La noia serve a qualcosa?
Difficoltà

[Di PublicDomainPictures da Pixabay]

Ogni minuto dura esattamente quanto il precedente, ma questa non è assolutamente la nostra percezione: alcune ore volano, alcuni secondi sembrano non finire mai.

La noia è un vissuto che prima o poi tutti ci troviamo a sperimentare, ma che raramente abbiamo cercato di comprendere, lasciando semplicemente che ci scorresse attraverso, nella speranza di un – rapido – cambiamento della situazione.

Tentiamo qualcosa di diverso oggi e chiediamoci: che cos’è la noia? A cosa serve?

Per quanto ci sembra di aver capito fino ad ora, la noia sembra essere uno stato emotivo, ovvero un’alterazione transitoria associata a cambiamenti di natura fisiologica nel nostro corpo, dettata dalla risposta che abbiamo ad uno stimolo.

Più nello specifico tale alterazione emotiva è percepita come spiacevole e caratterizzata da difficoltà nel mantenere un’attenzione focalizzata; è uno stato di bassa attivazione e contemporanea insoddisfazione.

Un punto chiave nella comparsa delle sensazioni associate alla noia sembra essere la mancanza di interesse, che si pone dunque come “diretto antagonista” della noia stessa. Seppure a livello intuitivo tutto quadri, osserviamo come l’interesse non costituisca l’unico fattore, infatti, non è sempre sufficiente per scacciare il tedio, in quanto, se ci pensate bene, possiamo annoiarci anche quando abbiamo a che fare con un argomento che ci interessa!

Andiamo però con un po’ di ordine: cos’è l’interesse?

Di base, il concetto sembra piuttosto semplice: anche l’interesse è in parte una risposta emotiva. Siamo interessati quando uno stimolo ci porta ad attivarci, a focalizzare la nostra attenzione e a compiere azioni utili ad acquisire informazioni, ad entrare maggiormente in contatto con l’oggetto, o il soggetto, che stimola il nostro interesse. Da quanto abbiamo appena visto, possiamo subito notare che difficilmente troveremo un’area del cervello che si occupa di regolare l’interesse, si tratterà piuttosto di un complesso insieme di aree sottostanti a funzioni diverse che si attivano in modo sequenziale, dalla percezione alla memoria, alle attivazioni motorie.

Studiare l’interesse può essere quindi una questione molto complicata… O anche molto semplice, a seconda di quanto possiamo “accontentarci” delle informazioni a nostra disposizione.

Lo so, sembra un discorso strano, ma se da una parte potremmo affidarci a complesse procedure di neuroimmagine, o a sondare le opinioni personali dei soggetti – con tutte le problematiche connesse – dall’altra ci viene in aiuto un’informazione semplice: anche l’interesse ha dei risvolti emotivi. E dunque? Beh, è presto detto! 

Le emozioni, come detto prima, sono di fatto dei cambiamenti fisiologici e transitori, e talvolta, questi cambiamenti possono anche essere osservati dall’esterno. Nel caso specifico dell’interesse abbiamo potuto osservare una netta correlazione positiva tra l’interesse percepito dalle persone e la dilatazione della pupilla! Tanto che probabilmente anche un’intelligenza artificiale ben addestrata saprebbe riconoscere il momento in cui vedete una ragazza che vi piace!

Attraverso osservazioni come queste possiamo notare quanto semplice e “animale” possa essere il nostro interesse, o al contrario la nostra noia, in assenza di stimoli. È anche vero però che il nostro interessamento può essere ben più complesso e diversificato, ad esempio alcuni strani individui sembrano appassionarsi di matematica, o dei My Little Pony. Questo accadrebbe poiché il nostro interesse dipende da ciò che per noi è significativo, legato ad uno scopo, che sia conoscere il mondo che ci circonda o semplicemente divertirsi. Siamo interessati quando lo stimolo è in qualche modo coerente con noi.

So che ci siamo un po’ persi a parlare di interesse, ma ora sarà molto più chiaro comprendere come la noia venga attivata dalla mancanza di stimoli, o quando siamo forzati in attività che non percepiamo coerenti con noi, e che dunque facciamo senza pensarci troppo, in “absent mindness”.

L’esempio della scuola qui torna abbastanza chiaro e coerente, siamo sempre molto annoiati quando dobbiamo studiare cose al di fuori del nostro interesse, e tendiamo anche a farle peggio, in quanto siamo anche meno attivi!

Abbiamo prima accennato che la carenza di interesse non sia l’unica componente della noia, infatti è importante considerare che essa potrebbe emergere sia in risposta ad una carenza di stimoli, sia in un eccesso di stimoli!

Troppi stimoli, o comunque sia, insiemi di informazioni eccessivamente complesse da acquisire in un preciso momento tendono ad avere un effetto opposto rispetto a quanto ci si attenderebbe: le persone infatti non aumentano la loro attività in relazione diretta con gli stimoli, ma tendono ad annoiarsi e a ridurla quando essi diventano troppi o troppo intricati, probabilmente come meccanismo di auto-regolazione. In questo contesto è piuttosto chiaro come si inseriscano tutti gli studi legati ad una ricerca del livello di stimolazione ideale.

Fino ad ora abbiamo parlato praticamente sempre della noia in termini negativi, ma avrà qualche funzione utile? Vediamo cosa succede alle persone quando si annoiano!

Innanzitutto bisogna osservare che le persone sembrano avere una certa “propensione all’annoiarsi” che, come caratteristica personale tende a variare da un individuo all’altro, anche con forti implicazioni! Infatti avere una bassa tendenza alla noia sembra essere un buon predittore – in termini probabilistici – dei risultati scolastici, di carriera e di autonomia; al contrario una grande facilità alla noia sembra essere maggiormente connessa ad alcuni disturbi dell’umore.

Tornando al tema, ciò che caratterizza le persone annoiate è la ricerca di qualcosa di nuovo, di stimoli, di cambiamento, la ricerca di nuovi elementi significativi. Si è visto ad esempio come le persone annoiate tendano ad aumentare i loro comportamenti impulsivi, ad agire con meno precauzione o inibizioni di sorta (in un esperimento si davano addirittura delle piccole scosse da soli, pur di trovare qualcosa di nuovo!)

In questo senso capiamo quanto possa essere importante imparare ad annoiarsi e anche a gestire i momenti scarichi di stimoli: possono essere utili alla riflessione o la noia può essere un importante indicatore di qualcosa che non va nella situazione; sta a noi capire cosa e trovare una soluzione!

Inizialmente abbiamo parlato male della noia, ma come altre sensazioni spiacevoli anche essa ha un valore, ci porta a ricercare, esplorare, forzare i nostri confini di sicurezza allo scopo di trovare qualcosa di nuovo ed interessante, che espanda il nostro vissuto.


Pier Giorgio Volpato

Bibliografia

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