L’effetto Stroop – Puoi dirmi il colore con cui è scritta la parola “Rosso?”

Se vi venisse chiesto di dire il colore con cui è scritta la parola “rosso”, cosa direste? Sareste tentati di rispondere “rosso”. Scopriamo insieme il perché.

[Per gentile concessione dell’autrice]

Facciamo un gioco.Segnatevi quanto tempo impiegate per dire il nome dei colori dei rettangoli nella colonna A.

Adesso rilevate il tempo che avete impiegato per dire il nome del colore con cui è stampato ogni termine della colonna B. Ripetete anche per i colori delle stampe delle colonne C e D. Adesso confrontate tutti i tempi.

Quello che riscontrerete è che i tempi di risposta si allungano per la colonna C, vale a dire per quella in cui i termini sono nomi di colori e il colore della stampa non coincide con quello scritto. Sicuramente avrete notato anche che, mentre cercavate di dire in che colore erano stampati i nomi dei colori nella colonna C, eravate tentati di rispondere con il termine letto, invece di dire quello richiesto, e che vi siete dovuti faticosamente inibire.

Gli stimoli della terza colonna interferiscono con l’esecuzione del compito richiesto, dando vita al cosiddetto effetto di interferenza di Stroop.

In che cosa consiste? Nell’esperimento di Stroop accade che chi sta eseguendo il compito si trova nella situazione di non poter fare a meno di leggere il nome del colore che vede scritto, anche se il compito richiede di limitarsi a dire il nome del colore dell’inchiostro.

Si verifica pertanto un automatismo che interferisce con la capacità di pensare e di pronunciare il nome corretto. Perché si verifica questo effetto? In linea generale, la mente umana si è evoluta in modo da favorire l’adattamento all’ambiente, e di conseguenza la sopravvivenza. Per questo motivo si è sviluppata la capacità di eseguire in modo automatico i compiti quotidiani, di modo che l’attenzione e gli altri meccanismi cognitivi (soprattutto la memoria di lavoro) potessero impegnarsi in attività più creative o occuparsi di eventuali situazioni di emergenza.

Tra questi compiti routinari può rientrare anche la lettura ad alta voce di nomi o il riconoscimento di semplici stimoli. Più si pratica quell’attività, più diventa routinaria, vale a dire più “automatica”. Alcune volte questo automatismo diventa così forte che alcune attività diventano “obbligate”, per cui non si può fare a meno di metterle in atto. Ed è quello che capita quando ci viene chiesto di eseguire un compito come quello dell’esperimento di Stroop.

Un altro esempio classico di automatismo è guidare l’auto. Quando stiamo imparando a guidare, dobbiamo concentrarci completamente su questo compito, per cui tutta la nostra attenzione è rivolta all’auto e alla strada.In questa fase di apprendimento, se ci venisse chiesto di guidare e allo stesso tempo condurre una conversazione sensata, avremmo qualche difficoltà o non riusciremmo proprio a fare un discorso scorrevole e dotato di senso.Man a mano che si procede con la pratica, la maggior parte delle azioni necessarie per guidare diventano automatiche. Adesso da esperti guidatori, se il passeggero vi chiedesse “cosa ne pensi di ‘Game of Thrones‘?” sarete in grado di rispondere in maniera appropriata, magari argomentando, e allo stesso tempo condurvi sani e salvi a destinazione.

Che fortuna avere una mente così!

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Valentina Freni

Bibliografia:

  1. P. Gray, Psicologia. Zanichelli 2008;
  2. C. M. MacLeod, Half a century of research on the Stroop Effect: An integrative review. Psychological Bulletin, 1991;
  3. C.M. MacLeod e P.A. MacDonald, Interdimensional interference in the Stroop Effect. Elsevier 2000;
  4. https://en.wikipedia.org/wiki/Stroop_effect.