Coronavirus: l’epidemia vista con gli occhi di un’italiana in Cina

Silvia, ragazza italiana che attualmente lavora a Shanghai, è stata fatta rientrare in Patria dalla propria azienda per precauzione nei confronti di un possibile contagio da Coronavirus.

Abbiamo avuto l’occasione di farle qualche domanda per capire come sia effettivamente la situazione in Cina e per avere un’idea di come la popolazione cinese sta affrontando quest’epidemia.

[per gentile concessione di Silvia]

Ciao Silvia! Come è la situazione “Coronavirus” in Cina, in particolare a Shanghai? Come viene vissuta quest’epidemia dalla popolazione cinese?

Ciao! In realtà Shanghai, al momento della mia partenza, era una città un po’ deserta. In occasione del Capodanno cinese molte persone sono tornate nelle loro città di origine; il governo ha anche prolungato le vacanze per permettere di gestire meglio l’epidemia e ha consigliato di limitare gli spostamenti all’interno del Paese e molta gente ha iniziato a lavorare da casa. Essendo la città deserta, il rischio di contagio è quindi pari a zero. La popolazione cinese, almeno a Shanghai, sembra vivere la situazione in modo abbastanza tranquillo: indossano le mascherine perché è stato loro detto di farlo, sono un popolo molto preciso quindi rispettano ciò che viene loro detto. Io personalmente l’ho messa ad andare al supermercato e in metropolitana, ma ero abbastanza tranquilla perché con la città deserta il rischio di contatto ravvicinato era molto basso. La situazione è Shanghai non è esageratamente preoccupante: la popolazione cinese ha già affrontato altre epidemie in passato e sembrerebbe che questa volta il governo stia gestendo meglio la situazione, come dimostra la scelta di prolungare le vacanze del Capodanno cinese.

Reputi eccessiva la scelta della tua azienda di farti rientrare in Patria?

Un pochino sì, nel senso che Shanghai era ormai una città deserta e forse è stato più rischioso recarsi in aeroporto. Credo però che la scelta possa essere stata precauzionale: meglio rientrare in Italia ora che è concesso che rischiare di non poterlo fare più avanti.

[per gentile concessione di Silvia]

Ora che sei in Italia percepisci un livello di allarmismo troppo elevato?

Decisamente sì. Sembra quasi che il popolo italiano sia più spaventato della popolazione cinese. Non è per sminuire la situazione, ovviamente ci sono stati dei decessi e la Cina sta affrontando un momento difficile moralmente ed economicamente parlando, ma qui siamo al punto di aver paura a stare accanto ad un cinese. Bisogna ridimensionare e capire che la situazione qua non è assolutamente come a Wuhan, sia a livello di pericolo che di contagio. 

Chi deve viaggiare in Cina ora deve sentirsi in pericolo?

Più che sentirsi in pericolo, dovrebbe preoccuparsi dei rallentamenti. Con le giuste precauzioni il contagio si può evitare, ma nei vari aeroporti vengono giustamente fatti molti controlli che possono rallentare notevolmente il viaggio: viene misurata la febbre ad ogni viaggiatore (anche a me è stato fatto) e chi ne ha qualche linea viene bloccato. Per chi ha viaggiato proprio a Wuhan o in quella regione vengono fatti maggiori controlli e addirittura possono essere imposti 14 giorni di quarantena. Quindi forse sì, attualmente è meglio rimandare il proprio viaggio in Cina per questioni di comodità oltre che di “pericolo”.

Grazie Silvia! Speriamo che questa tua testimonianza possa calmare il popolo italiano che, come hai notato anche tu al tuo rientro, è notevolmente ed esageratamente preoccupato!

Kelly Bugatti & Silvia Granziero