Gli alieni? Sono già tra di noi!

Cara Community,
oggi torniamo su un tema già affrontato e, se ve lo siete perso, niente panico! L’articolo precedente è ancora lì che vi aspetta al link qui.

Avevamo lasciato la questione con un grande punto di domanda:
Ma come arrivano le specie aliene nei nuovi territori? Quali sono le principali vie di introduzione e i fattori che ne favoriscono la diffusione? Dalle rotte commerciali globali ai cambiamenti climatici, il fenomeno delle specie invasive è complesso e in continua evoluzione. Scopriremo insieme i meccanismi con cui questi organismi viaggiano, colonizzano nuovi ambienti e impattano gli ecosistemi locali”.

Eh sì, cari amici, le specie invasive non arrivano a bordo di astronavi scintillanti – niente effetti speciali alla Star Wars! I nostri “alieni” sono ben più discreti, ma anche incredibilmente scaltri: sfruttano i nostri mezzi di trasporto. Navi, aerei, camion… ogni veicolo è buono per farsi un giretto nel mondo.

Alcune vengono introdotte volontariamente, ma poi scappano di casa come adolescenti ribelli. Altre si infilano di nascosto, clandestine come spie in missione segreta, mentre qualcuna si fa portare in regalo come pianta ornamentale esotica per abbellire il salotto… salvo poi colonizzare mezza foresta.

Per fare un po’ di ordine nel caos, gli scienziati hanno classificato le “strade” che le specie aliene percorrono, dal maggiore al minore coinvolgimento umano (Hulme, 2008):

  1. Rilascio (tipo: “ti libero nel mondo, vai e conquista!” – ad esempio, organismi usati per il controllo biologico).
  2. Fuga (quando un animale da compagnia decide che è meglio la giungla del divano).
  3. Contaminante (ospite non invitato che arriva insieme a prodotti commerciali – tipo sorpresina nell’ovetto, ma meno simpatica).
  4. Clandestino (il vero maestro del mimetismo: si nasconde nei mezzi di trasporto – per esempio, organismi marini attaccati allo scafo delle navi) (Figura 1).
  5. Corridoio (grazie, Canale di Suez! Le specie usano passaggi artificiali come scorciatoie tra ecosistemi).
  6. Senza aiuto (incredibilmente, a volte ce la fanno da sole, con la dispersione naturale – tipo “voglio andare a vivere altrove”, ma senza il passaporto).

Ma come studiare tutto questo traffico di organismi in movimento? Semplice: basta isolare… un’isola! Proprio così: gli ecosistemi insulari sono perfetti per capire chi è arrivato da fuori e come. In luoghi incontaminati è più facile notare “l’intruso”, rispetto a un aeroporto internazionale come un paese industrializzato.

Uno studio del 2016 in Sudafrica (Faulkner et al., 2016) ci racconta una storia un po’ preoccupante: gli invertebrati introdotti (tra rilasci, contaminanti e clandestini) sono aumentati e molti sono diventati invasivi con la I maiuscola. Il pericolo maggiore? Vertebrati e piante in fuga, ma anche invertebrati “autostoppisti”. Qui riporto due grafici dall’articolo per dare un’idea di taxa alieni introdotti in una zona del sud Africa.

Figura 3: Fonte Faulkner et al., 2016.  https://doi.org/10.1007/s10530-015-0990-4
Figura 4: Fonte Faulkner et al., 2016.  https://doi.org/10.1007/s10530-015-0990-4 Cas=casuale; Nat=naturalizzato; Inv=invasivo.

Ancora più affascinante è un altro studio condotto su una piccola isola tropicale nel Pacifico. Qui si sono accorti che delle formiche aliene si davano un gran da fare accudendo le loro “mucche”: le cocciniglie (Insetti fitofagi) (Figura 4), insetti che producono melata, una delizia zuccherina. Lo studio ha passato in rassegna piante ornamentali, foreste, specie endemiche (cioè esclusive di quell’isola) e persino i database doganali dell’America e della Corea. Risultato?
Zero cocciniglie locali. Tutte straniere. Generaliste. Furbe. E con una gran voglia di viaggiare (Neumann et al., 2016).

Figura 4: Esempio di cocciniglia. Fonte Wikipedia.

Morale della favola?
Le specie aliene viaggiano più di noi e senza neanche fare check-in.
Il fenomeno è in continua evoluzione e sempre più legato ai nostri spostamenti, alle nostre scelte… e alla nostra (a volte ingenua) curiosità.


Sara D’Arco
Fonti
  • Faulkner, K.T., Robertson, M.P., Rouget, M. et al. Understanding and managing the introduction pathways of alien taxa: South Africa as a case study. Biol Invasions 18, 73–87 (2016). https://doi.org/10.1007/s10530-015-0990-4
  • Gabor Neumann, Dennis J. O’Dowd, Penny J. Gullan, Peter T. Green. Diversity, endemism and origins of scale insects on a tropical oceanic island: Implications for management of an invasive ant, Journal of Asia-Pacific Entomology, 19: 1, 159-166 (2016). https://doi.org/10.1016/j.aspen.2015.12.015
  • Hulme, P.E., Bacher, S., Kenis, M., Klotz, S., Kühn, I., Minchin, D., Nentwig, W., Olenin, S., Panov, V., Pergl, J., Pyšek, P., Roques, A., Sol, D., Solarz, W. and Vilà, M. (2008), Grasping at the routes of biological invasions: a framework for integrating pathways into policy. Journal of Applied Ecology, 45: 403-414. https://doi.org/10.1111/j.1365-2664.2007.01442.x