Eugene Schieffelin fu un ornitologo tedesco emigrato in Nord America che visse nel XIX secolo. Amante incallito di Shakespeare, tentò per tutta la sua vita di conciliare lavoro e passione letteraria.
Cercò infatti di importare in America OGNI specie di uccelli citata da Shakespeare nelle sue opere.
E, sfortunatamente per gli americani, lo storno europeo – raffigurato nella parte alta della prima immagine – ha una elevata soglia di tolleranza ecologica.
Nel 1890, 60 storni furono rilasciati a Central Park (NY) e – non solo sopravvissero al gelido inverno newyorkese – ma cominciarono a nidificare. A tal punto che, col passare del tempo, gli storni sono entrati in competizione con alcuni uccelli nativi nordamericani e ne hanno causato una significativa diminuzione.
Si stima che ad oggi ci siano 200 milioni di storni europei in Nord America che causano 1 miliardo di dollari di danni all’anno nel settore agricolo. Non solo, poiché volano in grossi stormi – come raffigurato nella parte bassa dell’immagine – rappresentano anche un serio pericolo per il sistema aviario. Un triste esempio è quello del 4 ottobre 1960, quando 10mila storni fecero precipitare un aereo e causarono 62 morti.

2 – di Giovanni Zagaria da Wikipedia CC BY-SA https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0
Eppure questo è solo un piccolo esempio di come l’uomo sia stato pericolosamente sconsiderato con i delicati equilibri dei vari ecosistemi. Soprattutto in seguito alla scoperta dell’America, l’uomo ha importato, sia intenzionalmente sia non, molte specie “aliene” o “alloctone”, cioè non originarie di una certa area geografica.
Le barriere naturali, in particolare oceani e montagne, fondamentali per una differenziazione evolutiva di flora e fauna, sono venute a mancare.
La storia di Schieffelin e degli storni europei importati non è un caso isolato. Se la specie aliena, infatti, riesce a sopravvivere in un nuovo ambiente, può succedere che essa diventi specie invasiva e che minacci la stessa esistenza delle specie autoctone.
Tre sono principalmente le ragioni per cui una specie alloctona diventa invasiva:
- La mancanza di predatori;
- La mancanza di rivalità;
- La facilità di procacciamento di cibo.
Si stima che in Europa ci siano più di 12000 specie alloctone e, di queste, circa 10-15% causa comprovati danni ecologici ed economici.
Dal 2015 l’Unione Europea ha deciso di affrontare in maniera più diretta il problema con il Regolamento 1143/2014 volto a prevenire la diffusione di specie aliene invasive, fino ad arrivare al 2018 con un Decreto Legislativo.
Com’è la situazione in Italia?
Dal 2015 l’Unione Europea ha deciso di affrontare in maniera più diretta il problema con il Regolamento 1143/2014 volto a prevenire la diffusione di specie aliene invasive, Regolamento recepito dall’Italia a fine 2017 con un Decreto Legislativo.
In Italia abbiamo moltissime specie aliene.
Ve ne citerò alcune ma potete trovare molti altri esempi qui:
- Il calabrone asiatico. Nei mesi scorsi i miei social sono stati letteralmente invasi da avvistamenti vari ed eventuali di calabrone asiatico – rappresentato nell’immagine sottostante in alto. Ma attenzione a non confondere il calabrone asiatico con quello nostrano! Il calabrone asiatico infatti non è così diffuso in Italia, solo in qualche regione del Nord d’Italia, contrariamente all’immaginario comune. Originario del sud-est asiatico, si pensa sia stato introdotto accidentalmente in Francia (nello specifico a Bordeaux) perché delle regine ibernate ma feconde erano nascoste in un carico di vasellame. Il calabrone asiatico è, purtroppo, un feroce predatore di insetti impollinatori, ed è anche particolarmente intelligente: attende pazientemente fuori dall’alveare delle api da miele l’entrata e l’uscita delle api lavoratrici per poi catturarle con estrema facilità.
- La nutria. Originaria dell’America meridionale, venne introdotta in Europa negli anni ’70 come animale da pelliccia. La nutria – in figura in basso a sinistra – ha la simpatica abitudine di affondare i nidi degli uccelli acquatici e di scavare le sue tane lungo i canali, aumentando così il rischio di inondazioni.
- Il procione. All’apparenza super carino e coccoloso, è in realtà un animale da tenere a distanza. Introdotto in Germania intorno al 1930 per la sua pelliccia e successivamente in altre zone europee (soprattutto Spagna) come animale da compagnia, il procione – in figura in basso a destra – è un pericoloso vettore di malattie come rabbia, salmonellosi e la toxoplasmosis.

2 – di manfredrichter da Pixabay
3 – di Harlequeen from Cambridge da Wikipedia
CC BY (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)
Eppure non tutto il male viene per nuocere e non tutte le specie alloctone sono dannose.

2 – di Petr Kratochvil da PublicDomainPictures.net
Prendete la tortora dal collare o tortora orientale, rappresentata nell’immagine qui in alto a sinistra. Come suggerisce il nome, essa proviene dall’Asia (meridionale) e comincia ad essere introdotta in Europa all’epoca dell’Impero Ottomano (XVIII Secolo).
La tortora orientale è un chiaro esempio di specie alloctona naturalizzata che coesiste pacificamente con altri uccelli.
Oppure ancora, il tacchino, fotografato nell’immagine in alto a destra. L’ipotesi più plausibile è che i tacchini siano stati importati in Spagna dal Messico dopo il 1500, anche se alcune fonti li vedono in Europa ben prima della scoperta delle Americhe.
E quindi che fare? Qual è la cosa giusta da fare?
Io ovviamente non possiedo la risposta a questa domanda estremamente complessa.
Quello che posso provare a fare è ipotizzare. Ipotizzare un mondo in cui uomo, flora e fauna coesistano senza una mutua distruzione, un mondo in cui i delicati ecosistemi non siano distrutti irreparabilmente dall’uomo e in cui gli animali non siano immessi senza cognizione di causa in un altro habitat, a maggior ragione se la causa è una pseudo passione letteraria di uno scienziato.
L’uomo ha iniziato ad assaporare le nefande conseguenze del suo mancato rispetto degli ecosistemi.
E se ha intenzione di preservare la specie umana, dovrà comportarsi di conseguenza.
Fun Fact: anche all’epoca dei romani si trovano esempi di diffusione di specie aliene. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia ci racconta di come gli abitanti delle isole Baleari chiesero all’imperatore Augusto di liberarli dai… Conigli!
–
Silvia Achilli
Dottorata in Biochimica e attualmente Post-Doc in Glycobiology. Da ormai 5 anni residente in Francia, si batte per i diritti delle pizze maltrattate dai francesi. Quando non è prigioniera della sua gatta, diventa una appassionata fotografa dilettante ed è pazza per i viaggi.
Fonti e approfondimenti:
- https://www.bbc.com/news/magazine-27055030;
- https://www.linkiesta.it/2014/04/cinque-cose-che-forse-non-sapevate-su-shakespeare/;
- https://www.minambiente.it/biblioteca/limpatto-delle-specie-aliene-sugli-ecosistemi-proposte-di-gestione;
- https://www.specieinvasive.it/index.php/it/;
- https://www.minambiente.it/pagina/specie-esotiche-invasive;
- http://wildlifeinfrance.com/insects-france/asian-hornet-in-france;
- https://www.nationalgeographic.com/animals/2019/07/raccoons-expanding-range-climate-change/;
- http://www.fondazioneuna.org/news/quali-sono-i-danni-della-fauna-aliena-in-italia/.
Potrebbe interessarti anche: