Il 28 Settembre, a Genova, per il festival “UniverCity” dedicato a “La società delle fake news”, si è tenuto un incontro con Paolo Attivissimo, giornalista e debunker della radio televisione svizzera.
Chi scrive ha abbandonato il bancone del Bar Scienza per andare a scambiare due chiacchiere sul posto.
Incontriamo Attivissimo nella sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale: Paolo è bello carico, che pregusti la focaccia di fine evento?
Comincia la conferenza: dopo una necessaria carrellata di esempi di fake news, tra le quali il sempreverde “asteroide sfiorerà la Terra”, e divagazioni sul ruolo del titolista e sulle traduzioni, si arriva al dunque.
Bufale, fake news (o disinformazione) e leggende metropolitane non sono proprio la stessa cosa. In comune hanno il fatto di essere “informazioni”:
- dimostrabili come false;
- diffuse dai media;
- con forte impatto emotivo e/o sociale;
- a rinforzo di pregiudizi o lezioni morali.
Se però queste informazioni vengono diffuse come vere, ma chi le diffonde sa che sono in realtà false, solo in questo caso siamo in presenza di una fake news. Ossia, disinformazione.
Viceversa, se queste informazioni vengono diffuse come vere, ma chi le diffonde pensa anch’egli che esse siano vere, allora quella notizia è una (semplice) bufala. La si considera “meno grave” della fake news.
Nel caso infine in cui una bufala circola da parecchio tempo (come il caso degli “amanti incastrati”, risalente al Medioevo), allora si ha a che fare con una leggenda metropolitana.
Arriva il momento degli interventi, e non possiamo non fargli una domanda che ci sta tanto a cuore:
Paolo, come possiamo filtrare la “cattiva scienza” che troviamo sui media?
“Essenzialmente, possiamo fare tre cose.
- Vedere chi è il messaggero: se uno studio afferma che il cioccolato non fa ingrassare, ma scopro che è stato finanziato da un’industria dolciaria, allora non è il caso di fidarsi.
- Come è comunicata la scienza? Bisogna valutare anche la rappresentatività del campione, come nel caso di Wakefield (su vaccini e autismo), e imparare a distinguere fra i vari livelli di attendibilità e rigore delle comunicazioni scientifiche (un paper soggetto al “peer review“, ossia alla revisione da parte di esperti indipendenti, è più robusto rispetto a una semplice lettera a una rivista — l’espediente usato da Wakefield per uscire su Lancet — ma un singolo paper non fa primavera. Servono sempre, sempre, sempre conferme multiple e indipendenti.
- Applicare il metodo scientifico: anche se hai sette premi Nobel, col metodo scientifico devi comunque dimostrare ciò che affermi.”
Chi fa debunking deve eliminare ciò che è palesemente falso da una notizia.
Ciò che rimane dovrebbe essere la realtà.
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Marco Cannavacciuolo
Laurea in Economia, master in Giornalismo e comunicazione. Un’insopprimibile curiosità per tutto quel che ci circonda, e tanta passione nel divulgare quel poco che sa.Al bancone del Bar Scienza si occupa principalmente di astronautica, astronomia, missilistica, economia, marketing e comportamentismo, in rigoroso ordine sparso.