Vacanze sulla Luna (perché ci siamo andati VERAMENTE) – luglio 17, 2019

Tra qualche giorno il mondo celebrerà il cinquantesimo anniversario di uno dei momenti più significativi del XX secolo, almeno dal punto di vista scientifico/tecnologico: l’approdo dell’uomo sulla Luna.

Infatti, per la prima volta, il 20 Luglio 1969 il team di astronauti della missione Apollo 11, composto da Armstrong, Aldrin e Collins (dei quali solamente i primi due hanno preso parte all’effettivo allunaggio), riuscirono a toccare un suolo nuovo, mai calpestato prima d’allora: la superficie della Luna.

Ma che cosa ha spinto gli USA a imbarcarsi in questa impresa? E perché è così importante da essere ricordata ancora oggi?

Per rispondere a queste domande dobbiamo catapultarci nel clima che si viveva in quegli anni. Gli anni ’50 – ’60 erano gli anni della guerra fredda, in cui Stati Uniti e Unione Sovietica si sfidavano in qualsiasi campo per imporre al mondo la loro ideologia e il loro dominio.

Dal punto di vista della tecnologia militare, l’Unione Sovietica era un passo avanti agli USA, tanto che nel 1957 lanciò il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Fu questo evento a innescare la “corsa allo spazio”, che portò il presidente americano Kennedy nel 1961 a dichiarare la necessità per gli USA di riuscire a portare l’uomo sulla Luna prima del 1970.

Come potete immaginare, organizzare una spedizione sulla Luna non è semplice quanto programmare un viaggio in Brasile. Testimonianza di questo è anche il fatto che passarono otto anni tra l’annuncio e la missione vera e propria. Il progetto proclamato da Kennedy era qualcosa di estremamente complicato, non solamente dal punto di vista tecnologico ed economico, ma anche da quello medico. Come avrebbe reagito l’uomo in un ambiente con condizioni così differenti dalla Terra? Ci sarebbero stati problemi?

Inoltre, proprio come oggi, molte persone erano contrarie a una missione che avrebbe richiesto così tante risorse economiche in un momento in cui gli USA avevano ben altri problemi da risolvere, tra cui la guerra nel Vietnam.Tuttavia, seppure alternando momenti di piena fiducia nella riuscita della missione a momenti di sconforto per la “lentezza” con cui si procedeva, alla fine il progetto andò in porto.

[Wikilmages, da Pixabay]

Ora, l’importanza di questo risultato non sta solo nell’essere riusciti, in qualche modo, a “conquistare” lo spazio e ad ottenere campioni del suolo del corpo celeste più vicino a noi, ma anche, pur come effetto secondario, all’aver dato un forte impulso alla rivoluzione digitale. Come?
Oggi i microchip sono presenti ovunque nelle nostre vite (smartphone, computer, auto,…), ma nel 1961 la tecnologia dei circuiti integrati aveva solamente un paio d’anni. 

La NASA fu la prima grande committente di chip per i computer che avrebbero guidato l’uomo sulla Luna; ciò permise lo sviluppo di un mercato per questa tecnologia in tempi brevi, giungendo a un taglio dei costi per i chip del 90% in soli cinque anni.

 Questa impresa è stata così incredibile che, ancora oggi, nonostante ci siano foto, video e audio, e un’infinita mole di documenti a riguardo, qualcuno pensa che si tratti di un semplice film girato in studio.
Tuttavia, le argomentazioni su cui si appoggiano queste teorie del complotto sono state smontate.

 Un esempio riguarda il dibattito sull’assenza di stelle nelle foto; un fatto pienamente giustificabile tenendo presente che la luce delle stelle è molto fioca e quindi, se si vuole fare una foto senza sovraesporre il suolo (che riflette la luce del Sole), si deve stringere il diaframma dell’obiettivo della macchina fotografica. Ma questo vuol dire far passare poca luce e, di conseguenza, non riuscire a catturare quella delle stelle.

E per il futuro, c’è in programma qualche altra vacanza sulla Luna?

Ebbene, sì!

La NASA ha infatti in programma la missione Artemis (notare che Artemide è la sorella di Apollo nella mitologia greca), con la quale si propone di riportare l’uomo sulla Luna.

A che scopo tornarci a distanza di 50 anni?

Gli obiettivi sono molteplici:

  • avere ulteriori campioni che permettano di fare luce sulla nascita del Sistema Solare;
  • usare la Luna come banco di prova per tecnologie che un giorno permetteranno all’uomo di andare su Marte;
  • studiare la fattibilità di futuri viaggi turistici nello spazio

Questa impresa è riuscita a unire milioni di persone trepidanti davanti alla TV (il Facebook degli anni ’60), cancellando per qualche giorno ogni confine. Il mondo intero era unito a contemplare la riuscita di una spedizione scientifica. Forse per la prima volta dopo molto tempo non ci si sentiva tanto membri di una determinata nazione, ma cittadini del mondo.
Chissà che Artemis non faccia tornare questo senso di unità tra i popoli.

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Andrea Marangoni
Laureato in Fisica, sto terminando la laurea magistrale in Fisica ad indirizzo teorico presso l’Università degli Studi di Padova. Appassionato di scienza fin da bambino, tifoso della Juventus, nel tempo libero mi piace dedicarmi all’attività fisica. “I’m just a mad man in a box”.

Fonti:

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_11#Discesa_verso_la_Luna: pagina Wikipedia della missione Apollo 11;
  2. https://apolloinrealtime.org/11/: se volete vivere in prima persona la missione Apollo 11;
  3. https://www.smithsonianmag.com/science-nature/what-you-didnt-know-about-apollo-11-mission-fifty-years-ago-180972165/: articolo che racconta nel dettaglio gli anni tra l’annuncio della missione e lo sbarco sulla Luna, ricco di curiosità e dettagli;
  4. http://www.attivissimo.net/antibufala/luna/luna_in_sintesi.htm: blog di Paolo Attivissimo in cui sono smontate le tesi complottistiche;
  5. https://www.nasa.gov/specials/moon2mars/#two: pagina web della NASA in cui è presentata la missione Artemis.