Evoluzione e nuove relazioni: dalla monogamia al poliamore?

Negli ultimi anni è indubbio che in occidente si stia assistendo a una modifica strutturale nel vissuto delle relazioni amorose.

La nostra cultura, improntata sulle necessità sociali/familiari e influenzata dal credo religioso, ha avuto, nel corso dei secoli, non solo una forte spinta verso una struttura diadica di gestione della coppia, ma anche sulla durata di questo legame.

Pertanto, la maggior parte delle persone, ha avuto come modello di riferimento la coppia diadica genitoriale, con impostazione monogama; questo in parte ha perpetrato nel tempo la più diffusa modalità di vivere le relazioni: vivere una o, eventualmente, più relazioni monogame, distanziate da periodi in cui si rimane single, nel proprio arco di vita. 

Ciò a cui assistiamo e che sta rapidamente cambiando (ma che ha avuto in parte inizio nel – ormai – secolo scorso, dopo l’approvazione della legge sul divorzio1 che, di fatto, ha introdotto non solo il concetto di seconde nozze, ma anche concretamente, la nascita di quelle che vengono definite famiglie allargate) è che le nuove generazioni, che hanno vissuto nel ruolo filiale questi cambiamenti, hanno parimenti dovuto prenderne atto e rielaborare il significato, non solo eventualmente del matrimonio (tanto che, è diventata comune la frase “non credo nel matrimonio”, quasi fosse una religione più che un sacramento e/o un contratto) ma anche del senso profondo delle relazioni amorose.

Da un punto di vista psicologico questo ha comportato prima una “disillusione” sul piano dei sentimenti d’amore che, a sua volta, sociologicamente, si è tradotto concretamente in vissuti nuovi per le persone: le convivenze invece dei matrimoni (dato che siamo passati da “…e vissero felici e contenti” a “l’amore è eterno… finché dura”), un maggiore individualismo (in una relazione si deve stare bene, diversamente è preferibile stare soli) in parte dovuto anche a una maggiore indipendenza (non solo economica) dell’universo femminile, causato parzialmente dalle necessità storico-politiche, più che da una precisa volontà collettiva di modificare lo status quo.
Si aggiungano in diversi ambiti una maggiore emancipazione di entrambi i sessi e, nondimeno, una ricerca di benessere in vari settori (economico, personale, fisico, psichico) oltre lo sviluppo delle scienze psicologiche che hanno consentito di portare nuovi interrogativi personali e una maggiore introspezione.

Tutto questo quadro si sta traducendo, ad oggi, in una spinta introspettiva molto forte, con interrogativi che l’individuo si pone continuamente, in questa vita e società liquida, come le ha definite il sociologo Zygmunt Bauman2, dove avere dei punti di riferimento saldi, stabili, ma soprattutto duraturi, è molto complicato.

Le nuove generazioni, figlie delle precedenti, stanno sdoganando tutta una serie di pregiudizi, fossilizzazioni e credenze (false, finché non se ne dimostra il contrario) che stanno portando non solo a una maggiore promiscuità nell’orientamento sessuale, ma anche nel vissuto affettivo e sentimentale di tutte le relazioni, incluse quelle amicali; ad oggi c’è molta sperimentazione, più che un “ascolto viscerale”, per comprendere verso quali individui si provi attrazione.
Questo sta portando quindi a una maggiore apertura, ovvero ascolto dei propri sentimenti, che in alcuni casi si sta traducendo in forme di relazione nuove e, per molti aspetti, più complesse.

Siamo passati dalla coppia, al suo necessario esistere per costruire una famiglia, alla necessità di rompere la diade, ormai non più amorosa; ma con la necessità di mantenere i ruoli genitoriali, allargando le famiglie, a destrutturare il significato del sentimento/delle relazioni al viverle in modo meno “sancito”, seppur strutturato, al voler sperimentare più situazioni e relazioni.
Questi cambiamenti hanno portato alcuni individui a provare la coppia aperta (una coppia fissa/centrale che concede a entrambi i partner di vivere avventure, anche sessuali, al di fuori della coppia stessa), altri hanno sperimentato nuove forme di relazione definite “poliamorose” (dieci anni fa venivano definite “coppie arcipelago”, ma non deve avere avuto molto successo, come descrizione, giacché non se ne trova molta traccia).
La nostra evoluzione culturale ci ha portato a una maggiore introspezione, la quale consente di interrogarci e andare più a fondo su quali siano i nostri desiderata, poterli comunicare e condividere, nondimeno dare in tal modo la possibilità di trovare uno o più partner che siano della stessa medesima idea.

Le persone poliamorose vivono infatti le relazioni informando i propri partner: ciascuno è di fatto libero di vivere contemporaneamente altri legami caratterizzati dalla presenza di affettività/sentimenti/sessualità (altrimenti sarebbe amicizia), a patto che tutti ne siano al corrente.

Ovviamente a oggi sono situazioni ancora poco sdoganate, se ne sente parlare, vi sono testi che approfondiscono queste dinamiche (alcuni parlano di monogamia anarchica, che però non è la stessa cosa…), ma siamo ancora molto permeati da una cultura diadica, di appartenenza (una volta era segno di romanticismo dire “sei mio/mia” al partner, col tempo siamo passati a un concetto purtroppo molto triste in alcuni contesti, di possesso) ma che si sta di fatto muovendo verso forme di espressione del sé più ampie (qualcuno ricorderà i meno recenti moti sessantottini del “fate l’amore non fate la guerra”) che includano una maggiore possibilità di vivere/si in più contesti/sfaccettature.

