“Ormai, sei parte di me!”
… Quante volte lo abbiamo detto alla nostra dolce metà, in senso figurato e con quel tocco di romanticismo. Invece, c’è chi può dirlo per davvero.
Di cosa parliamo?
Il trapianto è la sostituzione nel corpo di un individuo di un organo malato, non più funzionante (insufficienza d’organo), con uno sano e funzionante, prelevato da un altro individuo. Il ricevente è un malato che vive una vita con una limitata aspettativa o una qualità fortemente ridotta, iscritto in una lista d’attesa nazionale.
Per la maggior parte degli organi, il prelievo avviene da donatore deceduto, ma ci sono i due casi del fegato e del rene in cui il donatore può essere vivente.
Uno dei maggiori ostacoli è il rischio di rigetto: la reazione attraverso la quale il sistema immunitario del ricevente riconosce come estraneo l’organo trapiantato.
È necessario quindi che tra ricevente e donatore ci sia “somiglianza biologica” ossia compatibilità di gruppo sanguigno e di un insieme di molecole altamente variabili (dette HLA) espresse sulla superficie delle cellule, che vengono utilizzate dal sistema immunitario per identificare queste come proprie (self) o estranee (non-self).
Ecco perché trovare un donatore compatibile non è affatto semplice!Il trapianto può riguardare: organi vitali (rene, cuore, fegato, polmone, pancreas, intestino), frammenti di tessuto (cornea), segmenti di vasi (oppure di ossa, ghiandole surrenali o pancreas), tessuti rigenerabili midollo osseo, pelle)
Pillole di storia
La possibilità di prolungare la vita attraverso la sostituzione di organi o tessuti malati con organi e tessuti sani, prelevati da soggetti appartenenti alla stessa specie (allotrapianto) o a specie differenti (xenotrapianto), ha stimolato la fantasia popolare da sempre. Se ne trova traccia nella mitologia, in numerose leggende e in rappresentazioni artistiche.
La nascita dei trapianti viene fissata dalla tradizione nel III secolo d.C., quando i santi Cosma e Damiano compirono il miracolo di sostituire la gamba del guardiano del tempio a loro dedicato, andata in cancrena, con quella di un uomo etiope deceduto poco prima, come rappresentato nell’immagine qui sotto.
La storia scientifica dei trapianti d’organo, invece, ha inizio nel 1902, quando il chirurgo francese Carrel mise a punto la tecnica per congiungere due vasi sanguigni (anastomosi) che permise i primi trapianti di cuore e di rene su animali. Il primo ostacolo che questi pionieri dovettero affrontare fu il rigetto: l’organismo ospite rifiutava i tessuti e gli organi estranei.
Durante la II Guerra Mondiale, il dottor Medawar, eseguendo innesti cutanei in pazienti gravemente ustionati nei bombardamenti di Londra, dimostrò che l’incompatibilità era di origine genetica.
I risultati di questi studi portarono l’équipe del Prof. Murray il 23 dicembre 1954 ad eseguire a Boston il primo trapianto di rene da donatore vivente fra gemelli identici (isotrapianto), intervento che gli valse, insieme ai successivi, il premio Nobel per la Medicina nel 1990.
In realtà, il primissimo tentativo, era stato del chirurgo ucraino Voronoy che nel 1933 aveva trapiantato un rene da cadavere, ma il suo paziente morì solo 48h dopo.
Nel 1963 furono eseguiti il primo trapianto di fegato dal Prof. Starzl e il primo di polmone dal Prof. Hardy. Nel 1966 i Prof. Kelly e Lillehei eseguirono il primo trapianto di pancreas e nel 1967 il Prof. Barnard il primo cuore, a Città del Capo.
Da allora, la storia ha fatto passi da gigante, giungendo al 1999 con il primo trapianto di mano e al 2005 con il primo trapianto di faccia, entrambi eseguiti in Francia.
Qualche numero
Secondo l’ultimo report italiano, il trend delle donazioni e dei trapianti è in ascesa, con 3718 trapianti (di cui 2117 di rene) nel 2018 e un aumento delle donazioni del 25% negli ultimi 4 anni (1680 donatori nel 2018).
In particolare, è boom di dichiarazioni di volontà alla donazione: la rete nazionale trapianti, non ne ha mai raccolte così tante come nel 2018: circa 4 milioni e mezzo di registrazioni, di cui l’80% ha espresso il proprio consenso alla donazione… Evviva!
Come scegliere la donazione? Potete farlo presso il vostro Comune al rilascio o rinnovo della carta d’identità, presso la vostra ASL o iscrivendovi all’associazione AIDO.
Quando si esegue il prelievo degli organi da donatore deceduto?
Si devono riscontrare due condizioni: la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo (morte encefalica) e la non opposizione espressa in vita dal soggetto o dai familiari aventi diritto.
L’accertamento di morte può avvenire secondo due criteri: quello neurologico o quello cardiocircolatorio, a seconda della modalità con cui è avvenuta la morte.
Nel primo caso un’equipe di 3 specialisti accerta per almeno 6 ore la persistenza delle condizioni previste dalla legge (stato di incoscienza, assenza di respiro spontaneo e reattività dei nervi cranici, assenza di attività elettrica cerebrale); nel secondo caso un ECG deve registrare per non meno di 20 minuti, un’attività elettrica cardiaca assente.
E in quanto tempo deve avvenire l’impianto?
Ogni organo ha un cosiddetto tempo di ischemia che non deve essere superato. Per i reni è pari a massimo 48 ore, ma scende a 12 ore per il fegato e 6 ore per cuore e polmoni.
La difficoltà di conservazione a lungo termine degli organi umani, deriva dal danno tissutale (più o meno esteso) che si instaura quando vengono crioconservati.
A tal proposito, è in fase di sperimentazione presso alcuni ospedali di Londra, un macchinario ideato dall’Università di Oxford, di nome OrganOx che è in grado di preservare un fegato al di fuori del corpo per 24 ore.
L’organo infatti, mantenuto alla temperatura corporea e perfuso con sangue ossigenato, riprende il suo colorito e ricomincia a produrre la bile, proprio come se si trovasse in un corpo umano.
Se volete saperne di più, a proposito della tecnica chirurgica (sapete ad esempio che nel trapianto di rene, il rene ‘vecchio’ viene lasciato in sede, e il nuovo viene posizionato in un’altra zona?) o della grande sfida contro il rigetto, fatecelo sapere nei commenti… E continueremo a parlarne.
Stay Tuned and Let’s Donate!
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Margherita Capasso Studentessa in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi de L’Aquila. Le mie più grandi passioni: la nutella, lo sci, avere tra le mani una carta d’imbarco Ryanair.
Fonti:
- https://www.aido.it/;
- Dionigi R. “Chirurgia” – V edizione 2016.