L’oscurità invisibile
Difficoltà

[Immagine di Holger Langmaier da Pixabay]

La depressione è un fenomeno strano da raccontare, un fenomeno inaspettatamente divisivo. Questo perché può essere difficilissimo farne comprendere le caratteristiche a chi non le sia mai stato molto vicino, mentre tutto suona invece stranamente familiare alle persone che abbiano attraversato dei vissuti simili.

Partiamo subito dall’elefante nella stanza: la depressione è una questione importante: essa è diffusissima. Secondo le stime dell’osservatorio sulla salute mentale degli Stati Uniti, solo nel 2017, colpiva il 7.1% degli adulti; dato che quasi raddoppia fra i giovani adulti dai 18 ai 25 anni e per altre specifiche fasce di popolazioni cresce allo stesso modo. Se il dato fosse veritiero anche per quanto riguarda l’Italia, si tratterebbe di 3.5 milioni di adulti.

Fosse semplicemente una questione di diffusione, il problema potrebbe apparire non così grave, ma non è così. La depressione maggiore è una delle patologie che più impatta sulla salute delle persone a livello globale e una delle più grandi fonti di ostacolo al normale svolgimento di una vita.

Nonostante questo ne si parla molto poco, tanto che spesso nella nostra cultura si fa fatica a comprendere cosa intenda davvero dire una persona che afferma di essere depressa. Spesso, anzi, si può notare anche una certa vergogna, legata al fatto di dirsi depressi, come se fosse una scelta o la conseguenza diretta di altre scelte. Ne si fa una faccenda privata, che non riguarda e non deve riguardare tutti gli altri, un fatto di cui non parlare, ma non c’è motivo per cui questo disordine non debba essere socialmente riconosciuto, come avviene per quasi tutti gli altri. La patologia esiste, necessita di essere riconosciuta e di esser riconosciuto l’impatto che ha sulla vita delle persone.


Voglio quindi provare a sistemare i pezzi del puzzle e fare un po’ di informazione a riguardo, rispondendo ad una domanda non semplice: che cos’è la depressione?

Nella nostra vita, normalmente abbiamo un umore ondivago: a volte siamo di “buon umore”, ci sentiamo attivi e sereni, pieni di voglia di fare e di vivere esperienze, o anche solo molto concentrati su ciò che stiamo facendo, o invogliati da mille cose che ci circondano. Altre volte abbiamo un tono dell’umore più basso, non abbiamo particolari desideri o voglia di fare granché.

Il nostro umore va un po’ su e giù in base ad un’infinità di variabili, non tutte sotto il nostro controllo. Esso si muove tendenzialmente in modo lento: non risponde in modo immediato agli stimoli ambientali ma sale e scende in periodi di tempo relativamente lunghi, alcune ore o giorni ad esempio.

In modo simile il tono dell’umore non è per nulla omogeneo fra le persone, alcune tendono ad essere globalmente più frizzanti e altre più melanconiche, questo è un fatto normalissimo.

La depressione maggiore è proprio un disturbo dell’umore, esso non si comporta come appena descritto, ma al contrario, pur nella suo altalenante andamento, permane molto basso e resistente alle variazioni.
I periodi depressivi sono caratterizzati da sintomi come: profonda tristezza, calo della “spinta vitale”, perdita di interesse verso le normali attività, pensieri molto negativi e pessimistici. Tale tristezza è profonda e quotidiana, per un periodo di almeno un paio di settimane, non si modifica nemmeno a fronte di eventi normalmente percepiti come piacevoli e gioiosi.

In questi periodi, nonostante le persone possano cercare di farsi forza, non riescono a risollevarsi da questa situazione di generale negatività, nel momento in cui si trovano a guardare al proprio umore si rendono conto di una grande infelicità e guardando al di fuori hanno la percezione di non avere vie d’uscita.

Immaginate di essere davanti ad un enigma che non può essere risolto e che non potrete abbandonare prima della sua conclusione. Ogni via d’uscita è bloccata.

Espressioni spesso usate per descrivere le sensazioni di una persona depressa sono:

  • Senso di colpa.
  • Angoscia.
  • Sensazione di vuoto interiore.
  • Disperazione per se stessi e per il proprio futuro, talvolta la mancanza di un’idea di futuro.
  • Sentimento dell’assenza di sentimento (si pensa di non provare più amore per i propri cari).

Come potete vedere è un insieme di sensazioni complesse, per niente sovrapponibili a semplici momenti di tristezza prolungati. Posto che sia dunque qualcosa di diverso, da dove emerge allora la depressione?


Seppure non abbiamo la certezza necessaria per fare accurate speculazioni circa l’origine della patologia ci siamo perfettamente resi conto che essa emerge dal combinarsi di fattori e situazioni: dalla predisposizione genetica o comunque i fattori neuro-psicofisiologici, alle cause ambientali, cause psicologiche individuali, eventi scatenanti o a carattere fortemente sociale.