Alcuni studi e ricerche hanno stabilito che sovente in un partner fisso si trova il 70% di ciò che cerchiamo, pertanto in modo consapevole o meno si “rinuncia” a un altro 30% di sé, forse perpetrando una forma di unione statica.
Infine, “logicamente”, in questa nuova forma di relazione non esiste né il concetto, né ha senso parlare di tradimento, che porta alla chiusura -e molte sofferenze- nelle relazioni importanti nel 60% dei casi3 (in Italia nel corso dell’intera esistenza di coppia il 30% resta per sempre fedele, nel 40% dei casi uno dei due partner tradisce mentre nel restante 30% entrambi tradiscono e dunque nel 70% dei casi le coppie vivono una situazione di tradimento singolo o doppio4).

Gli interrogativi da porsi sono quindi: una maggiore libertà di ascolto dei propri desideri e la possibilità di vivere serenamente le relazioni poli può portare a una migliore e maggiore durata di dette relazioni? Parimenti la soddisfazione personale/emotiva/sessuale vivendo più relazioni, senza dover mentire, renderà la vita stessa più appagante? L’interruzione di queste relazioni -se avvenisse- verrà poi sancita dal cambiamento nei sentimenti o da altri fattori? Buona parte degli individui non chiude le relazioni per timore della solitudine, quanto questo potrà fare vivere in modo più sano e meno sofferente, tale stato d’animo? Non è ancora possibile trarre le conclusioni, dato che questo cambiamento, sottile, ma presente, è in atto, nondimeno è utile interrogarsi sulle dinamiche relazionali che, come abbiamo visto, non dipendono solo dal vissuto individuale, ma sono influenzate anche dalla società in cui viviamo e viceversa.
In altri Stati sono consentiti legalmente la poligamia5 e la poliandria6, le epoche storiche e le diverse culture attualmente esistenti, mostrano una variabilità ampia di possibilità e vissuti, fenomeni che è giusto osservare e, ove possibile, comprendere. 


Note:

1.  il divorzio venne introdotto a livello legale in Italia il 1º dicembre 1970, nonostante l’opposizione della Democrazia Cristiana, con la legge 1º dicembre 1970, n. 898 – “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”. Detta legge entrò in vigore il 18 dicembre 1970, e venne promulgata dal Capo dello Stato lo stesso giorno dall’approvazione, caso unico nella storia della Repubblica.

2.  Tratto da “Vita liquida” di Zygmunt Bauman, Edizioni GLS LaTerza: “Stress, consumismo ossessivo, paura sociale e individuale, città alienanti, legami fragili e mutevoli: il mondo in cui viviamo sfoggia una fisionomia sempre più effimera e incerta. È ‘liquido’. «Una società può essere definita ‘liquido-moderna’ se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo.»”.

3. Se il matrimonio va male o si rompe, nel 40% dei casi c’e’ di mezzo un amante. E’ proprio l’Associazione avvocati matrimonialisti italiani a rivelare che il tradimento e’ la causa scatenante del 40% dei divorzi e delle separazioni nel nostro Paese.
Considerando le convivenze sul lungo termine, come relazioni importanti, è possibile stimare che vi sia un 20% di queste relazioni che si chiudano per il medesimo motivo.

4.  Dati diffusi da Gleeden.com, il più grande sito di incontri dedicato a donne sposate in cerca di incontri.

5. In Italia, la bigamia (e, di conseguenza, la poligamia) costituiscono reato. Non è ovunque così: esistono Paesi in cui è consentito contrarre matrimonio più volte e con persone diverse senza che le precedenti nozze siano state legalmente sciolte. Si tratta di Stati appartenenti in prevalenza all’Africa e al Medio Oriente, in cui è tradizionalmente consentito che un uomo possa avere più mogli. Si parla in tal caso di “poliginia”, in quanto è consentito solo all’uomo avere più donne e non il contrario. (Fonte: https://www.laleggepertutti.it/559448_dove-e-legale-la-poligamia).

6. La poliandria, ovvero una donna che ha più partner, si verifica o si è verificata in contesti differenti, come in India, in Tibet, Africa, Oceania o più raramente in contesti europei recenti, dove prima del XX secolo i resoconti risalgono a citazioni romane sui Britanni e altre popolazioni dell’impero, ciò a volte in congiunzione con altre forme di rapporto (poliginandria in India); tra i gruppi etnici coinvolti troviamo Kinnaur, Toda, Kerala, Jaunsar Bawar in Asia, i Masai in Africa, i Bororo e i Tupi-Kawahib in sudamerica noti anche per praticare la poliandria fraterna. Altre società includono alcune tribù degli Inuit canadesi, sebbene la pratica sia diminuita bruscamente nel XX secolo a causa del cambiamento dalla religione tribale alla religione moraviana. (fonte: Wikipedia).


Claudia Popolillo

Nasco in provincia di Milano nel Novembre del 1976. In terza superiore leggo, affascinata dall’argomento, “L’interpretazione dei sogni”, di Sigmund Freud e tra un videogame e una lezione di canto (hobby che ho tutt’ora), vedo al Maurizio Costanzo Show, il terapeuta e sessuologo Willy Pasini, e decido che vorrei fare proprio questo lavoro… Oh mica vero che alla fine ci riesco?! Infatti, dopo la Laurea in Psicologia, in quel di Parma, riesco a iscrivermi alla specializzazione quadriennale del corso che apre a Milano, di cui proprio Pasini è Presidente, e divento, pure io, Sessuologa!
Faccio divulgazione in seminari e conferenze alla cittadinanza su temi di Psicologia e Sessuologia, perciò come dire di no all’invito di Bar Scienza? Ed eccomi qua!