L’avvoltoio non è certo l’animale più affascinante del mondo.
Nessun autore, in letteratura, lo ha mai utilizzato come esempio di qualità umane da ammirare. Eppure – dietro ad un’apparenza bieca e perciò mai apprezzata – si cela un indispensabile lavoratore, come quelli che la scorsa primavera avremmo definito “eroi”.
Sì: un vero e proprio operatore sanitario del mondo animale.
Non ci credete? Male, male.
Ora vi illustro perché sono più le altre specie ad approfittare di loro, che non il contrario.
“Avvoltoio” è, innanzitutto, un termine generico con cui si indicano diverse specie di uccelli, che, per comodità, vengono suddivisi in avvoltoi del Vecchio Mondo – famiglia degli Accipitridae, nella figura sopra – e avvoltoi del Nuovo Mondo – famiglia dei Cathartidae, in figura qui sotto.
Sono tutti notoriamente saprofiti: si nutrono cioè di materia organica in decomposizione, nello specifico, di carcasse di altri animali morti.
Un po’ per il loro aspetto, un po’ per questa fama di chi attende la fine altrui per potersi gettare sulle sue membra ed ottenere un facile pasto, sono diventati famosi in senso negativo.
Alcuni hanno anche ipotizzato che potessero concorrere a diffondere diverse malattie, dilaniando carne in putrefazione di animali morti a causa di infezioni e portando in giro quei microbi pericolosi, in grado di entrare accidentalmente in contatto con altri esseri viventi.
Ma se fosse vero il contrario?
È quello che si è chiesto il Professor Pablo Plaza, dell’Università Nazionale di Comahue, in Argentina, che per rispondere a questa domanda è partito da un lavoro di archivio.
Ha rispolverato una settantina di vecchie ricerche, in cui venivano elencati i diversi generi di microrganismi scoperti all’interno delle varie specie di avvoltoi in tutto il mondo.
Sebbene non sia stato riportato con chiarezza anche lo stato di salute di queste specie di uccelli, è appurato che il loro organismo sia in grado di uccidere moltissimi microrganismi patogeni per l’uomo, grazie a dei succhi gastrici particolarmente corrosivi, oltre al fatto che dispongono di una flora batterica stabile.
In più, essendo in grado di “ripulire” una carcassa con maggiore rapidità rispetto ad altri saprofagi, come le iene, il rischio di diffusione batterica – o virale – diminuisce, facendo di loro non solo degli abili spazzini, ma anche degli ottimi addetti alla prevenzione di malattie infettive gravi.
A riprova di questo, viene citato un fatto accaduto in India, dove una morìa di tre specie di avvoltoi autoctone dovuta, tra l’altro, ad avvelenamento da parte dei contadini, ne ha ridotto drasticamente il numero nel giro di pochi anni.
Infatti, sono frequenti in tutto il mondo episodi di uccisione di avvoltoi, anche dei piccoli nei nidi, per via dei loro attacchi sempre più frequenti ai capi di bestiame, soprattutto in giovane età. Uno dei metodi più utilizzati è quello di cospargere le carcasse con del veleno (in genere la stricnina), in modo che gli ignari uccelli lo inghiottiscano in un banchetto mortale.
Con questo sistema, un anno fa un gruppo di bracconieri in Botswana ha eliminato oltre 500 esemplari “scomodi” in una volta.
Tutto ciò porta all’ovvia conseguenza di un assommarsi di carcasse che non vengono più ripulite, ma che invece rimangono pericolosamente esposte, portando ad un serio rischio di zoonosi.
Questo perché i cani, che si nutrono delle carcasse un tempo preda di questi volatili, vanno incontro al rischio di contrarre la rabbia da carni infette; malattia che poi può essere trasmessa all’uomo più “facilmente”.
La logica conseguenza è stata quindi l’insorgere di molte epidemie, che proprio in India avvengono con particolare frequenza. Si stima ad esempio che il 36% circa di tutte le morti al mondo dovute alla rabbia, si registri proprio in questa nazione.
Servono approfondimenti
Il Professor Plaza è fermo su alcuni punti: non è totalmente chiaro come gli avvoltoi siano in grado di resistere a determinati agenti patogeni nel loro corpo, ma è evidente che giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie infettive, cibandosi anche di carne contaminata.
Ora urge capire di più di questa loro resistenza.
E soprattutto occorre una campagna per difendere questi fondamentali uccelli, che, a dispetto della fama, sono degli ottimi alleati: loro ripuliscono la terra, e lo fanno diminuendo rischio di diffusione di malattie infettive.
Noi dobbiamo ripulire la loro reputazione, difendendoli a parole, ma soprattutto nei fatti.
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Davide Ghisi
Laurea triennale in Scienze della Comunicazione, Tecniche di Laboratorio biomedico e laurea magistrale in Biotecnologie Mediche. Percorso di studi contorto, persona semplice. Mi appassiona tutto ciò che siamo e che facciamo.
Fonti
- https://www.forbes.com/sites/grrlscientist/2020/08/31/do-vultures-and-condors-spread-diseases/#70a5278a759f;
- https://citizen.co.za/news/south-africa/environment/2354164/a-vulture-crisis-could-mean-a-human-crisis-wildlife-experts-warn/;
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2244675/#:~:text=In%20India%2C%20about%2015%20million,from%20isolation%20hospitals%20in%201985).
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