Probabilmente l’azione più quotidiana al risveglio mattutino è andare in bagno a sciacquarsi il viso con il sapone. Spesso utilizzo dell’acqua fredda, anche in inverno, per scacciare la sonnolenza e convincermi che devo andare al lavoro.
Il sapone è l’esempio più comune di sostanza anfipatica, cioè di una sostanza le cui molecole contengono sia un gruppo idrofilo, “amico dell’acqua”, che un gruppo idrofobo, ossia che teme l’acqua. Ma di cosa è fatta la più semplice delle saponette? Di grasso “trasformato”. In realtà con il nome generico di lipidi si indicano una serie di sostanze molto diverse tra loro chimicamente, ma accomunate dal fatto che “hanno paura dell’acqua” (idrofobe), cioè non si sciolgono in acqua, ma si sciolgono in liquidi come la benzina. Ancora una volta “Similia similibus solvuntur”.
Tra i lipidi si annoverano gli steroidi, ormoni molto importanti per il funzionamento dell’organismo, le cere, come quella d’api, gli oli, come quello di oliva, e i grassi, come il famoso sego di bue. Sono questi ultimi due la materia prima più comune per fare il sapone. Chimicamente oli e grassi sono trigliceridi, cioè esteri del glicerolo con tre acidi grassi. La differenza tra oli e grassi è che i primi sono di origine vegetale e liquidi a temperatura ambiente, ad eccezione dell’olio di palma, mentre i secondi sono di origine animale e solidi a temperatura ambiente.
Per ottenere il sapone è necessario rompere il trigliceride nei suoi elementi costitutivi, cioè il glicerolo, anche detta glicerina, e gli acidi grassi attraverso la reazione di saponificazione.
Si tratta di una reazione acido-base, in cui l’acido è l’acido grasso, mentre la base è generalmente l’idrossido di sodio, noto comunemente come soda caustica. Il sale dell’acido grasso, il primo prodotto a sinistra, è il sapone.
L’azione detergente del sapone è dovuta al suo essere anfipatico: il gruppo idrofilo, il carbossilato COO-, si lega all’acqua, mentre il gruppo R idrofobo si aggancia allo sporco, che generalmente ha “paura dell’acqua”, rimuovendolo.
Con le dovute accortezze – in quanto la soda caustica è molto corrosiva – produrre del sapone in casa è davvero molto semplice. L’ho fatto anch’io prendendo dell’olio di oliva e della soda caustica, reperibile in drogheria o in ferramenta e venduta come disgorgante. Il risultato non è come quello in foto, ma funziona!
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Jonathan Campeggio
Chimico teorico poliedrico presso l’Università degli Studi di Padova, ha la fissa per la divulgazione scientifica e per il judo. Alla prossima puntata.
Bibliografia
- Chimica Organica di Marc Loudon, Edises editore.