Chi ha scavato quei canali su Marte?


Forse ricorderete che in un precedente articolo su Barscienza il nostro Marco aveva parlato di inquinamento luminoso e tra gli esempi che aveva portato di astronomi del passato che non avevano questo problema c’era anche un certo Giovanni Virginio Schiaparelli.
Ora gustiamoci questo secondo #OldScienced e vediamo un po’ più in dettaglio perché questo astronomo è così importante.

[Foto 1: Giovanni Virginio Schiaparelli (https://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/giovanni-schiaparelli)]


Siamo in Italia, più precisamente a Milano, nel 1877. In quell’anno Marte si trova in una posizione estremamente favorevole per le osservazioni, visto che siamo nel bel mezzo di una “grande opposizione”: vale a dire che il pianeta si trovava a una minima distanza dalla Terra ed è una situazione che si verifica ogni 17 anni circa.

A occhio nudo Marte appare quindi semplicemente un po’ più luminoso, ma se si può osservarlo con un telescopio, allora si possono notare particolari che normalmente sarebbero invisibili.

Si dà il caso che proprio il nostro Schiaparelli ricoprisse all’epoca il ruolo di secondo astronomo all’osservatorio reale di Brera (nel centro di Milano) e in quel periodo avesse il compito di osservare stelle doppie con il grande telescopio che si trovava nella cupola. Stiamo parlando di un telescopio rifrattore Merz con un diametro di 22cm, probabilmente uno dei più potenti a quel tempo e che ai giorni nostri è stato ricollocato in quella cupola come pezzo da esposizione.

[Foto 2: il telescopio Merz da 22 cm (http://www.brera.inaf.it/StoriaOAB/schiaparelli.html)]


Oggi ci fa strano pensare che un osservatorio astronomico potesse trovarsi nel centro di Milano ma come abbiamo detto, a fine ‘800 i cieli sono decisamente bui anche nelle grandi città.

C’è da dire però che anche in assenza di lampioni a led e luci da stadio poteva certamente capitare che ci pensasse il meteo a dare fastidio. Schiaparelli si trova quindi a non poter svolgere il suo lavoro a causa di un cielo troppo nuvoloso per osservare stelle lontane ma per fortuna non così nuvoloso da coprire anche i corpi più vicini e brillanti. In effetti, per chi non lo sapesse, normalmente alcuni pianeti appaiono molto luminosi in cielo proprio perché sono vicini e quindi apparentemente molto più grandi di qualunque stella. Ecco allora che grazie alla grande opposizione marziana e a un meteo non ottimale Schiaparelli può usare il potente telescopio per osservare Marte! 

Lo strumento gli permette di vedere dettagli fino ad allora sconosciuti e di disegnare la mappa del pianeta rosso più precisa al mondo.

[Foto 3: mappa di Marte di Schiaparelli del 1877-78 (http://museoastronomico.brera.inaf.it/schiaparelli-mappe-di-marte/)]

Successivamente, anche grazie a un nuovo telescopio ancora più potente, da ben 49 cm di diametro, perfezionerà i suoi disegni e diventerà un punto di riferimento per gli astronomi di tutto il mondo tanto che parte dei nomi che aveva assegnato a varie zone del pianeta rosso sono in uso ancora oggi.

La cosa curiosa però è che questo evento, di per sé importantissimo per la storia dell’astronomia, viene ricordato anche per un altro motivo altrettanto affascinante.

Schiaparelli infatti, cercando più dettagli possibili, vide (o credette di vedere) delle strutture lineari sulla superficie che chiamò “canali” e immaginò che attraverso di essi avvenisse il trasporto di acqua e addirittura di sostanze organiche. Il problema però è che traducendo i suoi scritti in inglese venne usata, forse per assonanza, la parola “canals” che indica canali artificiali invece di “channels” che indica invece canali naturali! L’uso di questo termine, associata all’autorevolezza di Schiaparelli ha dato origine alle prime teorie sulla presenza di una civiltà extraterrestre su Marte: i marziani!
Questa idea è stata portata avanti per anni da alcuni studiosi come P. Lowell e ha ispirato autori di fantascienza come H.G. Wells. 

L’idea che potessero esistere i marziani ha gradualmente perso poi forza nel tempo fino al 1960 quando le immagini delle prime sonde hanno definitivamente mostrato il pianeta rosso come un enorme deserto privo di abitanti.

Come dicevamo, il telescopio Merz da 22 cm con cui Schiaparelli ha fatto le sue prime osservazioni è stato ricollocato nella cupola dell’osservatorio di Brera: se volete, potete andare a visitarlo (anche virtualmente sul sito del museo) e a immaginare, con un po’ di nostalgia, come in passato fosse possibile osservare bene il cielo anche dal centro di Milano.


Roberto Virzi

Ha studiato Astrofisica a Milano e subito dopo ha iniziato a svolgere il suo mestiere preferito: insegnare Matematica e Fisica nelle scuole superiori. Altre grandi passioni: la sua famiglia, le gite in montagna e la divulgazione scientifica.


Fonti e approfondimenti: