Zooniverse

Far ricerca accademica anche se si fa altro nella vita

Quanti di noi da bambini proclamavano a gran voce che sarebbero diventati astronauti? 

Dopo aver visto Indiana Jones, invece, la carriera prescelta diventava quella dell’esploratore o dell’archeologo. Con Jurassic Park ovviamente ci si convertiva alla paleontologia… anche se viene da chiedersi come facciano bambini di 8/9 anni anche solo a pronunciarla come parola!

[Credit: Lions Gate Entertainment]

Scena presa dal film Wonder (2017), dove in alcune scene la fantasia del bambino protagonista contagia la realtà, portandolo a vivere alcune piccole avventure immaginarie. 

Eppure da adulti ci troviamo circondati da dottori, avvocati, insegnanti, autisti e contabili.

C’è quindi un processo inevitabile e molto diffuso che porta la maggior parte della popolazione ad abbandonare i propri sogni -così come ad evolverli- per atterrare su carriere più tradizionali.

Da una parte questo è di grande aiuto per la nostra società -fossimo tutti astronauti chi rimarrebbe giù a far andare avanti la baracca?!-, dall’altra implica che una porzione di popolazione rimane col dubbio: “E se ci avessi almeno provato?”

Ad ogni documentario sull’Antico Egitto, sugli abissi degli oceani e sul sistema solare, a molti di noi spunta il famoso diavoletto sulla spalla che ci sussurra: “quello saresti potuto essere te, se solo ci avessi provato!”.

Sostanzialmente è così che molte agenzie di viaggio sopravvivono oggigiorno: offrendo la possibilità di immedesimarci nella vita di qualcun altro per due settimane d’agosto, per poi tornare a casa con molte emozioni e foto ricordo.

La buona notizia è che per gli appassionati di scienze che provano ancora il discorso di accettazione del premio Nobel mentre si preparano ad andare in ufficio, una possibilità c’è ancora!

E’ sempre molto più raro, infatti, che una scoperta scientifica -ad esempio in campo astrofisico- venga fatta da un individuo. Piuttosto, sentiamo parlare di collaborazioni -spesso internazionali- dove centinaia di scienziati hanno unito i loro sforzi per giungere a un risultato. 

Un esempio sono la scoperta delle onde gravitazionali e la prima “foto” di un buco nero.

[Credit: Event Horizon Telescope Collaboration
Questa famosa foto del buco nero al centro della galassia M87 è stata ottenuta creando una rete di telescopi conosciuta come Event Horizon Telescope, o EHT. Questa collaborazione ha coinvolto scienziati e strutture da tutto il mondo, infatti non sarebbe stato possibile giungere allo stesso risultato con un singolo gruppo di ricerca.]

Queste collaborazioni hanno dimostrato che in tanti si può raggiungere obiettivi incredibili, ed è grazie a questo che è nato il progetto Zooniverse.

Zooniverse è una piattaforma il cui scopo è di permettere alle persone -tutti volontari con qualsiasi grado di istruzione- di assistere ricercatori professionisti in ambiti dove fare ricerca in pochi è estremamente complicato se non impossibile.

Adesso mettete subito da parte lo scetticismo e controllate pure: sono state fatte pubblicazioni scientifiche di tutto rispetto con ricerche condotte su questa piattaforma!

Tutto nasce dalla capacità che abbiamo oggigiorno di acquisire immense montagne di dati, senza però aver la capacità di processarli in tempi brevi! 

Per ora niente e nessuno batte la capacità umana di cogliere pattern e riconoscere quando qualcosa “non quadra”, e proprio per questo c’è stata la chiamata alle armi dei volontari di Zooniverse. 

Tutto iniziò nel 2007 quando gli astronomi si ritrovarono tra le mani circa 900 mila immagini di galassie della banca dati del SDSS (Sloan Digital Sky Survey). Fu chiaro da subito che assegnare la classificazione a una manciata di poveri dottorandi avrebbe richiesto troppo tempo, nonostante fosse vitale per riuscire a studiare meglio le diverse morfologie delle galassie in relazione alla loro evoluzione nel tempo.

Così nacque l’idea di chiedere aiuto “al pubblico”: noi vi spieghiamo quali sono le possibili classificazioni della forma di una galassia e poi vi mostriamo le immagini da associare a una di queste classi. Se la stessa foto viene classificata da almeno 30-40 persone diverse si inizia a raggiungere un peso statistico soddisfacente e la si può “ufficialmente” denominare!

[Possiamo immaginare questo progetto come una versione online di Gerry Scotti su “Chi vuol esser milionario?” (crediti a Mediaset)… che aiuta la ricerca!]

Il progetto fu un successo, al punto che venne riproposto in diverse modalità (solo supernovae, solo galassie in fase di collisione, solo galassie da nuovi set di dati… etc etc) e si decise di allargare a più macroaree: astronomia, fisica, medicina, letteratura, biologia etc etc.

Torniamo quindi alla riflessione iniziale di questo articolo: ogni tanto anche qualcuno che ha deciso di seguire un percorso diverso nell’arco della propria vita può arrivare a partecipare a ricerche scientifiche innovative, maneggiando dati che non sono ancora stati processati da nessun essere umano!

Ed ecco che il contabile col pallino dell’astrofotografia e l’avvocatessa appassionata di fossili possono contribuire alla vera ricerca accademica dal proprio computer, a proprio piacimento: dalla classificazione di galassie, di fiocchi di neve o al riconoscimento di globuli bianchi nel sangue di alcune scimmie… ce n’è per tutti i gusti!


Silvia Ferro

Riferimenti: