Buonanotte e polpi d’oro
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[Foto di edmondlafoto da Pixabay]

Sulle incredibili capacità cognitive dei cefalopodi sono state scritte decine di pubblicazioni che ne hanno esplorato le mirabolanti abilità, da quella di manipolare strumenti fino alle più recenti scoperte sulla loro capacità di esercitare una forma di autocontrollo nella scelta del cibo.

Da qualche tempo a questa parte spopola sui social il video di un polpo addormentato che nel frattempo si muove e cambia colore in maniera improvvisa. Da qui a descriverlo come “il polpo che sogna” il passo è stato molto breve, complice la fantasia che la specie umana ha tra le impostazioni di fabbrica.

Nel frattempo, la macchina scientifica era già in movimento da un po’ e ha portato a una scoperta molto interessante: il polpo Octopus insularis, oggetto dell’esperimento di un’equipe di ricercatori, attraversa fasi del sonno simili a quelle dei vertebrati, alternando momenti di sonno tranquillo e sonno attivo

Ma andiamo con ordine e partiamo dalle basi: il sonno. Dormire lo sapranno pure far tutti…provate però a farne materia di studio! Ancora oggi si continua ad approfondire questa particolare fase della nostra giornata, ma per quanto ci riguarda possiamo fermarci al 1953. I due scienziati Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitmansi si resero conto che durante una piccola parte del riposo la nostra pupilla si muove (fase REM, o rapid eye movement), comportamento che non si verifica nel corso del resto della dormita (fase nREM, o non rapid eye movement). Fu così che il sonno venne articolato in questi due macro-momenti che ciclicamente si alternano e che, in seguito, vennero anche declinati in svariate sottofasce. 

Si è poi scoperto che questa suddivisione del sonno è comune nei mammiferi e negli uccelli, e gli studi più recenti dimostrano che del club ormai non molto esclusivo fanno parte anche i rettili. Insomma, essere un vertebrato e  attraversare fasi distinte di sonno non fa più notizia.

Ciò che invece è stato reso noto dallo studio pubblicato su iScience, rende le cose più avvincenti: anche in alcune specie di cefalopodi (molluschi, quindi invertebrati!) è possibile riscontrare una differenza nelle fasi del sonno, distinguendosene una di “sonno tranquillo” e una di “sonno attivo”.

Durante l’esperimento, i ricercatori dovevano prima di tutto assicurarsi che gli animali stessero realmente dormendo. Per farlo, li hanno sottoposti a degli stimoli visivi e sonori. Se i polpi fossero stati in fase di veglia, avrebbero risposto immediatamente allo stimolo, cosa che invece non succedeva mentre dormivano: serviva una stimolazione molto più forte per farli reagire.

Appurato lo stato degli animali, è stato possibile distinguere due fasi distinte del sonno: la prima, detta “quiet sleep” o sonno tranquillo, in cui l’esemplare non si muove, ha le pupille contratte in una fessura, presenta frequenza respiratoria ridotta e ha la pelle di colore pallido. Durante la fase di sonno attivo, o “active sleep”, il polpo invece aumenta la frequenza respiratoria, la sua pupilla si muove e si muovono anche le braccia, contraendo le ventose. Il segno più evidente? Si attivano i cromatofori, cellule della pelle che nei cefalopodi e in altri animali causano cambiamenti di colore, per cui il polpo presenta variazioni cromatiche su tutto il corpo, in maniera randomica.

La suddivisione del sonno è stata riscontrata anche in un altro invertebrato, la seppia comune (Sepia officinalis), parente stretta dei polpi. Ora la sfida è capire quali pressioni evolutive si trovino alla base di questo processo fisiologico, che si ritrova in specie molto diverse come i molluschi cefalopodi e gli organismi vertebrati, separatesi circa 500 milioni di anni fa. È probabile, provano a spiegare i ricercatori, che fasi differenti del sonno possano essere un fattore comune a tutti i sistemi cognitivi che raggiungono una certa complessità.

I risultati suggeriscono inoltre che la fase di sonno attivo sia analoga alla nostra fase REM, cioè quella in cui sogniamo di più. 

Ed eccoci tornati al video virale e all’entusiasmo del web: è vero che anche i polpi sognano?

I ricercatori non possono sbilanciarsi più di tanto in merito ma, come chiosa Sylvia Medeiros, una delle firmatarie dell’articolo pubblicato su IScience, ciò che sappiamo è che la fase di sonno attivo dura sempre molto poco, cioè un tempo che varia da quaranta secondi ad un minuto. Per cui, se davvero i polpi sognassero, più che ad un sogno dotato di trama complessa potrebbero dare vita ad una gif o al massimo ad un piccolo videoclip.


Aurora Colangelo

La naturalista con la passione per gli aneddoti

FONTI
https://doi.org/10.1016/j.isci.2021.102223  

http://www.sci-news.com/biology/octopus-quiet-active-sleep-states-09492.html

https://www.eurekalert.org/pub_releases/2021-03/cp-oht031821.phphttps://en.wikipedia.org/wiki/Sleep