Gli alieni? Sono già tra di noi!

(Non quelli che pensate, però!)

Abbiamo sempre immaginato gli alieni come esseri provenienti da mondi lontani, che giungono sulla Terra a bordo di misteriose navicelle spaziali. E se vi dicessi che sono già sul pianeta Terra? E che, senza saperlo, siamo proprio noi a favorirne la diffusione con i nostri spostamenti? 

Restiamo un attimo nell’immaginario collettivo degli alieni così come ci sono stati presentati al cinema. Due film iconici vengono subito in mente: “E.T. l’extra-terrestre” di Steven Spielberg e “Alien” di Ridley Scott.

  • “E.T. l’extra-terrestre” (1982), diretto e co-prodotto da Steven Spielberg, è una delle pellicole di fantascienza più amate di sempre. Il film, scritto da Melissa Mathison su un soggetto dello stesso Spielberg, racconta la toccante amicizia tra Elliott, un bambino, e E.T., un piccolo extraterrestre rimasto accidentalmente sulla Terra dopo essere stato abbandonato dai suoi simili. Una storia di empatia, amicizia e accettazione che ha segnato un’intera generazione.
  • Alien” (1979), diretto da Ridley Scott, è invece un classico dell’horror fantascientifico. Questo film ha dato vita a un celebre franchise che ha influenzato profondamente la cultura pop, tra sequel, libri, fumetti e videogiochi. La storia ruota attorno a un’iconica specie aliena, lo xenomorfo, un predatore spietato privo di emozioni, che si riproduce come un parassita annidandosi nei corpi di altri esseri viventi e causandone la morte. Un capolavoro del genere, capace di unire suspense, terrore e una visione inquietante della vita extraterrestre.

Ora, restando in tema con questo articolo e sfruttando le mie competenze in ambito biologico, prenderemo spunto dalla visione di “Alien”, che rappresenta gli alieni come una specie extraterrestre con caratteristiche simili agli insetti. Questa interpretazione non è casuale: molte delle peculiarità degli xenomorfi di “Alien” – come il loro ciclo vitale parassitario, l’adattabilità estrema e la struttura sociale – richiamano il mondo degli artropodi, in particolare degli imenotteri (vespe e formiche) e di altri insetti predatori.

Chi sono gli “alieni” in Biologia?

In ambito biologico, il termine “alieno” non si riferisce a esseri provenienti dallo spazio, ma a specie non native introdotte in un nuovo ecosistema, spesso con conseguenze negative. Vediamo alcune definizioni chiave:

  • Specie aliena (o esotica): Una specie che si trova al di fuori del suo habitat naturale a causa dell’introduzione da parte dell’uomo, volontaria o accidentale (Costello et al, 2003).
  • Specie invasiva (EO 13112, NISMP): Una specie aliena che causa, o è probabile che causi, danni economici, ambientali o alla salute umana (Zimmerman et al., 2008).
  • Specie alloctona: Sinonimo di specie aliena, indica un organismo non originario dell’area in cui si è stabilito (Ciutti et al, 2023).
  • Specie autoctona: Il contrario di una specie aliena, è una specie naturalmente presente in un determinato ecosistema (Zapparoli, 2008).
  • Specie naturalizzata: Specie alloctona rappresentata da una o più popolazioni che da tempo si sono insediate con successo e sono in grado di autosostenersi in natura nel lungo periodo. (Zapparoli, 2008). 
  • Specie aliene invasive (IAS – Invasive Alien Species): Organismi introdotti che si diffondono rapidamente, alterando gli equilibri ecologici e mettendo a rischio la biodiversità (Beck et al., 2008).

Queste definizioni ci permettono di comprendere come, nel mondo della biologia e dell’ecologia, il concetto di “alieno “sia strettamente legato alla capacità di una specie di colonizzare e modificare un nuovo ambiente. 

Facciamo qualche esempio, magari in ambito entomologico (mio campo di interesse) per capire meglio chi sono gli alieni di questo microcosmo. 

