Ricordi distorti – L’influenza delle suggestioni
[di Lance Grandahl, da Unsplash]

Come già illustrato in un precedente articolo, la memoria non è una fotografia esatta della realtà.

La formazione dei ricordi non è un processo passivo in cui si registra fedelmente l’informazione, ma è un processo attivo di costruzione guidato anche dalle conoscenze generali della persona, dalla sua intuizione sul funzionamento della realtà, da stimoli o indizi presenti nel contesto. 
Inoltre, sappiamo anche che la memoria può essere influenzata da suggestioni o dell’immaginazione stessa.

Fino agli anni 80’, quando numerosi studi sulla memoria hanno prodotto i risultati oggi conosciuti, negli Usa, si registravano molti casi di bambini o adulti che affermavano di ricordare di essere stati vittime di eventi mai accaduti realmente, o durante una terapia o durante interrogatori e audizioni.

Per far fronte a tutto questo, ci si è iniziati a chiedere se il modo in cui venivano poste le domande o venivano fatte affermazioni su una certa situazione o evento, potesse influire sulla costruzione di un falso ricordo.
Uno dei più celebri esperimenti nel campo della memoria e dei falsi ricordi, è quello elaborato negli anni 70′ dalla psicologa americana Elisabeth Loftus e dal suo team di ricercatori.

L’esperimento consisteva nel mostrare ad un gruppo di adulti un filmato di un incidente stradale tra due auto.Al termine del filmato, i ricercatori chiedevano ad alcuni dei soggetti di “valutare la velocità delle auto durante lo scontro”, ad altri invece di “valutare la velocità al momento dello schianto”.

Venivano utilizzate quindi parole simili ma con leggere sfumature semantiche diverse.I soggetti che avevano ascoltato la parola schianto tendevano a considerare la velocità molto più elevata rispetto ai soggetti coi quali era stato utilizzato il termine scontro.
Dopo circa una settimana i soggetti furono nuovamente testati, ma questa volta venne chiesto loro di rievocare il filmato e dire se ricordassero di aver visto dei vetri rotti.

I “soggetti schianto” risposero di aver visto vetri rotti, anche se non venivano mostrati nel video, in maggior numero rispetto ai “soggetti scontro“.

Da questo esperimento, è emerso come i ricordi possano avere maggior probabilità di essere distorti se un’informazione viene suggerita in maniera ingannevole.

Durante un colloquio, un abile ma prevenuto intervistatore, può favorire il suggerimento erroneo ripetendolo con persistenza, in modo vago ed equivocabile o in modo che sia coerente con la ricostruzione dei fatti.

Per evitare che questi meccanismi possano alterare procedimenti giudiziari, nel 1996 è stata redatta la Carta di Noto, documento che raccoglie le linee guida per l’indagine e l’esame psicologico del minore, nato dalla collaborazione interdisciplinare di magistrati, avvocati, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, criminologi e medici legali, nel corso del Convegno “Abuso sessuale di minore: ruoli e responsabili “.

La Carta, tutt’ora considerata valida, è stata riaggiornata nel 2002 sulla base delle successive scoperte scientifiche nel campo della memoria.

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Valentina Freni

Psicologa clinica e dell’età evolutiva, fin da piccola appassionata a Super Quark e al funzionamento della mente umana.