Ingorghi e altre schifezze

Disclaimer: in questo articolo parlo di sostanze pericolose e corrosive. Attenersi alle istruzioni riportate sui flaconi e ovviamente al buonsenso!

[di Buntysmum da Pixabay]

L’idea per questo articolo deriva da un problema domestico che ho avuto in questi giorni: il lavandino del bagno di casa era intasato. Non è un fatto piacevole, sia per la scomodità che per il portafogli: chiamare un idraulico può essere davvero oneroso.

La causa più tipica di ingorghi in un lavandino del bagno è la formazione nel tempo di “tappi” di peli e capelli, che ostacolano il passaggio dell’acqua. Come è possibile tentare di risolvere questo problema?

Innanzitutto prevenendo che peli e capelli finiscano nel lavandino e/o riducendone la quantità usando delle semplici griglie da mettere sullo scarico. Se invece l’acqua non passa più, come intervenire?

Esistono due tipologie di soluzioni:

  • meccaniche;
  • chimiche.

Le soluzioni meccaniche prevedono l’uso di attrezzi come la classica ventosa, la molla da idraulico e lo sturalavandini ad aria compressa.

Sono preferibili a quelle chimiche, ma un po’ più difficili da usare nel fai da te. In questo articolo parlerò maggiormente del secondo tipo di rimedi, che prevedono l’uso di disgorganti. Questi liberano la tubatura per reazione con la massa occludente.

Nel caso di peli e capelli, la natura chimica dell’ingorgo è di tipo proteico. Le proteine sono delle poliammidi naturali, cioè polimeri. Un modo per rompere un’ammide è usare una base.

Chimicamente una base è una sostanza che in acqua è in grado di liberare ioni idrossido OH¯ (per il lettore più esperto sto utilizzando la definizione di Arrhenius). Uno tra i più comuni disgorganti è infatti una soluzione concentrata di soda caustica NaOH, che in acqua produce ioni idrossido

Dove entrambi i due ioni si intendono “idratati”, cioè circondati da molecole d’acqua. Dal momento che le ammidi sono molecole piuttosto inerti, cioè sono poco reattive, quindi servono concentrazioni elevate di base e calore. Il meccanismo di questa reazione si trova su questo articolo. Per questo motivo le istruzioni sul flacone sono: Usando guanti e occhiali protettivi, versare il disgorgante (la soda caustica) nello scarico, attendere 5 minuti, e versare dell’acqua bollente.

Nonostante avessi versato la soda, a distanza di 24 ore il lavandino era ancora intasato. “Ok, allora non sono capelli e peli. Ma cos’è?” ho pensato. Con una buona dose di parolacce, smonto il sifone e trovo delle pietre bianche. Ho esclamato: “Calcare! Dannata acqua dura di Padova!”.

Il calcare è una roccia sedimentaria composta principalmente da carbonato di calcio e carbonato di magnesio, rispettivamente CaCO3 e MgCO3. A seconda del percorso, l’acqua può arricchirsi o meno di ioni calcio e magnesio. Un’acqua “dura” presenta elevate concentrazioni di questi ioni, un’acqua “dolce”ne è più povera.

E se nelle tubature si fosse accumulato del calcare? In questo caso, una base, per quanto forte, non avrebbe risolto il problema. Serve un acido, cioè una sostanza che in acqua produce ioni idronio (o ossonio) H3O(secondo la definizione di Arrhenius).

In ambiente acido, il carbonato di calcio e il carbonato di magnesio reagiscono:

Di fatto i due sali si “sciolgono” e il gas prodotto è anidride carbonica.

Per verificare l’ipotesi, sono andato al supermercato e con 50 centesimi ho acquistato dell’acido muriatico, nome merceologico di una soluzione acquosa concentrata di acido cloridrico HCl.

Usando guanti e occhiali protettivi, ho versato nello scarico l’acido. Nel giro di un’ora, il lavandino era perfettamente funzionante. La mia ipotesi era corretta!

La Chimica è una disciplina vasta e complessa, ma una sua buona conoscenza consente di risolvere anche i problemi quotidiani. Come disse Shingen Takeda, (potente signore della guerra giapponese del Seicento): “Lo studio non consiste solo nella lettura, ma è qualcosa che dovremmo integrare nel nostro stile di vita”.

Jonathan Campeggio

Dottorando Unipd in Chimica Teorica con la passione per lo sport e la Chimica “da banco”. Commentate se volete un pezzo sul “misterioso” concetto di pH! 

Bibliografia

  • Loudon, M., Chimica Organica, EdiSes, 2010;
  • Greenwood, N.N., Earnshaw, A., Chimica degli Elementi, Piccin, 1999.