Manie di protagonismo – Il Pianeta sulla cresta dell’onda
[yasr_overall_rating size=”medium” postid=”2111″]

«Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.» 

[Galileo Galilei]
[di DarkWorkX, Pixabay]

Galileo Galilei lo conosciamo tutti, grandi e piccini. Quando sentiamo pronunciare il suo nome, ce lo immaginiamo là, dietro alla finestrella spalancata, nel cuore di una chiara notte agli albori del XVII secolo, gli occhietti piccoli che scrutano gli astri attraverso pannose lenti rudimentali, con tutto il rispetto per l’artigiano tedesco Hans Lippershey che naturalmente utilizzò le migliori dell’epoca per dare vita al cannocchiale.

Cosa osserva Galileo volgendo lo sguardo verso il cielo?

Per prima cosa, la Luna, con i puntini scuri che svelano le ombre dei suoi crateri e delle sue montagne.

Vogliamo poi parlare della Via Lattea? E che dire dei satelliti medicei? Fu infatti proprio il grande astronomo, fisico e filosofo pisano ad individuare per primo Io, Europa, Ganimede e Callisto, le quattro lune di Giove, nel Gennaio del 1610.

Mentre lo stupore e la sete di indagine astronomica pervadevano mente e corpo dello scienziato, c’era forse solo una cosa che ritenesse lampante e incontrovertibile: che i corpi celesti in esame fossero di forma sferica.

Fu Pitagora a proclamarlo per la prima volta e la realtà dei fatti lo confermava a Galilei ogni qualvolta i suoi occhi premevano contro quel cannocchiale, volgendosi alla volta celeste; ancora oggi, del resto è quel che possiamo appurare tutti noi, utilizzando un piccolo telescopio.

Non solo: il 24 dicembre 1968, l’astronauta William Anders, in orbita sull’Apollo 8, riuscì a realizzare una splendida foto a colori, la prima che ritraesse il nostro Pianeta blu galleggiare nello spazio nero, in tutta la sua “tonditá”.

A questo punto, per citare un noto presentatore televisivo, la domanda sorge spontanea: “alla luce delle considerazioni precedenti, come si può affermare che la terra sia piatta?”

Inizialmente la teoria in esame può interdire ma in realtà fu ed è tutt’ora accolta da un folto gruppo di seguaci.

Facciamo un rapido punto della situazione.
La nascita di questa tesi va attribuita ad un tale Samuel Rowbotham, uno scrittore inglese del XIX secolo, estimatore di canali navigabili e vie d’acqua, convinto di trovarsi nel bel mezzo di una cospirazione internazionale, avendo notato che le imbarcazioni all’orizzonte non seguivano alcuna curvatura terrestre.

Dopo la dipartita del capostipite, fu Lady Elisabeth Blount a dar struttura al filone di pensiero, costituendo l’Universal Zetetic Society.

Seguirono decenni piuttosto dispersivi: la teoria della terra piatta passò sotto silenzio. A circa metà del XX secolo, venne riesumata grazie alla Flat Earth Society, ad opera di un certo Charles K. Johnson

A questo punto, il nodo che desidererei sciogliere è di natura psicologica e più generalista: come si spiega l’esistenza di un’ipotesi in netta contraddizione con quanto dimostrato da Galilei, Anders e molti altri illustri luminari?

La maggior parte di noi non ha mai avuto (né mai avrà probabilmente) l’opportunità di osservare il pianeta Terra dallo spazio. Ci sono giunte però numerose immagini del nostro geoide ripreso dall’universo.

Che motivo si avrebbe di credere che tali fotografie e documentazioni siano una messa in scena atta a confonderci e ingannarci? Quale potrebbe essere lo scopo di tale raggiro?

Queste e molte altre sono le domande poste alla dottoressa Valentina Freni, psicologa, che ci ha fornito degli ottimi spunti di riflessione: “Le ragioni possono essere molteplici e differire da individuo a individuo, a seconda dell’educazione ricevuta e del grado di propensione all’ampliamento delle proprie conoscenze. Inoltre, bisogna tener presente che il nostro pensiero funziona per euristiche, siamo continuamente alla ricerca delle spiegazioni più semplici possibili che aderiscano alla nostra esperienza di realtà. Ora, è difficile che nel nostro piccolo si riesca a percepire la Terra come una sfera, mentre la visione dell’orizzonte piatto è semplice e immediata. È da considerare anche il fenomeno sociologico ingroup/outgroup: se un gruppo di individui viene percepito come “superiore” rispetto agli altri, vi si aderisce e ne si assumono i connotati in maniera identificativa. È questo il meccanismo alla base della teoria di Tajfel sulla nascita dei pregiudizi”.

C’è dell’altro su cui vale la pena porre attenzione.“Quando ci si trova a confrontarsi con teorie e idee differenti, se non talvolta opposte, non si può tralasciare ‘l’effetto Dunning-Kruger’ ”.

Il professor Dunning della Cornell University in America e il suo miglior allievo Kruger, intuirono e in seguito dimostrarono come spesso sovrastimiamo le nostre capacità e competenze, convincendoci così di capire qualcosa, senza accorgerci che non disponiamo degli strumenti cognitivi e percettivi per farlo.

In altre parole, abbiamo bisogno di stimarci, di sentirci in gamba, capaci, e questa volontà spesso ci rende ciechi di fronte ai nostri limiti.

Alla fine di tutto questo gran miscuglio di ricordi ed elucubrazioni, l’unica cosa che conta è che Galileo sia esistito e che fortunatamente avesse una gran voglia di scoprire le leggi che governano il mondo: noi possiamo anche concederci il lusso di pensare di passeggiare su di una Terra piatta.

Dopotutto, non saremo né io né voi a cambiare la verità delle cose, non credete?


Doriana Donno
Dopo il corso di Laurea in Letteratura e Filosofia nel 2011 a Milano, Doriana approda con la famiglia in terra elvetica, dove veste i panni di una segretaria super organizzata in una piccola azienda di informatica, ma pratica quotidianamente la filosofia per passione e vocazione. Nutre un profondo interesse per ogni aspetto della vita, in particolare si dedica ad uno studio continuo dei temi antropologici e sociologici.

Fonti:

  1. Fabrizio Gennari, La terra non è una sfera – Morfologia terrestre, Edizione 2019 (Ristampa);
  2. Lorella Congiunti, Soggetto del Sapere e Scienze Moderne – Il «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo» di Galileo, Edizione Kakà Book 2005;
  3. Cavasinni, Massai, Spandre, L’universo di Galileo. L’universo oggi, Edizioni Plus 2010.