L’ippogrifo: quando gli antichi mischiavano animali peggio degli alcolici
Difficoltà

Rappresentazione dell’ippogrifo 
[immagine di LadyofHats – Opera propria, CC0, da Wikipedia]

Sì, lo so, lo so: tutti voi conoscono la figura dell’ippogrifo per via di Fierobecco, il simpatico volatile apparso nel terzo episodio della celeberrima saga di Harry Potter.

Prima però di farvi dire da Silvia cosa racconta la Rowling di questo pseudopennuto nel suo universo popolato da gente che va in giro senza naso e bamboccioni che lo faranno sapere a loro padre, lasciatevi raccontare come nasce e si evolve questa figura mitologica.

Le prime tracce certe di racconti in cui compare l’ippogrifo risalgono al periodo dell’Antica Roma: Luciano di Samosata, autore di origini siriane trapiantato fra i sofisti ateniesi del II secolo dC, descrive questi animali come bestie dal corpo di cavallo, mentre testa, ali e probabilmente zampe anteriori di aquila.

Qualcuno di voi potrebbe chiedersi perché mai inventarsi un animale simile: dopo 5 anni di liceo classico, posso dirvi che i greci avevano non solo una grande fantasia, ma anche un’immensa propensione per la creazione di figure che potessero rappresentare la “migliore fusione” di due o più specie, figure che avessero in sé il meglio dei mondi che andavano ad unire.

Nel suo romanzo “La Storia Vera”, Luciano di Samosata ne parla quando i protagonisti, finiti sulla Luna, vengono catturati da questi giganti piccioni equini (sì, mi diverto a trovare tutti i soprannomi più stupidi possibili) per essere portati al cospetto del Re della Luna che è in guerra con il Re del Sole per la conquista di Venere.

Capite che in una vicenda simile animali mezzi cavalli e mezzi aquile siano la parte più normale.

Nel suo magistrale “L’Orlando Furioso”, Ariosto sceglie l’ippogrifo come impareggiabile destriero, essendo in grado di volare veloce come un fulmine e risultando più docile di un grifone.

Date le mie reminescenze di Zoologia, mi chiedo se gli antichi si fossero mai posti il problema del “miscuglio anatomico” da loro creato: per volare l’ippogrifo dovrebbe avere le ossa a struttura cava degli uccelli, che conferiscono leggerezza e resistenza all’animale, ma non so se queste potrebbero sostenere la massa muscolare di un animale come il cavallo…

Che la Rowling abbia saputo fare di meglio? Lasciamocelo spiegare da Silvia!

La nostra Matilde ci ha brillantemente dato un quadro storico di questa magica creatura ibrida. Come già da lei anticipato, Fierobecco è un po’ aquila e un po’ cavallo (“sa solo quello che non è” [Citazione coltissima]): ha le zampe anteriori di un uccello, le ali e la testa di un’aquila, il corpo, le zampe posteriori e la coda di un cavallo.

Secondo il libro di Newt Scamander “Animali Fantastici e Dove Trovarli”, Fierobecco è carnivoro, mangia insetti, uccelli e piccoli animali.

Quindi io e Matilde ci siamo chieste: anche il suo apparato digestivo è una combinazione tra aquila e cavallo?

Secondo varie fonti, Fierobecco ha bisogno della forza dello stomaco di un’aquila per digerire la carne cruda che mangia ma, allo stesso tempo, il suo stomaco deve essere anche relativamente piccolo per evitarne la marcescenza.

Probabilmente ha anche lo stomaco trituratore degli uccelli, che prende il nome di “ventriglio”. Nella saga di Harry Potter non mangia erba quindi non risulta necessaria la presenza di microbi nell’intestino per rompere la cellulosa.

Ora vi lancio la bomba: avete presente la scena in cui Hagrid mostra Fierobecco per la prima volta durante la lezione di Cura delle Creature magiche?

Sì, quella in cui Draco Malfoy fa una figura di cacca.

Ecco, parlando di cacca… Poco prima del famoso inchino di Harry Potter, Fierobecco ci lascia un bel ricordino marrone fumante!!

Non ci credete? Guardate qui:

L’ipotesi quindi è che Fierobecco debba avere un sistema escretore analogo a quello proprio dei cavallo. Tuttavia, sempre secondo Newt Scamander, l’ippogrifo si riproduce come un oviparo, cioè depone le uova. Ora, la domanda sorge spontanea. Come fa a deporre le uova?

Nel mondo reale, solo un mammifero è in grado di farlo: l’ornitorinco. Per essere precisi, gli ornitorinchi sono dei monotremi, cioè dei mammiferi che depongono le uova.

Ma non è l’unica caratteristica che li rende simili ai rettili! Sono anche dotati di una cloaca, quella parte posteriore del corpo in cui confluiscono l’apparato urinario, digerente e riproduttivo.

Come fa, dunque, Fierobecco, a espletare i suoi bisogni come un mammifero e a deporre le uova come un uccello? Ha una cloaca?

Ma sì sa, qui non siamo nel mondo reale. Qui stiamo parlando di animali fantastici e li abbiamo trovati sulla Luna e nella saga di Harry Potter.


Silvia Achilli e Tilde

Fonti: