Stai leggendo su internet l’ennesimo post contro la ricerca scientifica che polemizza con NASA, l’ESA o altri enti? @utenteinformato99, in base alle sue presunte “fonti”, afferma che è “tutto un complotto”, che i loro studi non servono a nulla e che la “scienza non ufficiale” è quella su cui fare affidamento. Magari sembra anche convincente, ma come sempre non è così! Infatti, come ho già illustrato in altri articoli, spesso grandi obiettivi hanno consentito di raggiungere piccoli traguardi utili nella nostra vita quotidiana.
Ad esempio, per “scrollare” questo articolo stai forse usando un mouse, un discendente di quello pensato negli anni ‘60 da Douglas Engelbart e da altri colleghi per facilitare l’attività degli scienziati. Come spesso avvenne per molte invenzioni, il mouse nacque inizialmente come piccolo contributo ad un progetto molto più ampio che mirava a rendere i computer, allora degli enormi marchingegni, più facili da usare.
Negli anni in cui la corsa allo spazio era la spinta per la ricerca e la tecnologia, Bob Taylor era “alla ricerca di nuovi modi per utilizzare i computer e renderli più fruibili”, così decise di contattare Engelbart nell’ufficio di ricerca e sviluppo della NASA. Dopo una lunga chiacchierata Taylor fu colpito dalle sue idee e decise di finanziare il progetto per lo sviluppo del mouse. Finalmente, nel 1967 il dispositivo venne brevettato con il nome di “X-Y position indicator for a display system“; quindi presentato nella Mother of all demos presso lo Stanford Research Institute nel 1968.
Ma cos’è il mouse e a cosa serve? Il mouse è una periferica di puntamento usata per fornire input al computer che “trasforma” il movimento definito da un utente in un’istruzione che il computer deve eseguire. Il primo prototipo era in realtà un po’ diverso da quello che usiamo oggi: infatti, non era nient’altro che una scatolina in legno con uno o tre tasti sulla parte superiore, due rotelle che ne permettevano il movimento un po’ di sensoristica varia (che sta bene su tutto!). Questo prototipo fu realizzato nel 1964 da Bill English seguendo gli appunti del caro Doug. (sì, tendo a prendermi una certa confidenza con le persone che ammiro)
Attualmente non utilizziamo quasi più il mouse “a pallina” per rilevare il movimento sulla superficie di appoggio, ma quello a laser o a led. Tuttavia, la sostanza non cambia, in quanto saranno sempre dei trasduttori di posizione a tradurre il movimento del nostro mouse in istruzioni eseguite dal computer.Concludendo, se vi state chiedendo il perché del nome, il buon Doug affermò: “non so perché lo chiamiamo mouse, ma abbiamo iniziato così e non lo abbiamo mai cambiato”.
… Sarà forse per la “coda” che spuntava da dietro?
_
Gianluigi De Simone Ingegnere meccanico ma un po’ gestionale, laureato al politecnico di Bari, attualmente vive e lavora a Torino. Appassionato di scienza e tecnologia, lover of Ireland, divoratore di libri e serie TV. “Ho smesso di discutere con la gente ‘informata’, quindi scrivo!”
Per approfondire:
- http://dougengelbart.org/;
- https://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Taylor_(informatico);
- https://www.nasa.gov/vision/earth/technologies/taylor_more.html;
- https://mytech.panorama.it/storia-del-mouse-engelbart/;
- https://www.macworld.com/article/1137400/mouse40.html;
- https://www.youtube.com/watch?v=yJDv-zdhzMY.