DURKHEIM: cos’è l’anomia e cosa c’entra con la scienza

“Quando le leggi non vengono derivate dai costumi o quando una nuova legge ne contraddice una vecchia che non è stata abrogata, la legge diventa confusa e l’ingiustizia è, quindi, inevitabile.”[Ron Hubbard]

[di Geralt, Pixabay]

L’appellativo di “padre della sociologia” si identifica in Auguste Comte, accademico francese, nato e vissuto nella prima metà dell’800, che attraversò gli anni turbolenti dell’Industrializzazione, dell’Illuminismo ma anche della corrente di ribellione distruttiva che si opponeva a tale progresso. È considerato l’esponente di maggior rilievo del Positivismo, il movimento di pensiero che per la prima volta pose l’accento su una questione di vitale importanza: anche i “fatti umani” hanno bisogno di essere osservati, compresi e spiegati basandosi su elementi concreti (difatti positum -positivo- significa stabilito, appurato con dati certi). In altre parole, Comte suggerì di applicare il metodo scientifico allo studio dei comportamenti sociali dell’uomo. Scrisse infatti:

“[…] nella sua accezione più antica e più comune, la parola positivo designa il reale, in opposizione al chimerico […] consiste nell’opporre il preciso al vago: questo senso richiama la tendenza costante del vero spirito filosofico ad ottenere dappertutto il grado di precisione compatibile con la natura dei fenomeni e dei nostri veri bisogni […] indica una delle più eminenti proprietà della vera filosofia moderna, mostrandola destinata soprattutto, per sua natura, non a distruggere ma ad organizzare.” [1]

Tuttavia, successivamente, fu Émile Durkheim a contribuire in modo decisivo all’istituzionalizzazione della Sociologia come scienza vera e propria. Grazie a lui infatti, nel 1902, il mondo accademico istituì a La Sorbona, a Parigi, la cattedra di Scienze dell’educazione, divenuta poi Educazione e Sociologia nel 1913.
Tra i tanti fenomeni sociali sviscerati da Durkheim desta particolare interesse, e appare oltremodo attuale, quello di anomia[2]. L’anomia è l’assenza di norme socio-organizzative che generano uno scarto tra aspettative sociali e realtà vissuta dagli individui.

La società, come sappiamo, ha bisogno di regole per funzionare e svilupparsi al meglio delle possibilità. Questo venne approfonditamente studiato da Durkheim in ambito lavorativo: egli aveva individuato, nel processo di Industrializzazione, una lacuna normativa che impediva l’organizzazione armonica e la solidarietà organica all’interno della fabbrica. [3]

Un sistema normativo altro non è che il complesso di usi, costumi e valori morali normalmente accettati all’interno di una società. Parallelamente, sono le norme stesse ad assicurare nel tempo i limiti morali del comportamento degli individui all’interno della società.

In altri termini, le regole sono il mezzo attraverso il quale gli individui, all’interno del contesto sociale e lavorativo, hanno maggiori possibilità di realizzarsi.
Pensiamo ad esempio a quanto la divisione del lavoro (il mansionario, la specializzazione del ruolo delle persone) abbia contribuito in modo consistente all’autonomia e all’autodeterminazione sociale. Tutto ciò, vissuto con la consapevolezza dell’interdipendenza tra gli uni e gli altri, determina la piena e libera collaborazione tra soggetti sociali e la piena solidarietà organica nella società, che altrimenti potrebbe subire dapprima un disorientamento, seguito dal collasso.

A questo punto, possiamo facilmente intuire come l’analisi scientifica dei comportamenti collettivi e dei problemi sociali, ci possa fornire chiavi di lettura illuminanti e soluzioni migliorative per la società stessa. Talvolta, le soluzioni individuate trovano grandi difficoltà nell’applicazione concreta. L’anomia è forse una tematica tanto più attuale, quanto sottostimata. Ogni giorno, in molti contesti, in molte situazioni, tutti noi possiamo subire quella sensazione di smarrimento causata dalla mancanza di linee guida chiare, da norme inesistenti o mal applicate, da un vuoto morale e di pianificazione sociale.

L’assenza di chiare direttive sociali nega il progresso ragionato, il benessere collettivo, il raggiungimento di obiettivi comuni di benessere e sviluppo che può avere ripercussioni anche gravi in molteplici ambiti. Ad esempio, in quello scientifico, dove più che mai si rende indispensabile indirizzare gli sforzi professionali comuni verso tappe mirate, strutturate e concepite in modo ottimale.

Ogni membro di una comunità scientifica, ad esempio di un laboratorio di ricerca, deve aver ben presente la sua funzione all’interno del gruppo di lavoro e avere la possibilità di svolgerla al meglio. Serve un forte senso di condivisione delle conoscenze e di interdipendenza tra figure lavorative, che svolgeranno così il loro compito in maniera ottimale, ricavandone soddisfazione professionale e personale.

Perché allora, ad oggi, l’organizzazione sociale e lavorativa appare quanto mai torbida e frammentaria? Le cause sono plurime e complesse, impossibili da indagare in questo articolo, quindi ci ripromettiamo di trattarle in futuro; nel frattempo possiamo anticiparvi la soluzione suggerita da Durkheim, il quale propose di avvalersi dello strumento più potente di cui disponiamo, spesso sottovalutato: l’educazione.

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Doriana Donno
Dopo il corso di Laurea in Letteratura e Filosofia nel 2011 a Milano, Doriana approda con la famiglia in terra elvetica, dove veste i panni di una segretaria super organizzata in una piccola azienda di informatica, ma pratica quotidianamente la filosofia per passione e vocazione. Nutre un profondo interesse per ogni aspetto della vita, in particolare si dedica ad uno studio continuo dei temi antropologici e sociologici.

Bibliografia:

  1. A. Comte, Opuscoli di filosofia sociale, trad. it. di A. Negri, Firenze, Sansoni, 1969;
  2. Dal greco a- (senza) e -nomos (norma);
  3. E. Durkheim; La Divisione del lavoro sociale, trad. it. Il saggiatore, Milano, 2016.