Drake e l’equazione dell’amore: quando il tuo partner è un alieno
[per gentile concessione dell’autore]

Cos’è l’equazione di Drake? Dato il titolo di questo articolo, molti di voi potrebbero pensare che sia una sorta di algoritmo, ultra-moderno, usato dai siti d’incontri online, per poter individuare un partner in base ai propri interessi.

Fuochino.

L’equazione di Drake fa più o meno quanto descritto sopra ma sostituendo il sito di incontri con degli astrofisici annoiati e il possibile partner con E.T.

Sì, avete capito bene.

Ok, a voi persone normali potrebbero sembrare cose completamente diverse. 

Ma sappiate che per un fisico, una mucca è semplicemente una palla d’acqua in equilibrio termodinamico con l’ambiente. Quindi il parallelismo partner-alieno, forse, non vi sembrerà troppo campato in aria.

Questa equazione serve, fondamentalmente, per stimare quante specie aliene intelligenti possano esserci nella nostra galassia.

Ma vediamola un po’ più nel dettaglio. Eccola qui.

Sembra complessa ma, fidatevi, non lo è:

  • N è il numero di possibili civiltà extraterrestri nella Via Lattea;
  • R* il tasso annuo con cui si formano nuove stelle nella nostra galassia;
  • fp la frazione di stelle circondata da pianeti;
  • ne il numero medio di pianeti per ciascuna di queste stelle che è in grado di ospitare la vita;
  • fl la frazione di questi pianeti che effettivamente ospita la vita;
  • fi la frazione di questi che ha sviluppato esseri intelligenti;
  • fc la frazione di queste civiltà che ha sviluppato una tecnologia che gli consenta di comunicare con altri E.T, ovvero noi;
  • infine L, la durata media di queste civiltà.

Fantastico, no? Possiamo sapere realmente quanti sono gli alieni là fuori che ci osservano, magari programmando un’invasione planetaria!

Non proprio.

Diamo un po’ i numeri. Assumiamo che ogni anno nella nostra galassia si formino 3 stelle e che circa il 50% delle stelle abbia pianeti che vi orbitano attorno (R* = 3 e fp = 0,9). Ipotizziamo che ciascuna di queste abbia circa 2 pianeti in grado di ospitare la vita (ne = 2).

A livello pratico, questi parametri possono essere stimati a partire da osservazioni e da modelli teorici sulla formazione stellare. Per quanto riguarda gli altri, invece, non ne sappiamo molto.

Quanti di questi pianeti sviluppano effettivamente la vita? Non lo sappiamo. Al momento abbiamo trovato la vita solo sulla Terra (e voi direte: “Wow, che scoperta!”).

Diamo una stima non troppo conservativa e assumiamo che dei pianeti abitabili il 50% sia in grado di sviluppare vita (fl=0,5).

Quante di queste specie sono intelligenti? Facciamo l’1% (fi =0,01).

Quante sono in grado di trasmettere e ricevere segnali? Prendiamo il 10% delle civiltà (fc= 0,1).

Infine quanto vive una civiltà con questo grado di tecnologia? Coronavirus e cambiamenti climatici permettendo, prendiamo come stima 15.000 anni.

Bene mettiamo assieme i numeri e vediamo quanti E.T. ci sono là fuori.

3*0,9*2*0,5*0,01*0,1*15.000 = 40,5

Quasi 41 civiltà extraterrestri, attualmente in vita, in grado di comunicare con noi.

Se ci pensate, non sono neanche troppo poche; ovviamente queste sono solo supposizioni, perché, come detto, sulla maggior parte dei parametri abbiamo una grossa incertezza. 

In poche parole, li spariamo a caso.

Il problema di questa equazione, infatti, sta nel fatto che modificando leggermente alcuni parametri le stime cambiano drasticamente. Per esempio se assumessimo che i pianeti che sviluppano la vita sono il 15% (invece del 50%) e che solo l’1% delle civiltà sviluppa mezzi per comunicare (invece del 10%) la stima diventa:

3*0,9*2*0,15*0,01*0,01*15.000 = 1,215

E improvvisamente siamo l’unica civiltà intelligente nella nostra galassia.

L’equazione di Drake e l’anima gemella

[per gentile concessione dell’autore]

Bene, ora che ho soddisfatto la curiosità degli appassionati di E.T, passiamo a soddisfare gli appassionati a ben altre attività.

