Quante volte vi è capitato di vedere video di animali che si aiutano a vicenda, magari salvando un altro membro del branco da un predatore o allattando cuccioli di altri individui?
Effettivamente esistono infiniti esempi di comportamenti altruistici in natura, ma comprenderne la ragione non è sempre così immediato.
L’etologia, ovvero la scienza che studia il comportamento degli animali, ci spiega perché per alcuni di loro la collaborazione rappresenti una convenienza.
A primo impatto, l’altruismo sembra andare contro le leggi della selezione naturale: se è il più forte a sopravvivere, perché rischiare la propria vita o consumare importanti risorse ed energie per aiutare un altro essere vivente?
I prossimi esempi mostrano la cooperazione sotto tre aspetti molto diversi tra loro, che però ci permettono di capire qual è il vero motore che alimenta tutti questi comportamenti e cioè il vantaggio, a breve o a lungo termine, che l’individuo trarrà da questa azione, che si tratti di risorse, di fornire e ricevere protezione, o di tramandare il proprio patrimonio genetico.

Un esempio lampante è quello dei pipistrelli vampiro: per questi animali nutrirsi spesso è essenziale (si nutrono una volta a notte) e un digiuno prolungato per più di 48/72 ore può essere fatale.
È stato osservato che gli individui che rimangono a digiuno per diverse ore vengono alimentati dagli altri membri della colonia tramite rigurgito; addirittura, i pipistrelli scelgono di aiutare per primi gli individui che a loro volta, in passato, sono stati altruisti e poi quelli a loro più strettamente imparentati.
In questo caso, quindi, chi si dimostra altruista, ha più probabilità in futuro di veder ricambiato il favore.

Pensiamo invece a tutti quegli insetti eusociali, ad esempio le api: se il fine ultimo è tramandare il proprio patrimonio genetico, come spieghiamo la sterilità di alcuni individui che, non solo non possono riprodursi, ma addirittura lavorano, difendono e producono per quei pochi che possono farlo?
Il vantaggio non è subito evidente: per alcuni soggetti può essere più conveniente generare meno figli propri e investire le risorse nell’aiutare i figli dei familiari, che condividono gli stessi geni. Nel caso delle api quindi, anche se indirettamente, gli individui sterili contribuiscono comunque alla trasmissione dei propri geni.
Infine, nel mondo vegetale, esistono piante in grado di mandare segnali chimici a quelle nelle vicinanze per avvertirle in caso di attacco da parte di agenti patogeni.
In natura, altruismo e cooperazione esistono quindi in moltissime forme, anche se distanti dal senso di giustizia e dall’altruismo completamente disinteressato. E cosa muove questi comportamenti nella nostra specie? Possiamo definirci gli unici capaci di altruismo disinteressato o anche il nostro comportamento è mosso dagli stessi istinti?
To be continued…
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Deborah Bastoni Laureata in Scienze Naturali, appassionata da sempre di tutto ciò che riguarda natura ed animali, amante dei viaggi in tenda e del trekking. Padrona orgogliosa di Joel, un gatto pelosissimo.
Bibliografia e fonti:
- Trivers, R. L. (1971). The evolution of reciprocal altruism. The Quarterly review of biology, 46(1), 35-57;
- McNab, B. K. (1973). Energetics and the distribution of vampires. Journal of Mammalogy, 54(1), 131-144;
- DeNault, L. K., & McFarlane, D. A. (1995). Reciprocal altruism between male vampire bats, Desmodus rotundus. Animal Behaviour, 49(3), 855-856;
- http://www.scienze-naturali.it/ambiente-natura/zoologia/laltruismo-dei-vampiri;
- https://www.paradisefruit.altervista.org/vita-segreta-delle-piante-annusano-comunicano-sono-altruiste-e-cantano-pure/.