla sua sete di sapere, dalla sua curiosità, che lo portava a condurre caparbiamente degli esperimenti che gli permettessero di capire perché la natura si comportasse in un certo modo.
Sicuramente ci è riuscito, così come è riuscito a cambiare indelebilmente la vita di tutti gli esseri umani venuti al mondo dopo di lui: un’altra meraviglia della ricerca scientifica.
Bibliografia:
- Halliday, Resnick, Krane, “Fisica 2”, Casa Editrice Ambrosiana