Ciao a tutti.
Mi chiamo Matilde, Tilde per tutti quanti.
Fino ad un certo momento della mia ridicola esistenza, ho vissuto felice nella mia beata ignoranza, poi ho iniziato a studiare Farmacologia.
E così ho iniziato a odiare il pompelmo.
Il pompelmo è un agrume – cugino di limoni, arance e mandarini – ricco di vitamina C e tante altre molecole antiossidanti che fanno bene alla nostra salute, come la naringenina.
Esso è frutto (ok, perdonatemi: non ho resistito) di un incrocio effettuato dall’uomo tra il Pomelo e l’Arancio Moro, quindi non esiste originariamente in natura.
Ricchissimo di acqua e con pochissime calorie, è un alimento davvero perfetto per la nostra dieta.
Se non fosse un gran bastardo.
Il pompelmo, infatti, ADORA fare balotta (per i non appartenenti al popolo eletto di Bologna: fare balotta = stare in compagnia) con le cellule epatiche (cioè le cellule del fegato).
E che ci combina?
Beh, niente di particolare… Quel bastardo inattiva gli enzimi necessari per metabolizzare farmaci e nutrienti, alterandone così gli effetti.
Come? (In che senso, direte voi)
Non voglio fare un trattato di biochimica e farmacologia – anche perché sarebbe qualcosa di penoso – ma in linea generale vi basti sapere che alcune molecole contenute nel pompelmo (come la naringerina sopracitata o le furanocumarine) si legano ad un enzima membro della grande famiglia dei Citocromi P450, presente appunto nelle cellule epatiche, riducendo quello che viene definito effetto di primo passaggio: buona parte dei farmaci che assumiamo per via orale prima di entrare in circolo e “fare effetto” viene assorbita dal tratto gastrointestinale, “rielaborata” dal fegato e poi “spedita al destinatario”.
Bene.
Grazie al pompelmo, non avviene nulla di tutto ciò.
Ma chi sono gli xenobiotici (ovvero le sostanze esterne al nostro corpo da noi assunte) che risentono di tutto ciò?
Lasciate che vi faccia qualche esempio:
- alcol e fumo. Eh già, bere pompelmo peggiora gli effetti di queste sostanze;
- statine, causando problemi muscolari ed emicranie;
- antibiotici, aumentandone la tossicità;
- antiansiolitici, potenziandone gli effetti;
- antistaminici, causando aritmia cardiaca;
- calcioantagonisti, causando tachicardia e pressione bassa.
E questi sono solamente alcuni!
Con questo non sto assolutamente dicendo che non dovreste mai e poi mai mangiare un pompelmo o berne il succo per dissetarvi, ma che è importante prestare molta attenzione alle eventuali terapie farmacologiche a cui si è sottoposti, per evitare di stare molto male.
Solitamente, una volta assunto, il pompelmo può causare gli effetti sopra descritti per circa 24 ore, per cui, orologio alla mano, non dovrebbe essere difficile gestirsi!
Per me, comunque, il pompelmo rimane un gran bastardo.
–
Tilde
Fonti e approfondimenti:
- https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/attenti-al-pompelmo-se-si-assumono-certi-farmaci;
- https://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/pompelmo.html;
- Farmacologia generale e clinica, Katzung, Trevor et al;
- I principi di biochimica di Lehninger, Nelson e Cox.
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Ricordo quando prendevo la pillola anticoncezionale che fosse indicato di non mangiare pompelmo o berne il succo perché poteva ridurne gli effetti!
Menomale che il pompelmo è aspro e non mi è mai piaciuto.