Possiamo usare la matematica per trovare un partner? Il fisico che è in me vi dovrebbe dire di prendere ciò che dico con le pinze, tuttavia il piccolo nerd che vive in me sta urlando:

“certo!!”

Sia chiaro, in quanto totale disagiato, avrei più facilità ad abbordare un alieno con sette occhi, tre nasi e un vago aspetto da medusa, invece di una ragazza, ma provare non costa nulla.

D’ora in avanti assumerò di voler cercare un partner per me stesso, quindi uomo di 26 anni eterosessuale e che odia le persone.

Cominciamo.

Al mondo ci sono circa 7,8 miliardi di persone, di queste poco meno del 50% sono donne: al 2018 le donne erano circa 3,9 miliardi.

A questo punto, diciamo che non sono interessato ad avere un partner che abbia un’età troppo diversa dalla mia. Vorrei evitare di dover raccoglierle la dentiera prima di arrivare ai 75 anni. Limitiamoci quindi alla fascia di età compresa tra i 25 e i 29 anni.

Mi dispiace, trentenni: sono troppo giovane per voi.

Circa il 7,8% della popolazione mondiale femminile rientra in questa categoria. Quindi mettendo assieme i numeri vuol dire che ho a disposizione circa 300 milioni di possibili partner.

WOW. Forse c’è speranza.

Piccolo problema. Non tutte le donne al mondo sono interessate a me. 

E non perché sono un fisico. Non solo, almeno.

E’ difficile trovare online statistiche mondiali sulla comunità LGBT+. Per lo più le pubblicazioni riguardano indagini svolte nella società occidentale. Stando a questi studi circa il 98% della popolazione femminile ha un orientamento bisessuale o eterosessuale.

Passiamo ora agli interessi della donna della mia vita.

Ovviamente la futura moglie dei miei figli deve amare Star Wars. Si tratta di qualcosa di imprescindibile. Non potrai mai essere la persona con cui passerò il resto della mia vita se non sai dirmi il pianeta d’origine di Chewbacca e qual è il nome di battesimo dell’imperatore Palpatine.

Ve l’avevo detto che ho dei problemi, vero?

Stando a quanto riportato da Rotten Tomatoes, la saga della “galassia lontana lontana” è apprezzata mediamente da circa il 68% dei recensori. Avrei voluto imporre come condizione l’aver amato Episodio IX, ma sarei probabilmente rimasto solo per tutta la vita.

Mettendo assieme queste nuove condizioni arriviamo a circa 35 milioni di possibili partner.

Altre condizioni che la mia futura consorte deve avere è una spiccata sensibilità in tematiche ambientali, informarsi costantemente di politica, praticare sport con frequenza settimanale (in modo da farlo anche per me) e – ovviamente – deve preferire la montagna al mare. Quindi combinando i dati ISTAT e del Touring Club e assumendo che i dati mondiali rispecchino quelli italiani (assunzione abbastanza estrema), riusciamo a ridurre il numero di possibili partner a poco meno di 4 milioni.

Ok, sono tanti. Forse non morirò solo.

Cosa deduciamo da tutto ciò? 

Innanzitutto, che c’è una probabilità più alta che un fisico trovi l’amore, invece di trovare la vita extraterrestre. 

In secondo luogo – scusate romantici alla lettura – che l’anima gemella, forse, non esiste.

Certo, avrei potuto aggiungere una valanga di condizioni per arrivare ad ottenere un solo possibile partner. Ma probabilmente, se avessi aggiunto tutte le condizioni necessarie per arrivare al mio prototipo di partner avrei ottenuto un numero inferiore a 1. 

Cosa vuol dire? Semplicemente che il nostro partner avrà sempre qualche caratteristica che non consideriamo “ideale” – qualche “difettuccio” – ma non per questo lo ameremo di meno.

Anche per un fisico – forse – c’è speranza.

Davide Laudicina
Laureato in Fisica all’Università di Milano-Bicocca, attualmente frequento il corso di laurea magistrale in Fisica Teorica. Orgogliosamente Nerd, nel tempo libero ho sviluppato una dipendenza da serie TV, fumetti e libri e una malsana attitudine nel perdermi durante escursioni in montagna.

Fonti:

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