I Pigmenti tra Arte e Chimica: l’Ocra Rossa.
Pompei [di FalcoPixabay]

Immaginate un dipinto. Uno a caso tra tutti quelli che avete visto sui libri di arte, dal vivo, o perfino realizzati da voi. Sapete cosa state osservando? Andate oltre all’autore, a chi ha commissionato l’opera, al suo significato (palese e nascosto)… Cosa state guardando? Pigmenti. Pigmenti mescolati in un legante e poi protetti da una vernice. E allora analizziamoli più da vicino.

Partiamo da quello, forse, più scontato: l’ocra rossa. Pigmento di origine minerale (ossido ferrico Fe2O3) che può variare il suo colore in base al grado d’idratazione e virare dal giallo fino al bruno.
È tra i pigmenti conosciuti fin dalla più remota antichità in quanto ha tre grandi vantaggi: è molto facile da reperire (dunque è economico), resiste alle alterazioni (ovvero raramente cambia di colore) e si può usare sostanzialmente in tutte le tecniche artistiche.

Dalle pitture rupestri conservate nelle grotte dall’era del Paleolitico, passando per gli affreschi di Pompei, nei dipinti Medievali e negli affreschi Rinascimentali… L’ocra rossa è il pigmento rosso per eccellenza.
È talmente “resistente” e duttile che nel corso dei secoli questo pigmento è stato usato come base per sviluppare molteplici varianti di colore. Parliamo ad esempio del Rosso Veneziano (Fe2O3 . nH2O), ossido ferrico parzialmente idrato, usato fin dal Medioevo e che all’occasione veniva sapientemente mescolato con il gesso per ottenere il caratteristico color rosso mattone; oppure il Rosso Toscano, ossido ferrico reso più brillante dall’aggiunta di lacche, fino al più famoso Rosso di Pozzuoli, un ossido ferrico di origine vulcanica, conosciuto ed usato già dagli antichi Romani e particolarmente apprezzato durante il Rinascimento per la sua tonalità brillante.

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Tonks
Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, con indirizzo storico-artistico, vittima sorpresa e felice di un colpo di fulmine durante la lezione di Chimica per i Beni Culturali. Appassionata di scrittura creativa, unisce le sue tre passioni scrivendo articoli a metà tra l’ambito umanista e quello scientifico… Giusto per non cercare rogne da ambo le parti.

Fonti:

  • “La chimica nel restauro, I materiali dell’arte pittorica” di M. Matteini, A. Moles; Firenze, Nardini Editore.