“DOTTO’, C’HO IL DIABETE ALTO!”

Nel titolo è un’affermazione che si sente spesso (me la dice sempre mia madre, per esempio) ma non è corretta: il diabete è il nome della patologia che, in particolare, rientra nello spettro delle alterazioni endocrine e metaboliche croniche del nostro organismo e pertanto non può essere alto o basso. Ciò che si alza è la glicemia, ovvero la concentrazione di glucosio nel sangue, che viene considerata elevata se ≥ 126 mg/dL in condizioni di digiuno o se ≥ 200 mg/dL dopo la curva da carico di glucosio.

In quest’ultimo caso è un modo complicato per dire “ti do un bicchiere di acqua e zucchero e dopo 2 ore vedo quanto zucchero hai nel sangue”. Ci sono, di solito, anche delle misurazioni intermedie, ma il valore considerato al momento della diagnosi è quello dopo 120 minuti.

La glicemia è un parametro che non necessita di essere valutato per forza in laboratorio: attualmente sono presenti in commercio dei dispositivi (i glucometri) che vengono utilizzati anche in ambito casalingo per il monitoraggio quotidiano.

[per gentile concessione di una nostra collaboratrice]

Questo, però, non è l’unico elemento che deve essere considerato per la diagnosi e per la gestione del diabete; è importante, soprattutto per monitorare l’andamento della malattia, valutare anche l’emoglobina glicata: si tratta della misura del glucosio che rimane nel sangue e può andare a legarsi all’emoglobina presente nei globuli rossi, rimanendo lì per tutta la durata della vita del globulo rosso. Pertanto, questo parametro valuta la concentrazione media di glucosio in circolo nei precedenti 90 giorni e più è alto questo valore, più la concentrazione di glucosio nel sangue è stata elevata.
Ma perché viene il diabete? Per spiegarlo basta vedere come si classifica il diabete. Attualmente viene canonicamente distinto in diabete di tipo 1, di tipo 2, gestazionale e da altre cause, ma i più rilevanti e diffusi sono i primi due:

  • tipo 1: chiamato anche insulino-dipendente o giovanile (perché maggiormente presente in questa fascia di età), è caratterizzato da una distruzione di cellule pancreatiche (cellule beta, nello specifico, che producono insulina, un ormone che riduce la quantità di glucosio nel sangue inducendone l’assorbimento nelle cellule muscolari e adipose e modificando il metabolismo agendo sulle cellule epatiche) mediata dal nostro sistema immunitario. I soggetti affetti da questa patologia necessitano di trattamento con insulina sottocutanea (tramite delle penne con la dose già “pronta” o tramite microinfusori prima o dopo i pasti e prima di andare a dormire);
[per gentile concessione di una nostra collaboratrice]
  • tipo 2: chiamato anche diabete dell’adulto o non insulino dipendente, è legato agli stati di obesità, dove le cellule del nostro corpo diventano meno responsive all’azione dell’insulina oppure dove l’insulina viene prodotta in maniera non sufficiente a sopperire alle esigenze del nostro organismo (spesso le due cause si combinano). Sono maggiormente esposti a rischio di insorgenza di questa patologia, quindi, tutte le persone obese o con abitudini di vita scorrette (fumo, alcool, dieta ipercalorica etc). E’ importante distinguerlo dal tipo 1 sia per l’eziologia (ovvero le cause), sia perché può portare a problemi gravi come la sindrome metabolica, sia perché i soggetti affetti sono tendenzialmente obesi o sovrappeso e non usano solo insulina ma, in primo approccio, anche farmaci insulino-sensibilizzanti, cioè stimolanti la risposta all’insulina, assunti per via orale in concomitanza con i pasti;
  • gestazionale o gravidico: ovviamente compare in gravidanza e generalmente scompare al termine. Spesso asintomatico, più frequentemente può portare a macrosomia del feto (ovvero neonato con peso elevato, superiore a 4 kg) o condizioni di iperglicemia facilmente controllabili. Le altre complicanze, come mortalità intrauterina e sindrome da distress respiratorio sono rare ed evitabili attraverso i controlli medici e l’adeguata attività preventiva; (detto in soldoni: FIDATEVI DEI MEDICI!)
  • altre tipologie: il MODY (dall’inglese Maturity Onset Diabetes of the Young) è il diabete giovanile dell’età adulta, ha una base genetica e insorge prevalentemente in soggetti al di sotto dei 25 anni, anche se talvolta diagnosticato più tardi; il diabete idiopatico – ovvero senza causa precisa – quello conseguente a tumori pancreatici, o anche quello su base infettiva (HIV/AIDS) o da farmaci (eccessivo dosaggio di glucocorticoidi) sono tutti simili al diabete di tipo 1 per quanto riguarda la sintomatologia.

La sintomatologia

Brevemente, ed indipendentemente dal tipo, il diabete si manifesta con sete intensa, frequente necessità di andare ad urinare, perdita di peso, disturbi della visione (cataratta), difficile guarigione delle ferite con ulcerazioni, necrosi del piede (il famoso piede diabetico), problemi di tipo cardiovascolare (in particolare a livello della circolazione capillare) e senso di affaticamento anche per attività che non richiedono uno sforzo eccessivo. Una complicanza pericolosissima è la crisi iperglicemica, nel corso della quale, ai precedenti, si sommano confusione fino alla perdita dei sensi, polso debole, offuscamento della vista e alito che sa di acetone; è ancora più da tenere a mente questa complicanza perché le manifestazioni sono identiche a quelle di una crisi ipoglicemica, che può seguire, ad esempio, la somministrazione di insulina nel diabetico di tipo 1.

principali manifestazioni cliniche del diabete [di Mikael Häggström da Wikipedia]

Qualche consiglio

Con il diabete, grazie alle innovazioni farmacologiche, si può vivere senza problemi, ovviamente con qualche accortezza relativa all’assunzione dei farmaci, che è necessaria per evitare ogni tipo di sintomatologia e un’alimentazione più regolare. Ciò che bisogna tenere a mente è che, nella maggior parte dei casi, il diabete di tipo 2 segue ad un’alimentazione scorretta e ad abitudini di vita scorrette, quindi tutti siamo a rischio per questa patologia che è, purtroppo, sempre più diffusa. Infatti, secondo le attuali stime, tra i diabetici, solo l’8% è affetto da diabete di tipo 1 mentre ben il 90% dal tipo 2, quindi possiamo davvero fare qualcosa per prevenirlo!

Se vi interessa saperne di più scrivetelo nei commenti e seguirà un altro articolo!

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Antonello Discenza
Studente di medicina del 6° anno della celeberrima UNIMOL (next to Hogwarts), interessato di immunologia, patologia e anatomia patologica (si mi piacciono i microscopi).

Fonti: