Celere guida alla contraccezione d’emergenza

Avete per caso guardato la serie TV “Master of None“? Personalmente l’ho trovata carina, ma, a parte questo, la prima puntata mi ha fatto riflettere (e ridere) molto: il protagonista ha un “incidente” con il profilattico e inizia a cercare affannosamente delle soluzioni su internet.

Avete idea di quanto spesso si verifichi questa situazione? Durante il tirocinio in farmacia ed essendo l’amica “farmacista” della mia compagnia, ho scoperto che dietro l’argomento “contraccezione d’emergenza” si cela una disinformazione a dir poco spaventosa e questo genera spesso panico in un momento in cui, in realtà, bisogna essere il più tempestivi possibile se si vuole evitare una gravidanza indesiderata.

Per questo motivo la mia intenzione in questo articolo è di portare chiarezza, spiegando quali siano i contraccettivi di emergenza attualmente in commercio in Italia, le modalità di prescrizione, i principali effetti collaterali e la differenza con la “pillola abortiva” (perché sì, sono due cose diverse!).

[di OpenClipart-Vectors, Pixabay]

Prima di proseguire, tuttavia, vorrei sottolineare che questi metodi NON devono essere considerati metodi contraccettivi abituali, bensì d’emergenza ed essere quindi utilizzati in rare ed eccezionali occasioni; inoltre, il loro utilizzo non protegge in alcun modo nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili.

Metodi contraccettivi d’emergenza: quali sono?

La contraccezione d’emergenza è un metodo contraccettivo che può essere usato per prevenire una gravidanza indesiderata in seguito ad un rapporto non protetto o al fallimento del metodo contraccettivo utilizzato (ad esempio, la rottura del profilattico). I metodi contraccettivi, ad oggi in commercio in Italia, si distinguono in metodi farmacologici e non farmacologici. 


Nota bene: la parola “farmacologico”, come la parola “chimico”, non vuol dire “cattivo”!


Metodi farmacologici

Struttura del Levonorgestrel (a sinistra) e dell’Ulipristal acetato (a destra) 
[Per gentile concessione dell’autrice]

Si tratta di preparati ormonali per uso orale a base di Levonorgestrel 1.5 mg (Norlevo® o Levonelle®, comunemente detta “pillola del giorno dopo”) o a base di Ulipristal Acetato 30 mg (EllaOne®, nota come “pillola dei cinque giorni dopo”).

Questi farmaci agiscono prima dell’ovulazione, di norma preceduta da un picco dei livelli nel sangue dell’ormone luteinizzante (LH), ritardandola o inibendola, evitando così che avvenga un’eventuale fecondazione.

Per le donne maggiorenni che mostrano il documento di identità, entrambi i farmaci sono Senza Obbligo di Prescrizione (SOP) e senza l’obbligo di presentare test di gravidanza, mentre rimane l’obbligatorietà della ricetta non ripetibile per le minorenni (per le quali non è tuttavia necessario il consenso dei genitori). Tuttavia, ottenere la ricetta non è così difficile: ci si può rivolgere al Pronto Soccorso, al proprio medico di base, al consultorio pubblico o in guardia medica. Ovviamente, stiamo parlando comunque di farmaci, seppur senza obbligo di prescrizione: prima di assumerli è necessario informare il medico o il farmacista della concomitante terapia con altri farmaci (specialmente antibiotici, anticoncezionali, antiepilettici e anticonvulsivanti) e del proprio stato di salute (soprattutto se si è ipertesi o diabetici). Per quanto riguarda gli effetti collaterali dovuti all’assunzione sporadica, essi includono alterazioni del ciclo mestruale (flusso abbondante, dolori mestruali e spotting intermestruale), nausea e vomito (e se esso insorge dopo 2 ore dalla somministrazione del farmaco potrebbe non essere stato assorbito, ed è necessario contattare il medico per un’eventuale assunzione della stessa dose). 

Una ragione per cui è altamente sconsigliata la somministrazione ripetuta è dovuta al fatto che potrebbe causare tossicità epatica anche grave, ipercoagulazione e aumento del rischio di tumore alla cervice, al seno, all’utero e al fegato.

