Per parlarvi della poliomielite potrei partire dalla famosa stele egiziana (XVIII dinastia egizia, 1403 – 1365 a.C.) che raffigura una vittima della malattia.
Potrei elencarvi le diverse epidemie che colpirono Stati Uniti ed Europa, o quelle che tuttora affliggono alcuni paesi del Sud Est Asiatico o dell’Africa. Quello che voglio fare, invece, è raccontarvi la mia personale esperienza (indiretta), con la malattia.
Avevo quattro o cinque anni ed un giorno, in maniera curiosa e forse un poco impertinente, chiesi a mia madre perché lo zio zoppicasse di continuo.
Nato negli anni ’50, era il migliore amico di mio padre, uno di famiglia, un uomo con due enormi baffi e la voce roca per il fumo.
– Ma è caduto e si è fatto molto male?
– No, da piccolo si è ammalato di polio. Scoprii allora che esisteva questo virus (il Poliovirus) che era in grado di infettare le persone tramite cibo e acqua contaminati o attraverso la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani.
– Lo zio è stato “fortunato”. Fa fatica ad utilizzare la gamba destra, ma per il resto sta bene. Tantissimi bambini sono morti dopo essersi ammalati di poliomielite.
![](https://www.barscienza.it/wp-content/uploads/2020/03/image1-2-1.png)
Mi parlarono, tentando di spiegarmelo con parole semplici, di come la malattia poteva arrivare persino a paralizzare tutti i muscoli del corpo umano, anche quelli che vengono utilizzati per respirare.
Di come, inizialmente, rischiasse di essere confusa con una “semplice influenza”, visto che i primi sintomi sono febbre, nausea, stanchezza e dolori agli arti.
Mi dissero che rimanere paralizzati era un “caso raro” (infatti, solo l’1% dei pazienti affetti da poliomielite sviluppa paralisi muscolari), ma che, non per questo, bisognasse pensare alla poliomielite come ad una malattia di poco conto.
– Non ci sono medicine che ti possono guarire dalla polio, se ti ammali. L’unica speranza è che i genitori decidano di vaccinare i propri figli. Io mi sono ammalato un anno prima che qui in Italia arrivasse il vaccino, questo è il risultato.
Negli anni ho scoperto anche l’esistenza del “polmone d’acciaio”: un macchinario antenato dei moderni respiratori, a pressione negativa, il cui principale utilizzo fu quello di tenere in vita i malati di poliomielite, che, fino alla loro morte, dovevano viverci all’interno.
E ancora una volta bisogna prendere atto di come l’ondata di antivaccinismo odierno rischi di minare la sicurezza (ovvero la tutela della salute pubblica) che è stata ottenuta, negli anni e a fatica, grazie alle vaccinazioni di massa, facendo ricomparire lo spettro, oramai dimenticato, delle epidemie di poliomielite.
_
Tilde
Laureata in Biologia della Salute all’Alma Mater Studiorum di Bologna, è una grande appassionata di viaggi, cinema, in particolare di thriller e horror, e fumetti. Ama molto il suo gatto e “schiacciare un pisolino” insieme a lui.
Fonti: