History will teach us nothing.. sei sicuro Sting?
Difficoltà

Il 2020 è stato, sotto molti aspetti, l’incarnazione perfetta del detto anno bisesto anno funesto. Andando indietro negli anni e nei secoli spiccano le similitudini con un altro anno, parimenti non particolarmente radioso: il 1378. 

Vediamo meglio che cosa accomuna, pur con i dovuti distinguo, questi due anni di (dis)grazia..

Pronti? Bene! Attraversiamo lo specchio e andiamo!

Due vescovi sul soglio di Pietro

Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.1

È l’11 febbraio del 2013 quando nel Concistoro risuona questo annuncio col quale il Pontefice Ratzinger applica il canone 332 del codice di diritto canonico2 rinunciando al soglio papale. Uno degli effetti di questa rinuncia è la convocazione del conclave con il Papa ancora in vita. Elezione che avverrà il 13 marzo del 2013 e dalla quale sarà designato Papa Bergoglio. Sono dunque due i Vescovi in vita al soglio di Pietro. 

Che cosa c’entra con il nostro 1378? Seppur con le dovute distinzioni, dicevamo, il 1378 ha visto la presenza contemporanea di due vescovi al soglio di Pietro. Infatti in quell’anno vennero eletti regolarmente dai cardinali sia Papa Urbano VI che Papa Clemente VII, elezioni che porteranno allo Scisma d’Occidente3. Bisogna fare delle distinzioni, dicevamo: la sede del papato era da poco ritornata a Roma dopo la parentesi avignonese (durata 70 anni); il popolo romano voleva ostacolare l’elezione da parte dei cardinali francesi di un pontefice francese che avrebbe potuto riportare all’estero la santa Sede  e venne eletto Urbano VI (al secolo Bartolomeo Prignano); alcuni cardinali decisero però di riunirsi a Fondi e di eleggere Clemente VII (al secolo Roberto di Ginevra) invalidando di fatto l’elezione di Urbano VI e dando il via allo scisma d’Occidente (che si ricomporrà solo nel 1417).

e la cometa di Halley per il cielo nero

Il 1378 ha visto anche il passaggio della cometa di Halley al perielio (evento astronomico 1P/1378 S1). Analogamente, questo 2020 ha visto passeggiare per lo spazio circostante la terra ben due comete: la C/2020 F3 (scoperta il 27 marzo dal telescopio Neowise) e la C/2020 F8 (scoperta in una immagine scattata il 25 marzo dal telescopio Soho). Anche in questo caso possiamo fare un distinguo: le comete scoperte quest’anno sono state uno dei pochi eventi positivi (nell’accezione buona del termine, eh!) dello sciagurato 2020, ma non così nel Medioevo quando, sulla scorta della superstizione antica, le comete erano quasi sempre viste come segno di gravissima sventura (la più celebre di tutti sembrerebbe essere la sconfitta inglese della battaglia di Hastings)!

La pestifera mortalità: a. k. a. la pandemia

Senza ombra di dubbio quando fra vent’anni o su per giù le nuove generazioni si troveranno a studiare il 2020 (o più probabilmente vedranno i notiziari d’epoca) uno degli eventi che si troveranno più spesso fra i piedi sarà la pandemia di CoVid-19. Nei mesi scorsi sarà capitato a tutti di sentirla paragonare alla peste a causa delle sue caratteristiche: lo sviluppo (salto) da animale a uomo, le manifestazioni sintomatiche, la diffusione incontrollata che ha  coinvolto tutto il mondo. Parlando di peste è facile tornare con la memoria a due opere della letteratura italiana: I Promessi Sposi e il Decameron. Mentre la prima ci proietta nel Seicento (ed introduce la figura dell’untore), con la seconda ci troviamo nella prima metà del Trecento. Le tre pandemie presentano tutte il tratto comune dovuto all’incertezza della diffusione del morbo, in tutte vediamo la non piena coscienza di quello che si stava attraversando ( i negazionisti ci sono sempre stati!). Paragonando la peste boccaccesca (che si situa nel 1348 ma che si ripresenta nel 1378) con la nostra “pestilenzia” bisogna considerare che, sebbene stiamo confrontando due pandemie, i confini geografici sono molto diversi: nel Trecento (e per ancora quasi un secolo) il mondo finiva con i confini certi dell’Europa spingendosi poco oltre quelli dell’Asia e del Medio oriente. Inoltre, come ha affermato recentemente, durante la presentazione di un suo libro, il professor Barbero nel Trecento la gente moriva e se ne faceva una ragione.. In effetti è facile capire che potessero avere una visione un pochino diversa dalla nostra se si pensa, ad esempio, che il mezzo del cammin che cita Dante (circa 45 anni) era già considerata una notevole età da raggiungere vivi.  Molto più di oggi la vita era influenzata dalla Chiesa che deteneva il sostanziale monopolio della conoscenza (le scuole, banalmente) e della circolazione delle informazioni e scandiva il tempo in netta contrapposizione con il tempo dei mercanti.5  