Metodi non farmacologici

Rappresentazione del dispositivo intrauterino al rame [di Hic et Nunc, Wikipedia]

Si tratta di un dispositivo intrauterino al rame, più comunemente noto come “spirale”, che riduce numero e motilità degli spermatozoi (in pratica, agisce da spermicida) e modifica inoltre l’endometrio rendendolo inadatto ad ospitare l’eventuale ovulo fecondato, che quindi non può svilupparsi.

L’inserimento del dispositivo (che comunque deve avvenire per mano di un ginecologo) entro le prime 48 ore consecutive al rapporto non protetto può evitare l’insorgenza di gravidanza indesiderata nel 99% dei casi; dunque, la spirale rappresenta di fatto il metodo più efficace tra quelli proposti. Il fatto che sia definito metodo non farmacologico può indurvi a credere che il suo utilizzo sia privo di effetti collaterali, ma non è sempre così! È sconsigliato nelle giovani donne che non hanno ancora avuto gravidanze, in quanto l’impianto può risultare doloroso e l’insorgenza di crampi addominali risulta più frequente in questi casi. Inoltre, la presenza dell’impianto nell’utero può provocare infiammazioni ed infezioni che, se non controllate e curate adeguatamente, possono provocare seri danni alla fertilità della donna. L’utilizzo della spirale è comunque altamente sconsigliato in soggetti affetti da malformazioni dell’apparato genitale, infiammazioni al collo dell’utero, tumori all’apparato genitale e mestruazioni dolorose e abbondanti.

Quindi i contraccettivi d’emergenza sono medicinali abortivi?

La risposta è no. Farmacologicamente parlando, il loro meccanismo d’azione è completamente inefficace nel caso in cui la fecondazione sia avvenuta al momento dell’assunzione della dose. Al contrario, la “pillola abortiva” è la RU-486, ormone anti-progestinico, che blocca l’azione del progesterone, ovvero l’ormone che permette di mantenere lo stato di gravidanza in seguito alla fecondazione. Di conseguenza, RU486 inibisce lo sviluppo embrionale e causa il distacco e l’eliminazione della mucosa uterina, similmente a quanto accade durante le mestruazioni. Ma non preoccupatevi! La somministrazione di questo farmaco deve avvenire in regime ospedaliero ad opera del medico specialista ed è quindi impossibile che possiate acquistarla in farmacia, sia per errore che per volontà (come cercai più volte di spiegare ad una cliente pretenziosa).

Medico e farmacista possono dichiararsi obiettori?

Per quanto riguarda le minorenni che necessitano della ricetta per accedere ai contraccettivi d’emergenza, potrebbe verificarsi il caso in cui il medico si rifiuti di fare la prescrizione in quanto obiettore: bisogna tener presente che l’obiezione di coscienza è prevista dalla legge 194/78 solo per l’interruzione volontaria di gravidanza e non potrebbe essere dunque esercitata sui contraccettivi d’emergenza. Tuttavia, secondo un parere non vincolante del Comitato Nazionale per la Bioetica, i medici potrebbero estenderla alla loro prescrizione, anche in assenza di una gravidanza accertata, quindi l’argomento rimane ancora abbastanza discusso.
Al contrario, nel caso in cui il farmacista si rifiuti di dispensare il contraccettivo senza prescrizione, è possibile presentargli copia della determina AIFA del 1° febbraio 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del 3 marzo 2016, nel quale tali farmaci vengono descritti come SOP.

Potrebbe tuttavia verificarsi il caso in cui il farmaco, non rientrando negli obbligatori, non sia presente in farmacia al momento della richiesta: in questo caso si può far ordinare al farmacista (in genere l’arrivo è garantito in 4 ore) o ci si può rivolgere ad un’altra farmacia. 
Se poi fosse vero che il farmaco non fosse presente in magazzino rimarrà purtroppo un mistero, perché la furbizia non ha mai fine!

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Kelly Bugatti Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all’Università di Parma, attualmente dottoranda in sintesi organica. La sua miopia non le impedisce di vedere la chimica che si nasconde dietro ogni cosa, soprattutto negli alimenti.

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