Nel mondo degli insetti, molte specie aliene invasive si sono diffuse a livello globale, alterando gli equilibri ecologici e causando danni economici e ambientali (Zapparoli 2008).
Ecco alcuni esempi emblematici:

Formica argentina (Linepithema humile)

Formica argentine, fonte: Wikipedia

La formica argentina, Linepithema humile, è una specie invasiva diffusa nelle regioni climatiche mediterranee del mondo, che ha dimostrato di avere un impatto negativo sulle formiche autoctone e sulla struttura della comunità. All’inizio del ventesimo secolo la sua presenza è stata registrata per la prima volta in Italia e attualmente si trova principalmente lungo la costa tirrenica, dove mostra localmente una distribuzione a chiazze (Centorame et al., 2017). In particolare, la formica argentina, è considerata una delle specie più invasive al mondo, diffondendosi principalmente tramite trasporto mediato dall’uomo (Tsutsui & Suarez, Centorame et al., 2017). Originaria del Sud America, è presente in tutto il mondo, con almeno 28 introduzioni separate note in aree con clima mediterraneo e con clima temperato e subtropicale (Suarez et al., 2001). Negli ultimi decenni, molti studi hanno dimostrato che L. humile ha un impatto negativo sulle formiche autoctone e, indirettamente, sulla dispersione dei semi e sulla fauna dei vertebrati (Human & Gordon, 1996). 

Cimice asiatica (Halyomorpha halys)

Cimice asiatica, fonte: Pixabay

La cimice asiatica (Halyomorpha halys), originaria dell’Asia orientale, è stata rilevata per la prima volta in Italia nel 2012, in provincia di Modena. Grazie alla sua elevata polifagia e al forte potenziale invasivo, rappresenta una seria minaccia per numerose colture agricole e un disagio nelle aree urbane, dove sverna in massa all’interno degli edifici. Dal 2013 è attivo un monitoraggio basato su segnalazioni volontarie e rilevamenti sul campo, che ha evidenziato una rapida diffusione dell’insetto in Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte (Maistrello et al., 2014). Il principale danno è dovuto alle punture di alimentazione da parte dell’insetto, che provocano alterazioni nei tessuti vegetali e rilasciano sostanze che conferiscono sapori sgradevoli ai prodotti colpiti. La saliva iniettata dall’insetto induce reazioni biochimiche nei tessuti vegetali, causando necrosi e alterazioni morfologiche e istologiche spesso difficili da distinguere da quelle provocate da altri insetti fitofagi (Maistrello et al., 2018).Attualmente, presso il laboratorio di Entomologia Applicata dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), sono in corso studi approfonditi sul ciclo vitale della cimice asiatica, sulle tecniche di gestione e sul rilascio di antagonisti naturali per il suo controllo biologico.

Punteruolo rosso della palma (Rhynchophorus ferrugineus)

Fonte Freepik

Originario dell’Asia, è diventato un flagello per le palme in Europa e Medio Oriente. Il Rhynchophorus ferrugineus può adattarsi a condizioni climatiche molto diverse grazie alla sua abitudine endofaga (Wattanapongsiri, 1966). Le femmine gravide di punteruolo sono attratte dalle giovani palme da dattero di età inferiore ai 20 anni (Abraham et al., 1998) per la deposizione delle uova, che è potenziata dalle sostanze volatili del tessuto della palma emesse dalle ferite fresche sulla palma derivanti dalla rasatura delle fronde e dalla rimozione dei germogli. Le uova si schiudono in 2-5 giorni. Le larve coniche senza zampe che ne risultano continuano a crescere nel tronco della palma per 1-3 mesi. Si nutrono principalmente di tessuto della palma e si spostano verso l’interno, verso il tenero durame al centro del tronco della palma. Le larve scavano gallerie nel tronco, portando alla morte della pianta (Al-Dosary et al., 2016).
Ha un impatto devastante sul paesaggio urbano e agricolo. Negli ultimi anni, R. ferrugineus è stato l’insetto più distruttivo delle piantagioni di palma in tutto il mondo (Bertone et al., 2010), e la FAO lo ha designato come parassita di categoria 1 per la palma da datteri in Medio Oriente. Le perdite nella produzione globale di datteri sono state stimate al 30% a causa delle malattie delle piante e dei parassiti (FAOstat 2013). 

