Avete mai pensato a come sarebbe Parigi senza la Tour Eiffel? Dal canto mio, non essendoci mai stato, avevo sempre associato l’idea della Ville Lumière alla silhouette del suo monumento simbolo che, devo ammetterlo, non mi aveva mai destato questo fascino tanto sbandierato. Fino a quando, qualche settimana fa, mi ci sono trovato al cospetto per la prima volta.
INGEGNO E PERSEVERANZA
Eppure, la torre di ferro ha rischiato di rimanere solo un progetto ambizioso e futuristico. Se oggi si staglia, per più di 300 metri, sopra i tetti parigini, lo si deve soprattutto alla tenacia del suo costruttore, “Monsieur” Gustave Eiffel, e dei suoi collaboratori. Le difficoltà che gli si presentarono non furono, però, di matrice ingegneristica; era un esperto costruttore di pionieristici ponti metallici e, già da qualche decennio, sfruttava tutte le sue conoscenze della chimica, della fisica e della matematica per creare strutture audaci ma economiche. Non ebbe nemmeno ostacoli politici perché le commissioni preposte lo avevano scelto per commemorare il centesimo anniversario della Presa della Bastiglia, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889. Non fu una selezione troppo dibattuta visto che le altre opzioni in concorso erano un’enorme ghigliottina, evidentemente di cattivo gusto, e il colossale faro di Joules Bourdais, troppo pesante per reggersi da solo, troppo costoso per essere preso in considerazione.
I NO-TORRE
Furono nemici ben più accaniti a turbare il lavoro dell’Ing. Eiffel e della sua squadra: i complottisti. Ebbene sì; c’era una schiera di parigini inviperiti e pronti a tutto per fermare la costruzione della torre. Anche a ricorrere alle vie legali. La più agguerrita era senz’altro la contessa di Poix che si convinse che quel gigante di ferro sarebbe crollato sopra la sua casa. In realtà la nobildonna sporse denuncia perché avvilita dall’idea di sapersi privata per un lungo periodo dei suoi spazi pubblici preferiti, gli Champs de Mars, che avrebbero ospitato il cantiere per l’Esposizione. Ma non fu la sola detrattrice. C’era chi temeva che l’enorme costruzione avrebbe potuto attirare i fulmini e scagliarli sulla città. Altri, invece, sostenevano che si sarebbe magnetizzata e avrebbe attratto a sé tutto il metallo di Parigi. Qualcuno era convinto che potesse modificare il clima provocando violenti e improvvisi temporali sui diversi quartieri. Ci fu persino un professore di matematica, evidentemente poco preparato, che predisse che al raggiungimento del 227esimo metro di altezza, la costruzione sarebbe crollata su sé stessa.
INSULTI E PETIZIONI
Queste paure infondate venivano spesso fomentate o prese come pretesto da un nutrito gruppo di artisti, contrariati dal progetto di Eiffel. L’idea della “Tour en fer de trois cent mètres” non piacque alla crème parigina, per usare un eufemismo. Architetti, scultori, scrittori, poeti, pittori e tutti gli autocelebrati conoscitori del “bello” iniziarono un’accesa protesta fatta di lettere, denunce e aspre critiche. Gli epiteti non venivano certo risparmiati: asparago di ferro, piramide allampanata, rete infundibuliforme, orrido pilastro tralicciato, scheletro sgraziato, tragico lampione, albero confuso e deforme, imbuto, impalcatura.
Tra questi vi era anche Bourdais, il progettista del faro bocciato. È un fatto divertente perché, qualche decennio dopo, la sua più grande opera, il Palais du Trocadéro, venne demolita per costruire un belvedere da cui ammirare la nuova mostruosa opera di freddo metallo.
NATURA, SCIENZA, ESTETICA
In tutto questo marasma, Eiffel tirò dritto e difese a spada tratta la sua creatura:
“Sono convinto che la torre possegga una sua intrinseca bellezza. Il principio primo dell’estetica architettonica è che le linee essenziali della costruzione coincidano perfettamente con la sua utilità.”.
