In quanti modi si possono ordinare zero oggetti?
Può sembrare una domanda trabocchetto, o addirittura una domanda senza senso, ma si tratta invece di un caso in cui una generalizzazione matematica permette di dare una risposta e un’intuizione.
Partiamo dalle basi: se abbiamo un oggetto solo, c’è un solo modo per ordinarlo: mettere quell’oggetto sul tavolo, quindi il numero di possibili ordinamenti (p.o.) di un oggetto è uno
# p.o. (1) = 1
Con due oggetti (una mela e una pera), abbiamo due modi: mela-pera e pera-mela
# p.o. (2) = 2
Con tre oggetti (mela, pera, banana), abbiamo sei modi! Questo perché abbiamo tre scelte per il primo frutto, e per ognuno di questi, abbiamo due possibili scelte per il secondo. Il terzo invece è obbligato: l’unico rimanente
# p.o. (3) = 3 · 2 · 1 = 6
Abbiamo quindi che i possibili ordinamenti di n oggetti si possono ottenere con una formula molto semplice: abbiamo n scelte per il primo oggetto, n-1 per il secondo, n-2 per il terzo e così via
# p.o. (n) = n · (n-1) · (n-2) · … · 2 · 1
C’è un nome per questa operazione: il fattoriale, indicato con un punto esclamativo dopo il numero
# p.o. (n) = n!
Questa funzione è estremamente importante in diversi ambiti della matematica, ed è per questo stata studiata molto nel corso degli anni. Una delle cose “scoperte” è che si può anche calcolare il valore di 0!
0! = 1
ma visto che il fattoriale rappresenta il numero di possibili ordinamenti… questo significa che abbiamo un modo di ordinare zero oggetti? Beh… SÌ. Questo modo è quello di non mettere nulla!
Michele Ginesi
Recensione “Salute a tutti i costi” di Nicole Ticchi: Un saggio brillante e accurato sulla sostenibilità della ricerca farmaceutica
Salute a tutti i costi tratta l’ampio e variegato tema della sostenibilità nella ricerca farmaceutica mettendo al centro una delle relazioni più scontate ma anche più difficili: quella tra noi e l’ambiente. Il percorso, in cinque capitoli, esplica chiaramente che ogni necessità umana richiede dispendio di energia, produzione di rifiuti e un certo grado di inquinamento.
L’autrice, Nicole Ticchi, ci guida dietro le quinte della ricerca scientifica per mostrare tutto ciò che da fuori non si nota: i processi di sintesi, l’accesso ai farmaci, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivano.
Sfogliando le pagine, risulta sempre più evidente che la scienza, affinché sia sostenibile, deve mirare a eliminare il superfluo anche nel microscopico perché niente è gratis: per esempio, processi di reazione lunghi che necessitano diversi passaggi di purificazione dei prodotti e utilizzo di diversi solventi comportano un inevitabile dispendio di tempo, energia e materie prime.
La riduzione del superfluo è, quindi, uno dei punti cardine per una discussione seria e ragionata.
A complemento, non poteva mancare un’esaustiva panoramica su come e quando la sicurezza ambientale ha preso posto all’interno della discussione sulla sicurezza della salute umana. Infatti, da un certo momento in poi della storia, la valutazione del rischio di un farmaco ha iniziato a tenere conto anche degli eventuali danni causati all’ambiente ed elementi come la persistenza, il bioaccumulo e la tossicità hanno iniziato ad avere un certo peso.
Ma non solo: nel corso del tempo e soprattutto in alcune aree geografiche, le leggi a tutela dell’ambiente sono diventate più attente e restrittive, a partire da quelle relative allo smaltimento dei rifiuti fino al controllo degli scarichi e delle emissioni.
Il quadro sulla sostenibilità della ricerca farmaceutica è rifinito da una buona quantità di dati e di riferimenti bibliografici utili a completare un puzzle non poco intricato.
La scrittura fluida, chiara e a tratti ironica rende questo libro intelligente e stimolante nonché un ottimo esempio di divulgazione scientifica.
Francesca A. Frassino
Vorrei… ma non leggo!