Questi esempi dimostrano come gli “alieni” nel microcosmo entomologico possano rappresentare una seria minaccia per la biodiversità e l’economia. Il loro successo è spesso legato a fattori come assenza di predatori naturali, elevata capacità riproduttiva e adattabilità. Monitorare e gestire queste specie è fondamentale per preservare gli ecosistemi e mitigare i danni causati dalla loro diffusione.

Ma come arrivano le specie aliene nei nuovi territori? Quali sono le principali vie di introduzione e i fattori che ne favoriscono la diffusione? Dalle rotte commerciali globali ai cambiamenti climatici, il fenomeno delle specie invasive è complesso e in continua evoluzione. Scopriremo insieme i meccanismi con cui questi organismi viaggiano, colonizzano nuovi ambienti e impattano gli ecosistemi locali. Non perdete il prossimo articolo!


Sara D’Arco
Fonti e Approfondimenti:
  • Abraham, V. A., M. A. Al-Shuaibi, J. R. Faleiro, R. A. Abozuhairah and P. S. P. V. Vidyasagar. 1998. An integrated management approach for red palm weevil, Rhynchophorus ferrugineus Oliv., a key pest of date palm in the Middle East. Agric. Sci. 3: 77-83.
  • Al-Dosary, Naji Mordi N., Shoki Al-Dobai, and Jose Romeno Faleiro. “Review on the management of red palm weevil Rhynchophorus ferrugineus Olivier in date palm Phoenix dactylifera L.” Emirates Journal of Food & Agriculture (EJFA) 28.1 (2016).
  • Beck KG, Zimmerman K, Schardt JD, et al. Invasive Species Defined in a Policy Context: Recommendations from the Federal Invasive Species Advisory Committee. Invasive Plant Science and Management. 2008;1(4):414-421. doi:10.1614/IPSM-08-089.1
  • Bertone, C., P. S. Michalak and A. Roda. 2010. New pest response Guidelines, Red Palm Weevil (Rhynchophorus ferrugineus). Available from: http://www.aphis.usda.gov/import_export/plants/ manuals/emergency/downloads/nprg-redpalmweevil.pdf. [Last accessed on 2010 Nov 13].
  • Centorame, Massimiliano, et al. “Could Linepithema humile (Hymenoptera Formicidae) influence ant community composition? A preliminary study in a natural area in Italy.” Redia: Giornale di Zoologia 100 (2017).
  • Ciutti, Francesca, et al. “Fauna ittica delle acque interne: la minaccia delle specie e delle popolazioni alloctone.” BIOLOGIA AMBIENTALE 37 (2023): 16-22.
  • Costello, C. and McAusland, C. (2003), Protectionism, Trade, and Measures of Damage from Exotic Species Introductions. American Journal of Agricultural Economics, 85: 964-975. https://doi.org/10.1111/1467-8276.00500
  • FAOSTAT. 2013. Food and Agricultural Commodities Production. Available from: http://www.faostat3.fao.org/download/Q/QC/E. [Last accessed on 2015 Oct 23].
  • HUMAN K.G. & GORDON D.M., 1996 – Exploitation and interference competition between the invasive Argentine ant, Linepithema humile, and native ant species. – Oecologia, 105(3): 405-412.
  • Maistrello, L., et al. “Cimice asiatica: fitofago chiave in Pianura Padana.” L’INFORMATORE AGRARIO 2 (2018): 56-61.
  • Maistrello, Lara, et al. “Primi rinvenimenti in Italia della cimice esotica Halyomorpha halys, una nuova minaccia per la frutticoltura.” ATTI Giornate Fitopatologiche 1 (2014): 283-288.
  • SUAREZ A.V., HOLWAY D.A., CASE T.J., 2001 – Patterns of spread in biological invasions dominated by long- distance jump dispersal: Insights from Argentine ants. – Proceedings of the National Academy of Sciences, 98(3): 1095-1100.
  • TSUTSUI N.D., SUAREZ A.V., 2003 – The colony structure and population biology of invasive ants. – Conservation biology, 17(1): 48-58.
  • Wattanapongsiri, A. (1966) A revision of the genera Rhynchophorus and Dynamis (Coleoptera: Cuculionidae). Vol. 1. Department of Agriculture Science Bulletin, Bangkok, Thailand, p. 328.
  • Zapparoli, Marzio. “La componente alloctona nell’entomofauna italiana: aspetti generali.” (2008).