Ognuno dei 18.000 componenti visibili che costituivano la Torre era anche funzionale. Non vi erano superfici voluttuarie da esporre inutilmente alla forza del vento, solo elementi e linee che lavoravano insieme per garantire l’equilibrio strutturale. Le forme seguivano le leggi della fisica e i calcoli matematici, non il soggettivo giudizio estetico dell’uomo. Era la natura a scegliere i canoni della bellezza, non più i dettami artistici del passato.
“Non è l’uomo a imporre la propria idea ma sono le stesse leggi della natura, interpretate attraverso la scienza delle costruzioni, a determinare le forme più idonee.”
In questo Eiffel è stato un precursore del movimento architettonico noto come Funzionalismo e le sue idee troveranno poi riscontro nel lavoro di grandi maestri del ‘900 come Pier Luigi Nervi, Alvar Aalto e Le Corbusier.
BELLEZZA ESPONENZIALE
“Prima di riunirsi in vetta a un’altezza così elevata, i montanti sembrano scaturire dalla terra e, in qualche maniera, fondersi sotto l’azione stessa del vento”
La preoccupazione più grande, in fase di progettazione, era l’azione del vento. Non se ne conoscevano, infatti, gli effetti su strutture di quelle dimensioni visto che si stava realizzando la costruzione di gran lunga più alta al Mondo. Occorreva dunque partire da ipotesi di carico semplificate e prevedere degli opportuni margini cautelativi, inserendo dei coefficienti di sicurezza nei calcoli.
Eiffel & Co. non volevano che ci fossero degli elementi diagonali a fungere da controventi. I quattro montanti dovevano reggersi da soli. Era quindi necessario determinare il loro andamento curvilineo sulla base di considerazioni geometriche: per generare un sistema equilibrato, ogni tangente alla curva doveva passare per il punto di applicazione delle forze agenti sulla porzione di struttura superiore (azione del vento e peso della costruzione). Lascio qui un video esplicativo.
Su questi presupposti la curva si traduce in forma matematica con una funzione esponenziale che differisce solo leggermente dalla reale sagoma, per via dei coefficienti di sicurezza introdotti precauzionalmente.
Ergo, ecco la bellezza intrinseca: non l’uomo ma le leggi che governano la natura hanno determinato l’elegante e aggraziato profilo della “dame de fer”.
MONUMENTO ALLA SCIENZA
La cultura scientifica di Eiffel gli permise di vincere questa sfida epocale. E lui ne fu tanto grato da riportare, sulla balaustra del primo livello, i nomi di 72 studiosi francesi del recente passato. C’erano tutti: Lagrange, Laplace, Navier, Tresca, Lamè, Legendre, Gay-Lussac, Coriolis, Polonceau, Coulomb, Lalande, Cauchy, Focault, Poisson, Clapeyron, Fourier, Ampère, Carnot, Lavoisier. Ingegneri, matematici, fisici, chimici, astronomi sono ancora tutti lì. Tutti tranne una: Marie-Sophie Germain, la matematica i cui studi sulle superfici elastiche resero possibile questa impresa (ma questa è un’altra storia).
Alexandre Gustave Eiffel è stato un rivoluzionario nell’ingegneria dei ponti, ha costruito la struttura che sorregge la Statua della Libertà e ha ideato il canale di Panama. Ma il suo nome è indissolubilmente legato al più grande e importante monumento alla Scienza mai eretto dall’uomo.
Enrico Laerte Corona
Riferimenti Storici:
https://www.toureiffel.paris/fr/le-monument/histoire
Jill Jonnes, “Storia della Tour Eiffel” – Donzelli 2011
Il profilo della Tour Eiffel:
https://imechanica.org/files/Eiffel_Equation_Weidman_2004.pdf
Link al post su Sophie Germain:
https://twitter.com/BarScienza/status/1377579130787667968
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