Le pieghe del bugiardino scorrono interminabili sotto i nostri occhi e la lista delle reazioni avverse.. anche! La voglia di ripiegarlo (non senza una crisi di nervi!) restando ignari su quello che potrebbe succedere assumendo quel medicinale, è forte. Ma diamo qualche definizione per capire perché è importante conoscere e segnalare reazioni avverse, per migliorare la nostra sicurezza e quella di tutta la collettività.
Cos’è una reazione avversa? E’ un effetto nocivo e non voluto, conseguente all’uso di un medicinale. E’ possibile classificarla come “nota” se presente nell’ apposita sezione del foglietto illustrativo, oppure “non nota” se assente. Si definisce inoltre “grave” quando causa morte, ospedalizzazione o prolungamento della stessa, invalidità grave o permanente, mette in pericolo la vita del paziente, comporta un’anomalia congenita o un difetto alla nascita.
Chi deve segnalare una reazione avversa e perché? Non solo gli operatori sanitari! Secondo l’ultima normativa europea, a tutti i cittadini europei è richiesto di segnalare una sospetta reazione avversa. E’ un gesto impattante per la salvaguardia della salute pubblica: è stato stimato che il 5% di tutti gli accessi in ospedale sono dovuti a reazioni avverse (ADRs), che il 5% di tutti i pazienti già ricoverati in ospedale presenta una ADR, che le ADRs sono al quinto posto tra le cause di morte in ospedale.
Come segnalare? È possibile segnalare una sospetta reazione avversa in tre modi: tramite il sito AIFA, oppure inviando tramite email un’apposita scheda di segnalazione al proprio centro regionale di Farmacovigilanza o direttamente al titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto medicinale, ovvero l’azienda farmaceutica. La maggior parte delle aziende ha un apposito form da compilare sul proprio sito web oppure un’apposita linea telefonica dedicata alla farmacovigilanza, da contattare.
Tutte le segnalazioni convergono in un sistema di raccolta europeo chiamato EuDraVigilance, tramite il quale è possibile monitorare la sicurezza dei farmaci ed identificare eventuali segnali di allarme. Pronti a fare la nostra parte?
Margherita Capasso
Alla ricerca del sapone anti-zanzare
[Figura 1: Una zanzara appoggiata su un fiore.
Questi insetti si nutrono anche di pollini e nettari.]
Giornate che si allungano, caldo, feste in piscina e gambe che si ripropongono come cantava Max. L’arrivo della bella stagione risveglia la voglia di uscire e godersi l’aria aperta.
Un generale entusiasmo puntualmente frenato dall’arrivo delle zanzare (vedi la figura) sempre pronte a banchettare sulla nostra pelle, portando a fastidiose reazioni e, in alcuni casi, a malattie che sarebbe simpatico evitare.
Ridurre le punture: si può?
Posto che le lozioni a base di dietiltoluamide o icaridina sono raccomandate, specie in zone calde e vicine a corsi d’acqua, una recente ricerca riguardo le preferenze olfattive delle zanzare offre una nuova possibilità di difesa.
Premessa importante: ognuno di noi ha un proprio odore, derivante dalla produzione di determinati composti chimici. Questo può però variare anche a seconda del sapone che utilizziamo per lavarci; la combinazione che ne segue può renderci più o meno “appetibili”.
Secondo i risultati di uno studio condotto dal Virginia Polytechnic Institute, le zanzare sono maggiormente attratte dalle essenze floreali, mentre sembrano evitare il profumo del cocco.
Va detto che non esiste una regola generale. Sta a noi scoprire, per questo scopo, qual è il detergente che, combinato al nostro odore naturale, risulti in una fragranza che sia gradevole e protettiva insieme, senza trasformarci ogni volta in uno street food per piccoli insetti ematofagi.
Davide Ghisi
Fonti:
- https://www.prevention.com/health/a43863971/different-soaps-may-make-you-more-attractive-to-mosquitoes/
- https://eu.usatoday.com/story/news/health/2023/05/11/soaps-that-attract-mosquitoes-study/70207924007/
- https://www.medicalnewstoday.com/articles/washing-with-different-soaps-could-make-you-more-or-less-attractive-to-mosquitoes#Moving-forward