Lo so, il titolo non è frutto del mio ingegno, bensì di Jonathan Safran Foer, autore del libro che ha ispirato la stesura di questo articolo.
Scorrevole e di una piacevole leggerezza che contrasta con il delicato tema affrontato, questo libro tratta di un argomento per alcuni ancora tabù: l’alto consumo di prodotti di origine animale come causa del riscaldamento globale.
Da anni quasi tutti ci siamo sensibilizzati ad avere uno stile di vita più eco: usiamo borracce, cerchiamo di evitare l’usa e getta e così via. Tuttavia, quando si parla di diminuire il consumo di carne e di altri prodotti di origine animale quasi tutti storciamo il naso.
Io sono la prima, sia chiaro, sbavo quando vedo una tagliata di manzo ben fatta.
Quello però che mi è piaciuto di questo libro è appunto il fatto che sia stato scritto da un uomo che la carne l’apprezza e che quindi capisce quale “sacrificio” sia rinunciarci.
Mi sono sentita vicino a lui, mi sono sentita capita e questo mi ha portata veramente a cercare di cambiare le mie abitudini alimentari.
Nel libro Foer spiega come l’allevamento intensivo – che ovviamente deriva da una richiesta molto elevata di prodotti di origine animale da parte nostra – sia fortemente correlato al riscaldamento globale e al conseguente cambiamento climatico.
Citando il libro, “l’allevamento intensivo è responsabile infatti del 37% delle emissioni antropiche di gas metano e del 65% di quelle del protossido di azoto” – che rispettivamente sono al secondo e al terzo posto dei gas serra più presenti nell’atmosfera.
“La CO2 rappresenta l’82% dei gas serra emessa dalle attività umane, e per lo più deriva dalle industrie, dai trasporti e dal consumo di energia.”
Vedendo questo ultimo valore, a tutti sorge spontaneo pensare che il riscaldamento globale sia causato dalle industrie, che sia colpa delle macchine e degli aerei.
C’è un piccolo dettaglio che spesso però escludiamo e che Foer più volte sottolinea nel libro: quanti di noi potrebbero effettivamente rinunciare alla macchina per andare a lavorare?
Io ad esempio non potrei. Oppure, quanti effettivamente necessitano di volare in aereo per motivi lavorativi o altresì importanti?
Saremmo in grado di rinunciare alla quantità di energia elettrica che ci serve durante una qualsiasi giornata tipo?
No, io non sarei in grado, è necessità alla quale non posso rinunciare. Quello a cui invece posso più facilmente adattarmi è a mangiare meno prodotti di origine animale.
E attenzione, ho detto “mangiare meno”, non “eliminare”.
Questo è il messaggio che Foer trasmette forte e chiaro già dal titolo Come salvare il mondo prima di cena: il suo libro, quindi, non è un invito a diventare vegani al 100%, ma è un incoraggiamento a ridurre il consumo di prodotti di derivazione animale ad un solo pasto al giorno, se poi riusciamo anche a fare di meglio, ben venga!
Per far capire quanto gioverebbe questo stile di vita al nostro pianeta, Foer cita parecchie fonti e riporta molti dati, qui vi riporto solo questo che mi ha particolarmente colpito:
“I cittadini di diversi paesi hanno impronte di CO2 clamorosamente diverse – quella dell’americano medio è di 19,8 tonnellate l’anno, quella del francese medio di 6,6 e quella del bengalese medio di 0,29 – ma il cittadino globale medio ha un’impronta di CO2 di circa 4,6 tonnellate all’anno. Un’alimentazione per due terzi vegetale fa risparmiare 1,3 tonnellate all’anno”.
Potrei citare davvero tantissimi altri pezzi, ma preferisco consigliarvi la lettura di questo libro, dove troverete un’approfonditissima appendice con tutte le fonti usate dall’autore.
Io queste cose le sapevo già, in fondo, ma non mi sono mai impegnata a cambiare effettivamente il mio stile di vita; vedere queste cose scritte nero su bianco mi ha fatto davvero capire come sarà orribile il nostro futuro se non cambiamo.
Il mondo ci sta mandando dei forti e chiari segnali, che altro ci serve ancora?
–
Kelly Bugatti
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e attualmente dottoranda in Sintesi Organica. La sua miopia non le impedisce di vedere la chimica che si nasconde dentro ogni cosa, soprattutto negli alimenti; spesso parla ininterrottamente delle sue passioni, come se gli interlocutori fossero altrettanto interessati.
Bibliografia:
Jonathan Safran Foer, Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi, Ugo Guanda Editore, 2019. Traduzione di Irene Abigail Piccinini.
Frasi sull’articolo per infopic:
- “Un’alimentazione per due terzi vegetale fa risparmiare 1,3 tonnellate di CO2 all’anno”
- “L’allevamento intensivo è responsabile infatti del 37% delle emissioni antropiche di gas metano e del 65% di quelle del protossido di azoto, che rispettivamente sono al secondo e al terzo posto dei gas serra più presenti nell’atmosfera.”