[Maschera della peste, per gentile concessione dell’autore. Per la maschera si ringrazia Lenora Giachetto]

Fra fede e superstizione

Se finora abbiamo assunto l’occhio ipercritico di chi vive in un’epoca di razionalismo e guarda in modo scettico al passato, bisogna però essere sinceri ed affermare che, in periodo di pandemia, sono ritornati a presentarsi alcuni comportamenti del tutto (o quasi) “irrazionali” in bilico fra fede e superstizione. Se riportiamo la mente al periodo più cupo del primo lockdown, infatti, possiamo trovare nei telegiornali locali e nazionali scene legate alla religione come avremmo potuto vederne nel nostro 1378. In molte città (o perlomeno nella mia) quasi quotidianamente si è assistito a momenti di preghiera collettiva che i parroci o i vescovi hanno condotto con l’ausilio di piattaforme social o canali di emittenti locali; ancora, immagini sacre sono state portate in processione per le città deserte in un passo a due fra sacerdote e icona per benedire e confortare le persone nascoste dietro le finestre. In questo clima particolare hanno assunto un significato nuovo le manifestazioni religiose che si ripetono tutti gli anni, come la benedizione del Crocifisso di Brescello o la discesa della Madonna di San Luca di Bologna (per citare campanilisticamente due esempi) che, oltre a confortare gli animi dei fedeli e anche dei non fedeli hanno dato un segnale forte di normalità. Manifestazioni come queste erano già in passato state celebrate per propiziare la protezione del Santo sulla città, si ricordi ad esempio la discesa in città della santa icona della Beata Vergine di San Luca nel 1433 per far cessare le piogge torrenziali,6 processione poi ripetuta annualmente. 

Anticamente era frequente la dedicazione della città alla Madonna (o ad un Santo), come ci ricorda ad esempio la scelta compiuta nel 1505 dagli Anziani del Comune che commissionarono un’icona sacra a Francesco Francia: nacque la Madonna del Terremoto, ancora oggi visibile fra le mura di Palazzo d’Accursio a Bologna. 

L’esempio più alto di queste necessità terrene di conforto è stato il Momento di preghiera straordinario7 celebrato da Papa Francesco nella deserta e silenziosa Piazza San Pietro la sera del 27 marzo alla sola presenza della Madonna Salus Populi (cui il Papa aveva già affidato Roma e l’Italia) e il Crocifisso dove il Papa ha pregato per la fine della pandemia affidando il mondo all’intercessione della Madonna. In questa occasione, trasmessa sulle reti nazionali, il messaggio ha raggiunto anche chi non abbraccia la religione cristiana. 

Tumulti popolari

Chiudiamo con un aspetto che ci proietta molto vicino ai giorni nostri. Se nella prima fase, quando tutta l’Italia stava lottando contro il CoVid-19, non si sono registrati sollevamenti popolari, in questi ultimi giorni, quando la curva dei contagi ha toccato e sfondato il soffitto, sicuramente anche complice l’esasperazione, si sono registrati diversi episodi di “rivolta”. Il parallelismo con il 1378 è netto: anche in quell’anno, infatti, a Firenze, si è registrata una rivolta popolare: il celebre tumulto dei ciompi8. Questo sollevamento popolare prende corpo nell’estate del 1378 dai lavoratori salariati delle industrie tessili fiorentine (i ciompi appunto) che insorsero contro l’oligarchia mercantile e delle arti (che guarda un po’ era al potere) per il forte peggioramento delle proprie condizioni economiche e la crescente emarginazione sociale degli strati inferiori della società ai quali era impedita qualunque forma di associazionismo e quindi tutela. Le immagini delle rivolte di allora come di adesso ci riportano a case e botteghe bruciate; ma per quanto questo evento abbia rappresentato un momento di rottura, la rivolta dei ciompi non mirava al ribaltamento del potere politico ma ad un miglioramento delle proprie condizioni di vita e lavorative. 

Siamo alla fine di questo breve viaggio fra due anni veramente particolari e drammaticamente orribili.. da domani potremmo iniziare a fare il count-down e forse a Capodanno ci sarà veramente qualcosa da festeggiare.


Rita Bertani

Bibliografia


1 http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2013/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20130211_declaratio.html per il testo in latino si veda Ansa

2 http://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/ita/documents/cic_libroII_331-335_it.html 

3 Enciclopedia del Medioevo, Milano, Garzanti, 2007 in particolare Grande scisma p. 820; Clemente VII p. 385 e Urbano VI p.1583 

Cappelli, Cronologia cronografia e calendario perpetuo, Milano, Hoepli, 2012

4 Boccaccio, Decameron, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1995.

5 Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo dei mercanti, Torino, Einaudi, 2000

6 Gigli, Per le vie e le piazze di Bologna: breve itinerario storico artistico, Bologna, Libreria Editrice minerva, 1965

7 la diretta TG1 si può rivedere qui 

8 Enciclopedia del Medioevo, Milano, Garzanti, 2007 in particolare ciompi, tumulto dei p. 372