Il mondo dell’abisso è così lontano dal nostro quotidiano che la maggior parte delle persone non conosce quasi nulla a riguardo. Alle volte, invece, considera le creature che popolano questo luogo impervio come veri e propri alieni.
Se non avete il tempo di guardare documentari, ma siete comunque persone curiose, questo breve articolo vi darà le basi per iniziare ad avvicinarvi al mondo delle creature abissali.

[G. H. Ford – Proceedings of the Zoological Society of London (vol. 1864, plate XXV), Wikipedia]
Condizioni di vita proibitive
Gli studi sull’Oceano Pacifico, il più grande per estensione e volume, dimostrano che il suo fondale è relativamente uniforme e si attesta a una profondità media di circa 4.270 metri.
Essendo così vasto e profondo, la temperatura e la salinità variano molto in base al luogo preso in esame. Si va da zero ai 29/30 gradi, dalla forte densità salina a livello equatoriale a quella meno densa man mano che ci si allontana.
L’ambiente abissale inizia da circa 200 metri di profondità – alla fine della scarpata continentale – e si estende fino al fondale: è caratterizzato dalla poca o assente quantità di luce, che non permette la fotosintesi clorofilliana.
Procedendo in profondità, oltre alla carenza di luce e di cibo, aumentano freddo e pressione, che sale di 1 atmosfera ogni 10,33 metri.
Ne consegue che le specie che popolano le profondità oceaniche debbano necessariamente adattarsi a queste condizioni di vita estreme. Ogni occasione di cibarsi deve essere sfruttata al meglio, perciò molte specie di pesci sono caratterizzate da bocche enormi, denti aguzzi e stomaci estendibili in grado di inghiottire prede più grandi dei predatori stessi.
Come ci si adatta, invece, al buio?
Con i fotofori, organi in grado di produrre luce, spesso utilizzati come esca per le prede – come nel film di animazione “Alla ricerca di Nemo“, nel quale appare un esemplare di pesce lanterna – e con lo sviluppo di occhi telescopici molto grandi, in grado di scorgere i bagliori bioluminescenti.
Molti organismi viventi, inoltre, aumentano notevolmente di dimensioni quando si trovano negli abissi.
L’esempio più vicino al nostro immaginario è quello del calamaro gigante, lungo fino a 13 metri, superato però dal calamaro colossale, che supera i 14 metri di lunghezza. Come questo, esistono molte altre specie che presentano le caratteristiche del gigantismo abissale, il cui motivo, tuttavia, è per ora ignoto.
La zona più profonda dell’oceano è quella adopelagica – dal greco “mare invisibile”, o “come l’Ade” – che si estende dai 6000 metri al fondale, la cui massima profondità conosciuta è di quasi 11000 metri.
Quest’ultima è anche detta zona delle fosse oceaniche.
Gli animali che abitano queste acque sono trasparenti, privi di pigmentazione, a causa del completo buio. Questo infatti esclude la necessità di avere un colore per farsi riconoscere o per camuffarsi da eventuali predatori.
A queste profondità, gli organismi si nutrono principalmente di neve marina, una continua cascata di detriti organici che scende dalle parti più in superficie dell’oceano.
Ancora meno conosciuta è l’esistenza di pesci e creature abissali di acqua dolce: vivono nei laghi più profondi del mondo e presentano caratteristiche molto simili a quelle dei loro corrispondenti di acqua salata.
Denise Bavera
21 anni, Denise studia Mediazione Linguistica all’Università di Torino e presto diventerà un’assistente di volo Ryanair. Appassionata di lingue e non solo, la sua vorace curiosità le permette di spaziare in moltissimi campi.
Per chi volesse iniziare ad approfondire: