Cosa rimane dopo l’incendio di una foresta

I numerosi incendi nella foresta Amazzonica dell’estate appena passata hanno creato apprensione in tutto il mondo per via della loro vastità, complice anche questo periodo storico in cui siamo (quasi) tutti più “earth sensitive”.

Si è generato così il solito insieme di idee, notizie, disinformazione, editoriali e accuse, meglio noto come “opinione pubblica”.

E l’Amazzonia non è certo la sola area interessata dagli incendi! Con meno copertura mediatica, ma non per questo meno importanti, anche altre zone sono state colpite: la California, i devastanti incendi in Siberia e i più recenti episodi in Congo e in Australia… “Ferendo” ancora di più il pianeta e generando sgomento.

In alcuni casi l’origine è umana, in altri in realtà non è così e, tolta la naturale rabbia per tutto ciò che è causa della nostra specie, la perdita di una parte di zona forestale dovuta agli incendi è in effetti un fenomeno esistente da sempre in natura e accade pressoché ovunque, senza che si tratti necessariamente di una catastrofe.

Una foresta riesce, infatti, a trarre giovamento anche da una situazione di questo tipo; ciò perché niente che accade in natura avviene casualmente, c’è sempre uno scopo che si spiega con la natura stessa.

L’incendio di un’area boschiva, quando abbatte piante vecchie o malate, è il punto di inizio di risanamento dell’area stessa.

In che modo?

Innanzitutto, permette di restituire al terreno delle importanti sostanze nutritive: la cenere che si forma dalla legna combusta contiene potassio, fosforo e calcio in grandi quantità che risultano essere degli ottimi fertilizzanti per il sottobosco; questo, una volta liberato dall’ingombrante presenza di piante troppo alte, permetterà la crescita di nuovi esemplari che saranno liberi da specie infestanti e da zone d’ombra, riuscendo così a rinnovare la vegetazione.

Va a tal proposito ricordato che le specie più giovani e resistenti sono in grado di sopravvivere alle fiamme e che il fuoco può contribuire ad eliminare le cause di alcune malattie, che potrebbero altrimenti diffondersi anche ad esemplari sani.

[di Pixabay, da Pexels.com]

Uno studio lungo decenni

Si eliminano malattie, specie infestanti, sia animali che vegetali, e si rinnova la vegetazione che in breve tempo riporta ad un teatrale spettacolo di piante, fiori e animali.

E se quest’ultima frase può sembrare una citazione della ‘Melevisione’, in realtà ha dei riscontri scientifici più volte documentati. Come quello che riporto di seguito.

Per mezzo di un esperimento lungo e complesso messo in atto negli Stati Uniti, in Florida, la Timber Research Station ha monitorato lo stato di vegetazione e ripopolazione della flora e fauna in due diverse aree boschive una delle quali, di circa 9 ettari, dal 1966 al 2010 è stata delimitata e controllata in modo da evitare il propagarsi degli incendi e il verificarsi di qualsiasi attività umana.

Al termine degli studi, è stato osservato che in quest’area, denominata NB66 (dall’inglese “not burned since the 1966-67 dormant season“) la biodiversità delle specie vegetali è calata del 90% e che una specie di uccello in particolare, il picchio della coccarda Leuconotopicus borealis (Vieillot1809), aveva definitivamente abbandonato la zona.

Questo esperimento, pressoché unico nel suo genere, ha dimostrato come un ecosistema, pur piccolo, necessiti in qualche modo di un “ricambio generazionale” per potersi rinnovare e che questo è reso possibile proprio dagli incendi, in quanto esistono delle specie che si sono adattate a queste situazioni.

È il caso, ad esempio, del Pinus Resinosa, pianta diffusa in Nord America, che addirittura necessita di alte temperature perché i semi riescano a liberarsi dalle resistenti pigne e quindi siano in grado di generare nuove piante.

Un fenomeno simile è osservabile anche in altri generi, come Cipresso e Sequoia, e prende il nome di serotinia, che viene generalmente intesa come un adattamento ecologico di alcuni vegetali a seguito di particolari condizioni in cui si trovano o sono regolarmente soggetti; in questo caso è il fuoco e si parla, quindi, di piroscenza.

Nonostante le preoccupazioni e i giusti allarmi, abbiamo visto come il pianeta si dimostri un organismo in grado di rigenerarsi e di ripararsi laddove ci sia bisogno.

Per cui, quando leggerete del prossimo incendio in un bosco, per quanto brutale – anche a causa dei significati a cui rimanda nell’immaginario collettivo -, ricordatevi di questo e consolatevi con questa citazione che sono solito riportare:

La vita non ti permette di ostacolarla, la vita si libera, si espande

Dott. Ian Malcolm, “Jurassic Park

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Davide Ghisi

Laurea triennale in Scienze della Comunicazione, Tecniche di Laboratorio biomedico e laurea magistrale in Biotecnologie Mediche. Percorso di studi contorto, persona semplice. Mi appassiona tutto ciò che siamo e che facciamo.

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