CSI nell’Ottocento
Difficoltà

Detective Conan
[Di nulladiessinelinea da Flickr, CC BY-NC-ND 2.0]

Fin da bambino sono stato un fanatico dei polizieschi. Probabilmente ho iniziato a “guardare” i gialli prima della nascita, visto che mamma non si è mai persa una puntata de La Signora in Giallo. Dall’immensa Angela Lansbury sono passato a serie TV come CSI, che spesso mi fanno un po’ sorridere. Trovo infatti surreale che attraverso una complicatissima analisi di laboratorio che dura nemmeno tre minuti fatta su un microscopico pezzo di gomma sia possibile risalire al cognome da nubile della madre dell’assassino. 

La scienza forense ha avuto nell’ultimo secolo degli sviluppi incredibili, ma le analisi di laboratorio sono processi molto lunghi e anche molto delicati, che richiedono davvero tanta esperienza, manualità e, soprattutto, molta pazienza. Ma come si faceva a indagare prima che tutto questo esistesse? Oggi vi racconto del saggio di Marsh.

Per poter comprendere come funziona il saggio di Marsh, bisogna parlare dell’arsenico. L’arsenico è l’elemento 33 della Tavola Periodica e fa parte del gruppo degli pnictogeni (per capirci, il gruppo dell’azoto). Per aggiungere macabro al macabro, il termine pnictogeno è di derivazione greca e può essere reso in italiano come “generatore di soffocamento”. L’arsenico ha numerosi usi, specialmente in elettronica, ma probabilmente la sua caratteristica più nota è la tossicità. L’arsenico e i suoi composti sono infatti tossici “un po’ per tutti”: batteri, insetti, topi e esseri umani. In molti capolavori di Agatha Christie l’arsenico è l’arma del delitto. Inodore e insapore, l’arsenico è un veleno ideale per compiere un omicidio perché risulta mortale sia per intossicazione acuta che per intossicazione cronica. 

Apparato per il saggio di Marsh
[Hugh McMuigan, Public domain, via Wikimedia Commons]

Tuttavia, mutuando una frase di un vecchissimo episodio di Detective Conan, “Non è possibile ingannare gli occhi innocenti della giustizia”. Nell’Ottocento il chimico inglese James Marsh ideò un metodo per identificare tracce di arsenico presenti nello stomaco della vittima. Ma come funziona?

Il campione viene inserito in un contenitore con zinco metallico e acido solforico. Lo zinco e l’acido solforico reagiscono producendo idrogeno gassoso secondo la reazione

H_2SO_4+Zn \rightleftharpoons H_2+Zn^{2+}+SO_4^{2-}

Se nel campione è presente arsenico, cioè se la vittima è stata avvelenata, l’arsenico e l’idrogeno producono il gas arsina

3H_2+2As \rightleftharpoons 2AsH_3

Il gas viene convogliato in una serpentina di vetro e seccato con cloruro di calcio. Alla fine del tubo è posta una candela. Se scaldata, l’arsina decompone in idrogeno e arsenico, che si deposita sulla parte fredda del tubo di vetro. Anche piccolissime tracce di arsenico producono una macchia bruna. Questo test può essere usato anche per identificare avvelenamento da antimonio, “l’inquilino del piano di sotto” dell’arsenico, cioè l’elemento immediatamente successivo lungo il gruppo. A differenza dell’arsenico, la macchia di antimonio non può essere sciolta dalla candeggina. L’ipoclorito di sodio (nome scientifico della candeggina) riesce a ossidare l’arsenico elementare ad arsenico (III) secondo la reazione

2As+5NaClO+3H_2O \rightarrow2H_3AsO_4+5NaCl

… mentre non riesce a ossidare l’antimonio.

Il saggio di Marsh non viene più usato nelle moderne indagini forensi, infatti è stato sostituito da altre tipologie di analisi. Ha dato però un importante contributo ad acciuffare un po’ di cattivi.

Case closed.


Jonathan Campeggio

A 18 anni mi sono iscritto a Chimica per produrre esplosivi e gas nervini. Sì, è tra il comico e l’inquietante, ma è vero. Dopo aver visto sia l’eleganza che il potere delle teorie, l’adolescente un po’ megalomane è diventato un chimico teorico fanatico dei video trash.

Bibliografia

  • N. N. Greenwood, A. Earnshaw, Chimica degli elementi, Piccin