PLACENTA CAPRICCIOSA
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[da https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/problemi-di-salute-delle-donne/complicanze-della-gravidanza/distacco-della-placenta]

Oggi vi voglio parlare della nostra primordiale fonte di nutrimento.. la placenta! E’ infatti l’annesso che collega il feto in sviluppo alla parete uterina per consentire scambi metabolici e gassosi, oltre a produrre ormoni; è formata da una porzione di origini materne costituita dall’endometrio uterino modificato, detto decidua, e da una porzione di origini fetali formata dai villi coriali, prolungamenti molto vascolarizzati generati dallo strato di cellule embrionali più esterno, detto corion. Al termine del loro differenziamento i villi coriali sono vascolarizzati internamente ed immersi in lacune sanguigne colmate di sangue materno, infatti il sangue materno e quello fetale non si mescolano, ma si scambiano sostanze attraverso le pareti dei villi (barriera placentare). Feto e placenta comunicano quindi tramite il cordone ombelicale (formato da arterie ombelicali che trasportano sangue ossigenato al feto, e vena ombelicale), mentre la madre comunica direttamente con la placenta tramite queste lacune ripiene di sangue.

La posizione della placenta nell’utero, dipende da dove si impianta l’embrione e può trovarsi quindi fisiologicamente adesa alla parete anteriore, posteriore, lateralmente o sul fondo (zona apicale). 

Ma cosa succede se si inserisce in una posizione sbagliata? Parliamo in questo caso di placenta previa, che si inserisce cioè parzialmente o totalmente sul segmento uterino inferiore, andando a ricoprire l’orifizio uterino interno (si distingue in laterale, marginale o centrale a seconda della distanza dal bordo dell’orifizio). Tra i fattori di rischio per questa condizione, troviamo l’età sopra i 35 anni, l’aver avuto altre gravidanze, un pregresso taglio cesareo o altro tipo di chirurgia sull’utero, il fumo.

Interessa un caso su 200-300 parti, si diagnostica con ecografia a partire dalla 25esima settimana di gestazione e si manifesta con un’emorragia esterna nel terzo trimestre di gravidanza, improvvisa, di colore rosso vivo e non accompagnata da dolore, che cessa spontaneamente ma tende a recidivare. Essa dipende dal mancato adattamento della placenta, che è inestensibile, al fisiologico allungamento dell’ istmo uterino, che è invece estensibile e forma una sorta di coppa in vista del parto, intorno alla 30esima settimana di gestazione.

Quali sono i rischi? Per la madre emorragia o sepsi post-partum, per il feto una nascita pre-termine (prima di 37 settimane di gestazione), presentazione anomala (il feto non è correttamente posizionato nel canale del parto) , ritardo di crescita, sofferenza o morte fetale.

Cosa fare? Se ci troviamo prima della 35esima settimana di gestazione e la perdita non è imponente, allora si attende, ricoverando la paziente per poterla monitorare e somministrando eventuale trasfusione di sangue oltre a farmaci corticosteroidi (necessari all’induzione della maturità polmonare fetale) e tocolitici (inibitori delle contrazioni uterine). Dopo la 35esima settimana e/o in presenza di forte emorragia, si ricorre immediatamente al taglio cesareo.

Questa condizione è però da distinguere rispetto ad un’altra importante causa di sanguinamento nel terzo trimestre di gravidanza: il distacco intempestivo di placenta normalmente inserita. Ha gli stessi fattori di rischio della placenta previa, con l’aggiunta dell’ipertensione cronica e il diabete (una crisi ipertensiva può essere infatti una causa scatenante). Si manifesta con emorragia esterna (o solo interna) di sangue rosso scuro accompagnata da un forte dolore di tipo trafittivo. Si distingue dalla previa solo utilizzando un ecografia transvaginale, anche se la presenza del dolore ci fa già sospettare un distacco. E’ una condizione pericolosa che può comportare per la madre shock ipovolemico, coagulazione intravasale disseminata o morte fetale nel 30% dei casi. Richiede un attento monitoraggio e il ricorso al taglio cesareo in urgenza se le condizioni sono instabili e si è oltre la 32esima settimana di gestazione.


Margherita Capasso

Fonti