Ci sono molte malattie di cui si sente parlare quotidianamente, che però spesso rimangono solo dei concetti astratti, senza essere mai attentamente analizzate e l’Iperplasia (o Ipertrofia) Prostatica Benigna (IPB) è certamente una di quelle.
Innanzitutto direi di esaminare i termini che ci aiutano ad identificare questa patologia:
- Iperplasia: costituita dal prefisso “iper-”, che generalmente indica una quantità al di sopra del normale e “plasia” che in “medichese” non è altro che un termine che serve ad indicare un’alterazione nella normale struttura dei tessuti;
- Prostatica: ovvero che è di pertinenza della prostata, organo prettamente maschile con la funzione di produrre ed emettere il liquido prostatico, che ha il compito di nutrire e veicolare gli spermatozoi, insieme ad altre componenti dello sperma;
- Benigna: tutto ciò che presenta questo aggettivo, in Medicina, serve ad identificare quelle patologie che, pur potendo manifestarsi anche con dei segni o sintomi più o meno invalidanti, non sono di per sé eccessivamente gravi o pericolose.
Quindi, l’IPB è un aumento di volume della prostata che porta ad una sintomatologia sicuramente fastidiosa e a volte invalidante ma, eccetto rari casi, non comporta un rischio reale per l’incolumità di chi ne è affetto.
Come si è detto prima, la prostata è un organo esclusivamente maschile, quindi solo gli uomini possono soffrire di questa malattia. Questa“crescita” della prostata inizia, di solito, dopo i 50 anni e le possibilità che questa patologia si manifesti sono strettamente legate all’età, tanto che alcuni studi ritengono che a 80 anni circa l’80% degli uomini può esserne affetto.
Per poter spiegare i sintomi che sono legati a questa malattia è importante prima fare una premessa: all’interno della prostata scorre un “tubicino” che prende il nome di uretra, all’interno della quale scorre l’urina, previamente accumulata all’interno della vescica.
L’uretra è circondata da quella zona della prostata dove si può sviluppare l’IPB, quindi cosa succede? Immaginate di avere un tubo da giardinaggio e di avvolgerlo lentamente con una mano, in modo da diminuire gradualmente il diametro del tubo, cosa succederà?
Sicuramente il getto del tubo sarà meno forte e più irregolare, pian piano che la mano va a ridurre il diametro!
Questo è quello che succede all’interno della prostata di una persona con IPB: la prostata (la nostra mano) aumenta lentamente di volume, sino ad ostruire parzialmente l’uretra (il nostro tubo da giardinaggio), impedendo agli uomini che soffrono di questa patologia di poter urinare normalmente; è per questo motivo che i sintomi più comuni legati all’IPB sono: difficoltà ad emettere le urine, urgenza minzionale, ovvero la sensazione di dover urinare spesso, l’aumento della frequenza urinaria (anche notturna) e flusso urinario debole.
Quali sono le complicanze alle quali si può andare incontro?
Tornando al nostro esempio: state stringendo pian piano il tubo? Bene!
Immaginate ora di staccare il tubo dal rubinetto e di mettere all’inizio del tubo un sacco di gomma, che ha la possibilità di accumulare all’interno l’acqua e di farla uscire gradualmente all’interno del tubo.
Nel momento in cui voi iniziate ad ostruire il tubo, il sacco di gomma inizierà a dilatarsi per cercare di mantenere il flusso di acqua costante all’interno del tubo e questo ci permetterà, nonostante tutto, di innaffiare le nostre piante!
Però, ad un certo punto, la gomma del sacco ha perso elasticità, un po’ come un elastico che viene tirato troppo a lungo, e non riesce più a permettere un flusso costante all’interno del tubo, ergo, possiamo dire addio alle nostre piante!
Questo è quello che succede alla nostra vescica (sacco di gomma) quando viene sottoposta, per un periodo molto lungo, ad un’ostruzione da IPB ed è per questo motivo che, dopo tanto tempo, i soggetti con IPB possono andare incontro anche ad altri sintomi come ritenzione urinaria, ovvero il ristagno delle urine all’interno della vescica e incontinenza urinaria, ossia l’incapacità di impedire la fuoriuscita delle urine.
Per poter diagnosticare questa malattia, si utilizzano principalmente due esami:
- Esplorazione Digito Ano-Rettale (EDAR): consiste nella palpazione prostatica, eseguita da un medico esperto, attraverso l’introduzione del dito indice nell’ano del paziente;
- Antigene Specifico Prostatico (PSA): una proteina prodotta dalla Prostata.
Questi due esami, insieme a tutti o ad alcuni dei sintomi citati, permettono di arrivare quasi sempre ad una diagnosi corretta.
Per quanto riguarda la terapia, essa può essere attuata mediante farmaci che bloccano la crescita della prostata o ne riducono il volume o che comunque riducono i sintomi associati alla patologia, oppure tramite ricorso alla chirurgia.
Infine, un concetto importante da sottolineare è che l’IPB e il cancro alla prostata sono due patologie distinte e separate e che, nella stragrande maggioranza di casi, si sviluppano in due distinte zone della prostata; per tale motivo né la terapia farmacologica, né quella chirurgica, possono in qualche modo essere considerate protettive per il tumore prostatico.
Andrea Alberghina
Laureato e abilitato a Palermo in Medicina e Chirurgia. Nerd per predisposizione genetica, di generazione in generazione. Appassionato di romanzi storici e film.
Fonti:
- la pagina riguardante questo argomento di Humanitas;
- ne parlano anche nella Fondazione Veronesi.