I fenomeni depressivi arrivano sicuramente ad influenzare la struttura funzionale del cervello, che davvero cambia, seppur parzialmente, alcuni funzionamenti, in particolare nella gestione, ad esempio, della serotonina. Nonostante questo, è difficile stimare dove si origini il problema: sono le condizioni ambientali che hanno portato alle modificazioni o l’alterazione di meccanismi neurologici a portare all’instaurazione di comportamenti disadattivi?

A comporre uno stato che potremmo dire depressivo concorrono più fattori che si intrecciano fra loro e ci influenzano su vari livelli:

Si modifica il nostro modo di pensare, di recepire le informazioni, la velocità con cui le elaboriamo ed il modo in cui le interpretiamo.

Si modificano i vissuti emotivi, portandoci a percepire negativamente gli stimoli che riceviamo, questo aspetto prende il nome di bias emozionale.

Cambiano anche i nostri comportamenti: lentezza, disattenzione, scarsa memoria, disinteresse. Nei sintomi comportamentali si può facilmente evidenziare un peggioramento del funzionamento generale della persona: la persona depressa sembra avere delle difficoltà nel far fronte alle sfide e soddisfare i propri bisogni.

La condizione in cui si trovano ha molto di specifico, e vale la pena di cercare di capire cosa stiano vivendo.

Le persone che si trovano in tale stato sperimentano dunque dei vissuti nettamente differenti dal normale. Manifestano una scarsa opinione di sé stessi e delle proprie capacità; hanno frequentemente aspettative e pensieri negativi nei confronti delle persone che le circondano e aspettative negative relative al proprio futuro, laddove non vi sia una completa assenza di idee relative al futuro.
Il contenuto negativo dei pensieri inoltre va peggiorando con il peggiorare del tono dell’umore, fino ad arrivare anche alla presenza di ideazioni deliranti, che si discostano anche di molto dalla realtà (deliri di inguaribilità, di colpa, di rovina etc.), giungendo anche ad ideazioni suicidarie.

Queste persone palesemente hanno dal loro punto di vista un vissuto estremamente doloroso e sofferente, ma anche quando visti dall’esterno possono essere individuati dei sintomi. Ad esempio per quanto riguarda il contenuto dei pensieri (che risultano negativi e catastrofici), le capacità di attenzione, concentrazione e memoria (che risultano deficitarie).

Molto spesso i sintomi connessi alla depressione assumono anche una forma “fisica”, manifestando maggiormente sintomi quali stanchezza cronica, dolori diffusi, problemi gastro-intestinali. 

Capita a volte che le persone neghino la percezione di un malessere psicologico, preoccupandosi solamente dei sintomi fisici, senza però che vi sia la possibilità di individuare delle “cause naturali” al malessere che le persone riportano.

Altre caratteristiche tipiche sono l’alterazione del ritmo sonno-veglia, l’aumento o la diminuzione del sonno notturno, la variazioni nelle abitudini alimentari (con aumento o diminuzione dell’appetito), la riduzione del desiderio sessuale e altre problematiche relative alla sfera sessuale.
In casi in cui la depressione sia piuttosto profonda possiamo osservare un rallentamento generale della motricità del paziente (rallentamento psicomotorio): la persona appare rallentata sia nei pensieri che nei movimenti.

Detta così sembra un vero inferno ed effettivamente per le persone che la vivono tale situazione può risultare anche insopportabile e non è raro che queste persone cerchino in ogni di “mettere tutto in pausa” con soluzioni temporanee, o ben più radicali.


Tuttavia, c’è un gigantesco “MA”.


Dalla depressione si può guarire, e anche se essa dovesse riproporsi nella vita dell’individuo, cosa che può accadere non di rado, si possono sviluppare efficaci modalità per fronteggiarla.

Gli interventi più efficaci sembrano basarsi sulla terapia psicologica, che a seconda della situazione specifica, nonché dell’intensità dei sintomi, può essere integrata, previa la valutazione di un professionista, con un’adeguata terapia farmacologica.


È un fatto, la depressione può sembrare una nebbia oscura e opaca, che tutto nasconde ed è inattraversabile, ma questa non è la realtà.

A seconda del caso specifico possono essere prese le adeguate misure: dalle più semplici e soft per casi molto leggeri a terapie integrate e ben coordinate in casi più complessi.

Questo messaggio si rivolge a tutti:

a chi ne soffre, perché sappia che potrà trovare aiuto, 

a chi è vicino a persone con questo disordine e soffre la difficoltà di affiancarle, 

a chi non l’ha mai incontrata, ma può imparare a conoscerla.


Pier Giorgio Volpato