Il pensiero della sostanza, l’incapacità di controllare l’impulso, il piacere, il sollievo della dose e, infine, i sensi di colpa e la vergogna. Di nuovo i pensieri per scacciare questi sentimenti, l’incapacità di controllare l’impulso, il piacere, il sollievo, la vergogna.
Così. In loop. Sempre.
Non c’è un punto di partenza ben definito.
Ogni elemento può innescare quello successivo in un circolo vizioso che si autoalimenta all’infinito.
Se hai una dipendenza (o conosci qualcuno che la ha) ti sarai accorto che, spesso, agisci in modo meccanico: non ne avresti davvero bisogno ma, comunque, non riesci a immaginare di non farlo.
Che cosa accomuna tutte le dipendenze?
Quando parliamo di dipendenze facciamo riferimento non soltanto alle dipendenze da sostanze, ma anche alle dipendenze comportamentali, che racchiudono il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, la dipendenza da internet, la dipendenza affettiva ed in generale tutti quei comportamenti che creano sensazioni di piacere che, se portati all’estremo, possono causare dipendenza.
Esistono almeno 6 elementi che accomunano tutte le dipendenze:
1. Minimizzare
Minimizzare, dire bugie e inventare giustificazioni sono comportamenti caratteristici di tutti i dipendenti: negare di avere un problema, rifiutare l’aiuto. Chi fa uso di droghe o chi è dipendente da un comportamento non concorda mai sul definire se stesso come una persona “dipendente”, essendo convinto che, volendo, potrebbe smettere all’istante.
2. Assuefazione ed astinenza
Per assuefazione si intende la diminuzione progressiva dell’effetto di una sostanza o di un comportamento. Quindi a lungo andare la persona avrà bisogno di dosi sempre maggiori per raggiungere l’effetto desiderato.
L’astinenza, invece, riguarda l’insieme delle conseguenze fisiche e psichiche a seguito della sospensione dell’utilizzo di una sostanza o dell’inibizione di un certo comportamento.
3. Difficoltà a regolare le emozioni
Tanti dipendenti sembrano avere importanti difficoltà nell’esprimere e regolare le emozioni. Ad esempio non riescono a calmarsi quando sono in ansia, non riescono a contenere la rabbia o sfogarla in modo sano e, allo stesso tempo sembra che non sopportino nemmeno la felicità, come se fossero intolleranti.
4. Centralità della dipendenza
Con il passare del tempo l’oggetto della dipendenza diventa sempre più centrale nella vita della persona che ne soffre. E resta ben poco spazio per tutto il resto. L’oggetto della dipendenza fa sì che tutta la vita ruoti intorno al pensiero della dipendenza, al ricercare la sostanza o il comportamento, trovare i soldi per soddisfare gli impulsi.
5. Problemi familiari
Per chi ha una dipendenza, le difficoltà in famiglia sono pane quotidiano.
In parte questo è dovuto agli effetti diretti della dipendenza: l’intrattabilità e gli sbalzi d’umore rendono il terreno più fertile per liti ed incomprensioni. D’altra parte, i familiari del dipendente sono diffidenti. Sospettano di ogni sua parola, utilizzano il controllo, la coercizione e il sotterfugio per accertarsi che non finisca in brutti giri, che non commetta reati o non si indebiti in modo irrimediabile.
6. Debiti e difficoltà economiche
Chiedere prestiti ad amici e parenti, fare debiti, pagare gli interessi…chi ha una dipendenza ha solitamente dissesti finanziari importati e che, spesso, coinvolgono anche le persone vicine.
I problemi economici possono anche essere una conseguenza dello scarso rendimento al lavoro: frequenti assenze, difficoltà di concentrazione, energie ridotte al minimo, richiami dal superiore o licenziamento.
Essere dipendenti, in fondo, significa sfuggire alla realtà o, per lo meno, alle emozioni che inevitabilmente ne fanno parte.
Come se la dipendenza fosse la soluzione (tentata e disfunzionale) che anziché risolvere il problema, lo mantiene in vita, lo peggiora e addirittura nei crea altri.
Valeria Campinoti
Bibliografia
- Nardone G., De Santis G. (2011). Cogito Ergo soffro. Milano: Ponte alle Grazie
- Portelli C., Papantuono M., (2017). Le nuove dipendenze. Riconoscerle, capirle, superarle. Roma: San Paolo Edizioni.
- Rigliano P. (2004). Piaceri drogati. Psicologia del consumo di droghe. Milano: FeltrinelliTani F., Ilari A. (2016). La spirale del gioco. Il gioco d’azzardo da attività ludica a patologia. Firenze: Firenze University Press.